Gentile Direttore di Tp24,
desidero ringraziarla per l'opportunità di poter ampliare ulteriormente quanto espresso nel mio precedente articolo sulla crisi della viticoltura in Sicilia e le possibili soluzioni.
Il contesto rurale si presenta notevolmente frammentato, non solo nelle diverse sigle che cercano di rappresentarlo, spesso superficialmente, ma anche nelle idee e proposte. Esaminando le varie piattaforme rivendicative, emergono argomenti su cui è necessaria una più attenta riflessione, ma purtroppo anche un po’ di demagogia.
Nonostante tutti concordino sull'importanza dell'agricoltura, è necessario superare le definizioni di rito e affrontare in modo serio e prospettico le sfide del settore. Quello a cui assistiamo è nella gran parte una richiesta di ristori per le calamità e di sussidi. Tuttavia, come ho già evidenziato nel mio precedente articolo, questi interventi sono necessari, dovuti e al momento pesantemente insufficienti. La domanda fondamentale è: crediamo sinceramente che alcuni di queste richieste, come la vendemmia verde, i premi per l'abbandono ecc. ecc., siano in grado di risolvere i problemi dell'agricoltura? La verità è che non rappresentano soluzioni durature né offrono prospettive concrete al settore agricolo o meglio al reddito degli agricoltori. Senza considerare che richiedere contemporaneamente l'abbandono e la ricapitalizzazione delle cooperative sembra essere una contraddizione. Senza una solida base produttiva, l'iniezione di capitale non si tradurrà necessariamente in un miglioramento dell'efficienza gestionale. Se veramente desideriamo ricapitalizzare le cantine, dobbiamo essere onesti con noi stessi, soprattutto considerando che i fondi provengono dai contribuenti. Dovremmo prestare particolare attenzione alle destinazioni dei fondi e, forse, sarebbe necessario, in alcuni casi, affiancare i consigli di amministrazione con figura di "tutor" per garantire un uso efficace delle risorse.
Ma torniamo ai sussidi. Ci troveremo ancora una volta a fornire un po' di respiro all'agricoltura, ma alla fine tutto tornerà come prima, lasciando gli agricoltori ancora più provati e vicini all'abbandono, non per mancanza di volontà, ma per sfinimento.
Recentemente, il giornalista Ferruccio De Bortoli (fine analista politico) ha scritto sulle pagine del Corriere Economia un articolo distinguendo ruoli ed importanza dei sussidi e degli incentivi, sottolineando che un'agricoltura senza idee è destinata al declino.
È ora di andare oltre e adottare politiche che offrano prospettive reali e reddito agli agricoltori.
E veniamo al punto cruciale, ciò che secondo me dovrebbe guidare le decisioni.
Questo è il grafico, su report della FAO, che desidero portare all'attenzione dei lettori.
Il grafico rappresenta la variazione del prezzo, nel periodo compreso tra il 2020 ed il 2022, di tre commodity la verde L’energia; la rossa i prodotti agricoli; e la blu i fertilizzanti. fa venire i brividi! evidenzia una situazione preoccupante.
Mentre i prezzi dell'energia crescono, i fertilizzanti, che come sappiamo sono l’input agricolo più importante nelle agricolture intensive, aumentano in modo esponenziale. Questa volatilità comporta conseguenze significative sia nel settore agricolo che in ambito sociale, mettendo gli agricoltori a dura prova ed evidenziando la necessità di politiche correttive a livello comunitario e nazionale che riducano l'impatto sul produttore.
Il quadro diventa ancora più preoccupante se esaminiamo attentamente il settore alimentare, suddividendo i dati e analizzando separatamente la produzione enoica. Come evidenziato da numerose imprese negli ultimi anni, diventa evidente che il maggiore aumento dei costi è associato alle materie prime "secche" come vetro, carta, capsule, gabbiette, cartoni, tappi e altri materiali. Questi costi, irriducibili e non gestibili, vengono direttamente "assorbiti". Per molti, l'unica via per mantenere la propria quota di mercato è trasferire tali costi al prodotto del vino, il che spesso comporta una riduzione del suo valore. Questa dinamica inevitabilmente incide sul valore delle uve, specialmente quelle conferite alle cantine sociali.
In breve, sono gli agricoltori ad essere direttamente colpiti dalle fluttuazioni dei prezzi.
È fondamentale introdurre meccanismi correttivi basati su dati concreti per garantire uno sviluppo equilibrato di tutti i soggetti coinvolti nella filiera alimentare. A tal proposito il parere del Comitato Economico e Sociale Europeo sulla "Filiera Alimentare Equa" va oltre la direttiva comunitaria n. 633/2019, invitando gli Stati membri ad adottare leggi che tutelino tutti i soggetti economici fino alla fase produttiva.
Mi domando, quindi, quando si deciderà di intervenire e rilevare a livello provinciale, attraverso le Camere di Commercio, i costi medi di produzione per stabilire un prezzo minimo garantito? E ancora, quando i consorzi di tutela (DOC) si spingeranno oltre le loro tradizionali funzioni di tutela, promozione, valorizzazione e informazione del consumatore, per definire i prezzi alla produzione mediante azioni come lo stoccaggio e la modifica dell'offerta sul mercato?
È evidente che modificare le rese per ettaro non può essere l'unica soluzione, poiché si interviene principalmente sulla parte più debole della filiera. È facilmente rilevabile che tale scelta non ha avuto un impatto significativo sul prodotto conferito dagli agricoltori, il quale nella maggior parte dei casi è destinato alle cantine sociali. Queste ultime, a differenza di molte aziende private, non godono delle stesse dinamiche virtuose.
Un secondo grafico mostra l'incremento della temperatura negli ultimi sessanta anni, evidenziando un contesto climatico in deciso cambiamento. (linea rossa area europea; linea blu mondo; linea arancio paesi in via di sviluppo) mentre l’ultimo è riferito alla temperatura media in Italia nel periodo 1980 -2023.
L'innalzamento delle temperature grava sulle dinamiche di produzione; Pertanto, è fondamentale studiare attentamente i grafici per coglierne appieno il significato e elaborare nuovi approcci nell'ambito delle politiche agricole, sia a livello comunitario che italiano. Questo include la necessità di sviluppare nuovi modelli di progettazione per le reti irrigue, adattandoli alle sfide climatiche e alle evoluzioni dell'agricoltura contemporanea. Tuttavia, bisogna rilevare che in molti casi il danno è già stato fatto e il semplice ripristino delle reti irrigue non sarà sufficiente a riportare gli agricoltori a coltivare le terre ormai abbandonate.
Il presupposto non è più e soltanto l’efficienza delle reti, ma considerare l'evoluzione dell'agricoltura anche su basi climatiche. Investimenti sulle reti irrigue devono essere accompagnati da azioni di rilancio territoriale promuovendo colture diverse e adottando politiche di aggregazione. Nel caso contrario, gli investimenti rischiano di essere vani, il che sarebbe un duro colpo per i nostri campi e il nostro raccolto, bruciati dal vento della mancanza di prospettive. Gli agricoltori hanno bisogno di comprensione e sostegno, non di dibattiti vuoti.
Il mondo rurale merita ascolto costante e rispetto, non solo quando è di moda farlo. Solo così potremo apprezzare veramente le sfide quotidiane degli agricoltori e trovare soluzioni sostenibili.
Nel ringraziarla per l'ospitalità, La saluto cordialmente.
Dott. Ignazio Marino