Sabato 18 maggio ho assistito alla messa in scena della tragedia Aiace di Sofocle al Teatro Greco di Siracusa, organizzato e coordinato dalla Fondazione INDA. Da amante e studioso del mondo antico, il mio primo impatto con queste rappresentazioni classiche è stato ugualmente più emozionante del previsto ma, svestendomi anche di un po' di irrazionalità, mi ritrovo qui per dirvi ciò che hanno ascoltato i miei occhi.
Grazie alla traduzione del Prof. Walter Lapini, Luca Micheletti si dimostra un attore protagonista eccellente ed un regista ancora più straordinario: il suo Aiace non perde la sua splendida e amara inattualità-attualità tramite il suo conflitto interiore intensissimo, condito da una gestione del coro superba e, dulcis in fundo, da una scenografia da fare impallidire la quasi totalità dei teatri mondiali. La tragedia è fra le più originali della drammaturgia greca perché spezza in due atti il ruolo dei protagonisti e la trama: da un dramma psichico del protagonista, degno del miglior Freud, in cui gli oggetti di scena sono a dir poco crudi ma mai macabri, ad un agone sul diritto di sepoltura con volti noti anche ai non esperti. Oltre la recitazione almeno ottima di tutti gli attori e attrici, da segnalare la presenza della piccola Arianna di appena diciotto mesi, figlia del regista-attore che rimane in scena per un paio di minuti, generando un momento tenero e commuovente.
Il più grande pregio di questa performance teatrale è non solo il non far scendere il pathos agli spettatori presenti, ma anche e soprattutto il saperlo amplificare fino alla conclusione, dove ci si scaglia contro il tempo che passa rapido inesorabilmente: due ore intere di spettacolo, circa dieci minuti di standing ovation finale.
L'unico lato negativo principale di questa esperienza non riguarda il momento dello spettacolo in sé ma la città di Siracusa. Da marsalese che vive in Toscana ritengo la città attualmente impreparata ad un evento del genere, nonostante il valore storico monumentale e con pochi rivali al mondo che essa si trascina sulle spalle: i servizi igienici del Parco Archeologico, la segnaletica cittadina e soprattutto i mezzi pubblici sono totalmente carenti e inadatti per questo fenomeno mondiale, rendendo i non residenti, italiani e non, disorientati sul come muoversi in città. Inoltre, mi preme criticare fortemente il Museo Archeologico Regionale, che dovrebbe far entrare ancora di più nell'atmosfera magica che troviamo nelle rappresentazioni teatrali, che è sì dotato di reperti unici e di enorme valore, ma immersi nella polvere, nello sporco e nel buio.
In conclusione, nonostante le ultime critiche scritte sono convinto che, chiunque ne abbia le possibilità di farlo, deve andare a vedere una tragedia all'interno del Teatro Greco di Siracusa: le emozioni e l'atmosfera al suo "interno" sono davvero catartiche, proprio perché riescono a fermare lo spazio-tempo della nostra anima interiore.
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