Egregio signor sindaco di Marsala, onorevole Massimo Grillo,
Le confesso che, nel leggere il suo accorato post a proposito della panchina di via Roma, mi sono commosso.
La passione civile che trasuda dalle sue nobili parole, infatti, non può non scuotere le coscienze - un po' assonnate, a dire il vero - di noi abitanti di questa incantevole città di Marsala, la quale - grazie alla Sua (e di tutta la giunta da Ella presieduta) diuturna operosità - vive giorni indimenticabili.
Ma, come sottolineato dalle Sue sagge parole, una tale gioiosa quotidianità viene talvolta bruscamente interrotta da ignobili gesti perpetrati da individui privi di qualsiasi senso civico e morale.
Individui dotati, per fatale e diabolica coincidenza, di una tale mostruosa forza che, in confronto, quella di Sansone diventa ben poca cosa.
È chiaro, difatti, che lo scempio perpetrato ai danni della preziosa panchina di via Roma non può che essere opera di un essere soprannaturale.
La cosa, Le confesso, mi toglie il sonno.
Pensare, infatti, che un simile cerbero si aggiri per le vie della città, mi getta in uno stato di prostrazione.
Come possiamo difenderci?
Quali contromisure adottare per mettere al riparo la città e noi cittadini da altri dissennati e vandalici gesti di questo tipo?
Sono sicuro, però, che presto Ella saprà rassicurarmi e rassicurarci.
Però...
Mi permetta, però, un'osservazione.
Come mai non ha manifestato una simile preoccupazione, una simile ferita al suo senso di appartenenza a questa comunità, una simile tristezza e disperazione a proposito del danno (praticamente irreversibile) causato al Teatro Comunale da un intervento del Comune - NON autorizzato dalla Soprintendenza - per il quale ha Ella ricevuto una diffida a provvedere al "ripristino dei luoghi"?
E, mi chiedo anche: un così appassionato appello come quello da lei intonato per la panchina di via Roma, non sarebbe stato opportuno pure per il nostro teatro del 1815?
Un appello, cioè, a prenderci cura tutti noi - sotto la Sua sapiente guida - di un bene di inestimabile valore come il Teatro Comunale?
Perché neanche una parola?
Perché neanche un cenno?
Perché...?
Ma queste, lo so, sono domande di piccolo conto di fronte alla ben più grave preoccupazione che Ella nutre per le nostre panchine e il loro orrendo devastatore.
Quindi, umilmente, mi scuso e confido nella Sua illuminata guida al timone della nostra città.
Con deferenza
Massimo Pastore