Chi era Gaetano Riina, il fratello del capo dei capi di Cosa nostra
Si è spento lo scorso 22 febbraio a Mazara del Vallo, all'età di 90 anni, Gaetano Riina, fratello minore del boss Totò Riina. Il questore di Trapani ha vietato i funerali pubblici.
Dall'infanzia difficile all'ascesa mafiosa - Conosciuto come "Zù Tano", Gaetano Riina è nato a Corleone nel 1933. La sua figura è stata associata a quella del fratello Totò, di cui era considerato un fedelissimo e con un ruolo attivo all'interno di Cosa nostra trapanese. La sua vita inizia in salita. Nel 1943, a soli 10 anni, perde il padre Giovanni e il fratello minore Francesco a causa dell'esplosione di una bomba che lo lascia ferito. Avvia un'attività di agricoltore, ma il suo destino lo porta ben presto verso altri lidi. Diventa un punto di riferimento per diversi mafiosi che si rivolgono a lui per consigli e favori, tanto che nel 1982 viene nominato consigliere della famiglia di Corleone. Trasferitosi a Mazara del Vallo fin dagli anni '70, stringe una solida collaborazione con Mariano Agate, boss locale e fedele alleato del fratello Totò. Il suo potere e la sua influenza crescono, ma la sua ascesa è macchiata dal sangue.
L'operazione sull'Ortofrutta - Gaetano Riina, Antonio e Massimo Sfraga sono stati tre dei nove destinatari di ordinanze di custodia cautelare notificate altrettante persone ritenute appartenenti a diverse organizzazioni di tipo mafioso operanti in Campania e Sicilia. Tra loro c'è anche Nicola Schiavone, figlio di «Sandokan»: risponde di illecita concorrenza per avere imposto la società «La Paganese», controllata dalla sua famiglia, «escludendo tutte le ditte operanti nel settore del trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli della Sicilia, della Calabria, della Campania e da e per il mercato di Fondi». Dall’accordo Cosa nostra e camorra traevano un duplice vantaggio. I casalesi avevano in pratica la gestione in monopolio dei trasporti tramite «La Paganese», che controllava tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli relativamente ai mercati di Palermo, Trapani, Catania, Gela e Fondi. Per i siciliani invece il vantaggio era libero accesso di loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio con prevalenza rispetto agli altri operatori del medesimo settore.
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