Quantcast
×
 
 
14/04/2024 06:00:00

Pensieri lunghi: tra Berlinguer, Filippo Triolo e il futuro della politica

 Con l’espressione Pensieri lunghi, Enrico Berlinguer si riferiva a quell’insieme di idee e progetti politici di lungo periodo, in grado di far dialogare passato e presente.

Berlinguer auspicava “una vera e propria rivoluzione copernicana nella concezione della politica”, promuovendo una maggiore inclusione dei giovani, delle donne e di tutti quei soggetti emarginati rimasti finora esclusi dal processo storico democratico. La sua idea era quella di costruire un sistema politico democratico a partire dal basso, attraverso la valorizzazione della cittadinanza attiva e la promozione di un pensiero critico universalmente distribuito.

Quanto sopra è l’incipit di un convegno che si è svolto il 12 aprile a Torino al Polo del ‘900: non sono mai stato comunista ma ho sempre volto il mio sguardo e i pensieri a sinistra e di questi tempi - forse oggi più che mai - è necessario il confronto civile su temi comuni. Berlinguer era per l’inclusione dei giovani delle donne degli emarginati con azioni dal basso e sempre lui parlava di cittadinanza attiva. Musica per le orecchie, e nella nostra comunità deve o dovrebbe essere il faro che illumina pensieri e azioni.
Un pensiero critico parte da una consapevolezza di ciò che viviamo, quindi studio approfondimento sacrificio per ottenere un risultato e una classe dirigente che sia politica o altro ne dovrebbe tenere conto.

Venerdì ho seguito la selezione per la cinquina del Campiello giovani, e c’è uno dei nostri nella selezione finale, Filippo Triolo: quel “nostri” è un presidio per la nostra Isola tutta e non è retorica, è esempio per i ragazzi che sono ancora sui banchi di scuola, lo è per noi adulti perché da esempi positivi come il suo possiamo andare oltre e confidare in un futuro diverso.

La politica ha la necessità di pensieri lunghi - sia a destra che a sinistra - e invece questi spesso sono stiracchiati e con poco spessore e il risultato è la disaffezione, volgendo altrove i propri interessi. Una grande freddezza ammanta tutto siamo una nazione che non cresce, quasi che non abbia più voglia di fidarsi e affidarsi (le percentuali di votanti indicano in modo netto questo da anni ), eppure da qualche parte dobbiamo ripartire. Parole come indignazione romanticismo sogno verso qualcosa che possano concretizzarsi, che fine hanno fatto? Possibile che siamo giunti al grado zero?
Il Censis nel suo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2023 sottolinea questo “non più uno stile di vita all’insegna della corsa irrefrenabile verso maggiori consumi come sentiero prediletto per conquistarsi l’agiatezza, ma una più pacata ricerca nel quotidiano di piaceri consolatori per garantirsi uno specchio di benessere in un mondo ostile”, leggo poi in un articolo su L’Espresso di desideri a bassa intensità, poco e col minimo sforzo e lì si afferra molto di questo tempo dove alla disaffezione si passa alla contrapposizione senza volontà di capire un processo minimamente complesso (comprenderlo imporrebbe un tempo dedicato).


Se penso a tre parole di questo tempo presente eccole: indifferenza, etica (del fare e dell’agire) e contrapposizione.
La prima la viviamo e alcuni la soffrono, la seconda dovrebbe essere la stella polare per tutti ma sappiamo che forse è un ragionamento romantico, la terza il male di questo tempo e proprio su questo sostantivo mi viene in mente un’autrice che da qualche giorno è nella dozzina del Premio Strega narrativa 2024 col suo libro - a Marsala mesi fa alcuni l’hanno conosciuta - è Valentina Mira.


All’inizio di queste righe Enrico Berlinguer auspicava il dialogo tra passato e presente tramite progetti politici azioni e idee del fare: SEM l’editore de “Dalla stessa parte mi troverai” della Mira pubblica questo libro, subito è risultato divisivo con dichiarazioni e una rassegna stampa violenta da destra (parla di storie di lotta armata di Acca Larentia a Roma in uno dei periodi più bui che abbiamo vissuto in Italia) e si capisce che quei pensieri lunghi auspicati oggi di fatto sono difficilmente praticabili. E’ richiesta una predisposizione all’ascolto, un tempo da dedicare per comprendere processi complessi e da elaborare, ma non sarà così.

Siamo allo smantellamento pervicace di uno sistema critico, è più semplice agire così, ma una classe dirigente che tale si professa dovrebbe farsi carico di questa fatica ad affrontare il domani già da oggi, avrà questa voglia? Sono fiducioso, il grado zero è tale per tutti e non possiamo farcene vanto

Giuseppe Prode