Il fiume di droga che sta inondando la Sicilia e fa ricca la mafia
Un fiume di droga, soprattutto crack, sta inondando la Sicilia. E fa ricca la mafia.
L’'Antimafia lancia un allarme preoccupante sulla Sicilia invasa da droga, in particolare crack, che circola a basso costo tra i giovani, creando dipendenza e alimentando le casse delle organizzazioni criminali
Il presidente della commissione antimafia all’Ars, Antonello Cracolici, presentando l’ultima relazione ha sollevato l’allarme di un’isola in cui il crack è diventata la droga più difficile da combattere e che crea più dipendenza: "Milioni di euro entrano nelle mani della criminalità organizzata, con la ndrangheta che controlla il mercato internazionale."
La Sicilia è sempre più una piattaforma di spaccio di eroina, cocaina, crack e droghe sintetiche, controllata dalle famiglie mafiose.
Ma se c’è un così vasto giro di stupefacenti allora c’è una domanda molto alta. “Ci sono fasce sempre più giovani che accedono al mercato della droga. Con gravissime conseguenze perché per esempio sul crack non esistono antidoti, come il metadone per l’eroina, che possano avere effetti curativi». “
Droga e non solo. Gli affari della mafia sono trasversali. Le organizzazioni criminali sono attive in alcuni territori anche con il racket delle estorsioni, con il controllo delle armi, gli appalti, la corruzione.
“Ci sono segnali che ci preoccupano: mai come adesso in molti territori – dichiara Cracolici - si è diffuso il possesso di armi, persino in ambienti insospettabili. La cronaca ci consegna un pericoloso modello di comportamento anche tra i giovanissimi, come il caso di un diciassettenne che prima di andare in discoteca si è munito di una pistola. Si diffonde la mafiosità come stile di vita. Portare la pistola diventa uno status symbol, si entra in una dimensione cinematografica e il senso del limite viene meno».
Arrestato Messina Denaro, ma la mafia è ancora forte: "Non c'è la mafia dei capi, ma una mafia diffusa e pacificata, silenziosa ma pericolosa."
«Dobbiamo capire – aggiunge il presidente dell’Antimafia - che l’arresto di Messina Denaro non significa che la mafia non esiste più, anzi”. Il presidente dell’Antimafia parla di una mafia “nel suo massimo momento di gassosità, una mafia il cui odore entra nelle radici ma non ne avverte il puzzo, è nell’aria ma in forma inodore e avvelena lo stesso”.
Lo Stato, in questi mesi, ha reagito con arresti e sequestri milionari. Ma c’è un arretramento della società civile, e un sentimento di indifferenza nell’opinione pubblica che avanza. L’Antimafia, quindi, propone l’introduzione di un Osservatorio permanente sullo stato degli appalti in Sicilia - conclude Cracolici - “dobbiamo avere una strategia per sostenere la sicurezza dei comuni, il potenziamento dei vigili urbani, perché se in città ci sono più divise urbane si lancia un messaggio di controllo del territorio, di legalità di presenza dello Stato”.
La mafia si infiltra senza sosta nella vita amministrativa dei comuni e degli enti pubblici. L’obiettivo è controllare gli appalti, mettere in tavola quelle piccole e grandi clientele. Come scoperto di recente nell’inchiesta sulla mafia tra Salemi e Palermo, e nella quale sono inseriti alcuni episodi di corruzione che riguardano Favignana. O ancora l’ultima indagine della Procura di Catania su un sistema di favori e voti all’ombra dei clan. Un’indagine che coinvolge anche Luca Sammartino, vice presidente della Regione sospeso dalla carica pubblica dalla Procura.
La Sicilia sembra essere sotto scacco.
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