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09/05/2024 12:15:00

46 anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato

Il 9 maggio di 46 anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato, il giornalista, attivista politico e poeta di Cinisi, oggi preso a modello da tanti giovani e associazioni che dicono “no” alla mafia. La storia e la vita di Peppino sono state totalmente condizionate da Cosa nostra. Era nato, infatti, in una famiglia mafiosa dalla quale, diventato adolescente, aveva preso le distanze.

 Giuseppe "Peppino" Impastato nacque a Cinisi il 5 gennaio 1948. Il padre Luigi durante la seconda guerra mondiale ha trascorso tre anni al confino proprio per il suo coinvolgimento nella malavita organizzata. Peppino fu molto colpito dalla morte dello zio, il boss Cesare Manzella, che nel 1963 fu fatto saltare in aria nella sua auto imbottita di tritolo. Appena quindicenne comincia a capire qual è la natura della sua famiglia, così entra in contrasto con il padre, che lo mandò via da casa.

 Nel 1965 Peppino esordisce nel giornalismo fondando il giornalino “L'Idea socialista”, iniziando a scrivere duri articoli contro la mafia. Aderì al neonato Psiup, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Influenzato dal pensiero di Danilo Dolci e dalla frequentazione con Mauro Rostagno, nel 1975 costituì il gruppo "Musica e cultura", che svolgeva attività culturali, per i ragazzi di Cinsi, impegnandosi per l’ambiente, contro il nucleare e l’emancipazione femminile attraverso cineforum, musica, teatro, dibattiti. Nel 1977 fondò "Radio Aut", radio libera autofinanziata, con la quale denunciava la mafia della sua città Cinisi e Terrasini, e in particolar modo, obiettivo delle sue trasmissioni era il boss Gaetano Badalamenti che chiamava “Tano seduto”. Uno dei suoi programmi più seguiti era “Onda pazza” in cui sbeffeggiava i mafiosi e i politici del suo paese.

Nel 1978 l’impegno civile e politico sfociano in una candidatura con la lista di Democrazia Proletaria e alla vigilia delle elezioni, nella notte tra l'8 e il 9 maggio, venne assassinato. Quello stesso giorno fu ritrovato a Roma anche il corpo del presidente della Dc Aldo Moro tenuto in ostaggio per 55 giorni da parte delle Brigate Rosse. I cittadini di Cinisi alle elezioni lo scelsero comunque e Peppino Impastato risultò eletto al consiglio comunale.

 La sua morte fu tempestivamente archiviata come suicidio avvenuto nel corso di un attentato terroristico. I mezzi d’informazione, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono di questo. Solo la determinazione della madre di Peppino, Felicia, e del fratello, fecero emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 anche dall’ufficio istruzione del tribunale di Palermo.

Nel maggio del 1992, i giudici però decisero l’archiviazione del caso, pur riconoscendo la matrice mafiosa del delitto. Il tribunale escluse la possibilità di individuare i colpevoli. Nel 1994 il Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato presentò la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi e braccio destro di Badalamenti.

Nel giugno del 1996, Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio insieme a Vito Palazzolo, e l’inchiesta fu riaperta. Nel novembre del 1997 fu emesso un ordine di arresto per Badalamenti, detenuto negli Stati Uniti. Il 5 marzo 2001 la corte d’assise di Palermo condannò Vito Palazzolo a 30 anni di carcere per l’omicidio di Giuseppe Impastato. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti fu condannato all’ergastolo per essere il mandante di quell’omicidio.

Nonostante quelle sentenze di condanna arrivate dopo 22 anni dall’omicidio, nonostante diverse inchieste - una della commissione antimafia -, le richieste di archiviazione per quattro carabinieri, ci sono ancora molte ombre sulla fine di quel giovane che doveva passare per un pazzo bombarolo e che invece ha dietro un’altra verità. 

In occasione del 46esimo anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato, si stanno svolgendo diversi eventi e manifestazioni per ricordare la sua figura e il suo impegno nella lotta contro la mafia. Le celebrazioni culmineranno questa mattinata al Casolare di Peppino Impastato, recentemente inaugurato. Tra gli ospiti, Roberto Salis, padre di Ilaria, vittima innocente di mafia. Nel pomeriggio, il tradizionale Corteo partirà da Radio Aut a Terrasini per giungere a Casa Memoria a Cinisi, un momento di forte partecipazione collettiva per ribadire il comune impegno contro la mafia.