Con una media di consumo di 181 litri al giorno per abitante, la Sicilia si posiziona al di sotto della media nazionale, ma questo non è motivo di festa. La siccità che stringe il cuore dell'isola minaccia di far sprofondare gli indicatori ancora di più, lasciando intravedere l'ombra dei razionamenti.
I numeri parlano chiaro: regioni come il Trentino Alto Adige, la Calabria e la Lombardia mostrano consumi idrici che superano di gran lunga quelli siciliani. Tuttavia, questa non è una consolazione, bensì un campanello d'allarme che suona a tutto volume. Le risorse idriche non sono infinite e il nostro stile di vita idrovoro potrebbe portare a conseguenze drammatiche.
A lanciare l'allarme è il "Libro bianco 2024: Valore acqua per l'Italia", frutto di uno studio condotto da The European House – Ambrosetti, Utilitalia e Fondazione Utilitatis. I dati raccolti mettono in luce una realtà preoccupante: l'Italia si colloca tra i paesi più avidi d'acqua in Europa. Con un consumo di acqua in bottiglia doppio rispetto alla media continentale e una scarsa consapevolezza del valore di questa risorsa preziosa, il nostro Paese si trova di fronte a una sfida cruciale: imparare a gestire con parsimonia l'elemento vitale per eccellenza.
La situazione in Sicilia. Sebbene il consumo di acqua stia gradualmente diminuendo, la situazione resta tesa. I segnali di un uso non sostenibile dell'acqua emergono chiari come il sole estivo. Le perdite idriche toccano livelli preoccupanti, con la Sicilia che si colloca al terzo posto nella classifica delle regioni italiane con la maggiore dispersione idrica. Una criticità che si aggrava ai piedi dell'Etna, dove il 75% dell'acqua si perde a causa di tubi marci e infrastrutture obsolete.
Ma non è solo una questione di perdite. Le dighe, vitali serbatoi di acqua, mostrano segni di cedimento. L'invecchiamento delle infrastrutture, unito all'interrimento dei fondali, riduce drasticamente la capacità di stoccaggio, mettendo a rischio la sicurezza idrica dell'intera isola. E se l'acqua scarseggia, le conseguenze si ripercuotono su ogni settore, dall'agricoltura all'approvvigionamento urbano.
La richiesta della Regione di dichiarare lo stato d'emergenza non è solo un grido d'allarme, ma una necessità urgente di intervenire. Le sfide sono molteplici: dalla modernizzazione delle infrastrutture alla promozione di pratiche agricole sostenibili. È necessario un cambio di mentalità, un impegno concreto verso la salvaguardia delle risorse idriche, perché senza acqua non c'è vita.
La Sicilia, per vent'anni stretta nella morsa di una siccità cronica, guarda al cielo sperando che le nubi portino finalmente il ristoro tanto atteso. Ma la vera pioggia di speranza deve scaturire dalla consapevolezza e dall'azione concreta di tutti noi, perché salvare l'acqua significa salvare il futuro della nostra isola e del nostro pianeta.