
Corruzione nella sanità a Trapani: udienza per Bianco, Damiani e gli altri
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In un'aula del Tribunale di Trapani, oggi si concentrano gli sguardi su un processo che vede coinvolti alcuni dei nomi più noti della sanità e della politica locale. Tra gli indagati ci sono Fabio Damiani, ex direttore generale dell'Asp di Trapani, Gioacchino Oddo, ex direttore sanitario, e Anna Lisa Bianco, attuale presidente del Consiglio comunale di Trapani. La loro comparizione segue la richiesta di rinvio a giudizio in un caso che ha scosso le fondamenta del sistema sanitario locale, ribattezzato operazione "Aspide".
Sotto la guida dei magistrati Gabriele Paci, Sara Morri e Francesca Urbani, l'indagine ha messo in luce una serie di reati che vanno dalla corruzione alla frode nelle pubbliche forniture, svelando un tessuto di relazioni illecite che si estendeva ben oltre le mura ospedaliere. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, l'emergenza pandemica è stata utilizzata non solo come sfida sanitaria ma anche come un'opportunità per arricchirsi illecitamente.
Le accuse sono pesanti e variegate. Damiani e Oddo avrebbero orchestrato un sistema di manipolazione di gare d'appalto e concorsi pubblici, creando una rete di favori e complicità che ha incluso anche la presidente del consiglio comunale, Bianco, la quale è sotto indagine per la sua partecipazione a un concorso pubblico presumibilmente truccato.
Tra gli altri indagati, troviamo figure come Antonio Sparaco, un altro dirigente dell'Asp il cui avanzamento di carriera è stato messo in discussione, e personaggi politici locali come Gaspare Gianformaggio di Fratelli d’Italia e Giovanni Iacono Fullone di Mazara del Vallo. Ogni accusa porta con sé l'ombra di una sanità distorta da interessi privati, con reati che includono anche la rivelazione di segreti d'ufficio e il favoreggiamento personale.
L'indagine ha inoltre scoperto che durante l'emergenza Covid-19, appalti cruciali per la fornitura di attrezzature sanitarie sono stati aggiudicati mediante accordi illeciti, favoriti da un sistema clientelare profondamente radicato all'interno dell'Azienda Sanitaria Provinciale.
La vicenda assume toni ancora più gravi considerando le tecniche utilizzate dagli indagati per evitare le intercettazioni, inclusi incontri segreti nei bagni dove, ignari, venivano registrati da microspie. Questi dettagli, emersi dalle indagini, delineano un quadro di corruzione sistematica che ha corrotto non solo il settore sanitario ma anche la fiducia pubblica.

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