In fondo è sempre la stessa storia: la sanità pubblica, in Italia, funziona a colpi di conoscenze e favori. Anche per Matteo Messina Denaro.
Un tecnico radiologo dell'ospedale di Mazara del Vallo, Cosimo Leone (nella foto) è stato arrestato oggi nell'ambito delle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Il boss stragista, ricercato per decenni, ha potuto usufruire di una sanità pubblica "efficientissima" grazie alla complicità di alcuni insospettabili, tra cui il tecnico Leone.
Leone, cognato dell'architetto Massimo Gentile, anch'esso arrestato oggi, si sarebbe occupato di far fare una Tac urgente al capomafia, anticipandola più volte rispetto ai tempi standard. Il giorno dell'esame, inoltre, il tecnico chiese di cambiare turno per coincidere la sua presenza in ospedale con gli accertamenti diagnostici a cui il boss doveva sottoporsi.
Dalle indagini è emerso che Leone, durante il ricovero di Messina Denaro, avvenuto nel novembre 2020, gli consegnò un cellulare clandestinamente. Il boss, che all'epoca utilizzava documenti falsi, poté così comunicare con il suo fiancheggiatore Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra che gli aveva prestato l'identità.
Leone era in costante contatto con Bonafede, aggiornandolo sullo stato di salute del boss. I due si sentivano decine di volte al giorno, soprattutto nei giorni in cui Messina Denaro era ricoverato. Le intercettazioni telefoniche e i tabulati telefonici hanno permesso agli investigatori di ricostruire i loro spostamenti e di delineare un sistema di favoreggiamento ben collaudato.