
Il caso Iuventa/2. La clamorosa operazione contro i "taxi del mare"
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Seconda puntata della nostra inchiesta sul caso "Iuventa". Qui potete leggere la prima parte. I giovani di Berlino della Jugend Rettet da pochi mesi hanno iniziato la loro missione. Con la nave Iuventa, comprata grazie alle donazioni, hanno salvato già circa 2 mila persone. La loro avventura termina poco più di un anno dopo la prima spedizione nel Mediterraneo per salvare vite umane. Termina il due agosto 2017, quando viene sequestrata, poi portata al porto di Trapani e lasciata lì, fino ad oggi. Riprendiamo il nostro approfondimento dal contesto di quegli anni, dalla destra al governo, dalla guerra alle Ong, e da come nasce il sequestro della Iuventa.
Il contesto
Tra il 2016 e il 2017 però la situazione in Italia e in Europa per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori è caotica. Quasi 200.000 persone erano arrivate in Italia via mare nel 2016 dopo essere fuggite dalla Libia a bordo di gommoni o barche da pesca in legno riconvertite. Nella maggior parte dei casi, erano state salvate dalle navi della guardia costiera europea o da organizzazioni umanitarie ben prima di raggiungere le acque italiane, in quelle acque internazionali su cui i libici hanno atteggiamenti diversi in base alle circostanze: se ci sono migranti da salvare fanno finta di nulla, se ci sono pescatori italiani gli sparano addosso.
I governi sono in difficoltà, le forze di destra urlano all’invasione, Matteo Salvini e la Lega sono in crescita nei sondaggi e punta a diventare il primo partito della destra spingendo sui temi anti immigrazione e populisti . Si inizia a parlare sempre di più di “taxi del mare”. Non è Salvini, stranamente, a coniare il termine. Ma il suo futuro collega di Esecutivo, Luigi di Maio, l’allora capo politico dei 5 Stelle.
Il giorno successivo, il 2 agosto, la polizia italiana sequestra la Iuventa a Lampedusa su ordine di un procuratore di Trapani. La Iuventa è accusata di favorire l'immigrazione clandestina, diventando la prima nave umanitaria sequestrata nel Mediterraneo centrale.
Si scopre, contestualmente, che c’è un’indagine della procura di Trapani partita a settembre dell’anno prima, in cui ci sono poliziotti ed ex poliziotti infiltrati, informazioni passate ai politici, intercettazioni a tappeto. Vennero coinvolte 21 persone che tra il 2016 e il 2017 avevano lavorato a bordo della Iuventa, della Vos Hestia e anche della Vos Prudence, un’altra nave gestita dall’ong Medici Senza Frontiere. Sono persone che guidavano le navi o avevano organizzato le missioni, oppure che semplicemente si trovavano a bordo nei giorni di alcuni episodi giudicati particolarmente sospetti dalla procura. Furono indagate anche Medici Senza Frontiere, Save the Children e Vroon Offshore Services, la società armatrice che noleggiò alle ong le navi Vos Hestia e Vos Prudence.
il sito di inchiesta The Intercept ha ricostruito, con dettagli inediti, l’origine della clamorosa inchiesta sulle ong, definendo il caso come “il più grande del suo genere nella storia europea". “Il fascicolo completo del tribunale abbraccia oltre quattro anni di indagini e include trascrizioni di intercettazioni telefoniche, registrazioni clandestine e interrogatori di polizia; materiale sottratto ai dispositivi elettronici sequestrati; e rapporti scritti da un agente sotto copertura.
I documenti mostrano come i procuratori antimafia italiani abbiano fatto di tutto per portare alla luce il fango sulle organizzazioni di soccorso umanitario e i loro equipaggi. Le autorità hanno ascoltato le conversazioni protette dalla legge di giornalisti e avvocati e hanno incaricato una società di hackerare da remoto almeno due telefoni cellulari utilizzando un potente software di sorveglianza. I documenti del tribunale mostrano anche come i funzionari del Ministero dell’Interno italiano abbiano utilizzato queste indagini come strumento per esercitare influenza sulle organizzazioni umanitarie”.
Chi e perchè fa partire questa indagine, fatta di episodi molto controversi, lo vedremo domani.

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