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17/05/2024 08:15:00

Il potere e il dissenso delle opinioni

 Dissenso. Il maggiore partito del governo nazionale italiano Fratelli d’Italia non ama, come tutti le critiche, ma alcune volte si è rivolta all'autorità giudiziaria a tutela della propria reputazione. È accaduto con la presidente del Consiglio dei ministri che ha querelato il professor Luciano Canfora, che andrà a processo con l’accusa di diffamazione aggravata, Giorgia Meloni ha chiesto un risarcimento di 20mila euro. La decisione di rinviarlo a giudizio perché si è ritenuto necessaria un’integrazione probatoria sulle parole pronunciate dal filologo in sede di dibattimento.

La vicenda risale alla primavera del 2022, quando la Meloni ancora non presedieva il governo, in un incontro con gli studenti di un liceo a Bari dedicato alla guerra in Ucraina, sulla posizione della poi Presidente del Consiglio affermò, "Anche la terribilissima e sempre insultata, poveretta, leader di Fratelli d’Italia trattata di solito come una mentecatta, pericolosissima, siccome essendo neonazista nell’animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta di questo ruolo". Non sono assolutamente d'accordo con il docente universitario che ritiene neonazisti gli ucraini, ma sicuramente se senza giustificazione alcuna, qualcuno ledesse il mio onore, decoro e reputazione, come sostenuto dalla difesa della PdC, 38 milioni di lire del vecchio conio sono pochini per risarcire la mia dignità.

Al cognato e ministro Lollobrigida è finita diversamente dopo aver querelato la filosofa Donatella Di Cesare perché sulla sua idea di una "sostituzione etnica" in atto, disse, "il nazismo è stato un progetto di rimodellamento etnico del popolo e il mito complottistico della sostituzione etnica è nelle pagine del Mein Kampf di Hitler“, aggiungendo "Credo che le parole del ministro non possano essere prese per uno scivolone, perché ha parlato da Gauleiter, da governatore neohitleriano",il giudice ha stabilito il non luogo a procedere in quanto il fatto non costituisce reato.

Senza dimenticare Tomaso Montanari storico dell'arte, rettore dell'Università per stranieri di Siena, querelato sempre da Lollobrigida, identica sorte allo storico Davide Conti attenzionato da Isabella Rauti senatrice e sottosegretario di Stato al Ministero della difesa nel governo Meloni. Giova ricordare il primo comma dell'articolo 68 della costituzione "I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni", e per questo motivo, correttamente, godono dell'immunità parlamentare. È stucchevole ripetere che il potere non può silenziare il dissenso delle opinioni altrui.

Vittorio Alfieri



L'Alfiere | 2024-07-10 17:15:00
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