E’ diventato un caso quello delle irritazioni sulla fronte di alcuni bambini (e qualche adulto), alla messa delle ceneri di mercoledì scorso a Castelvetrano. A riportare l’accaduto è la testata locale on line Castelvetranonews, che per prima ha raccontato di alcuni bambini medicati alla fronte presso il pronto soccorso dell’ospedale e di alcuni genitori intenzionati ad adire le vie legali per ottenere un risarcimento. Inoltre, sempre secondo la stessa testata, uno specialista che ha visitato alcuni bambini avrebbe parlato addirittura di ustioni di secondo grado.
Oggi dovrebbero essere effettuate le analisi chimiche volute dal parroco della chiesa di S. Francesco di Paola, Giacomo Putaggio, anch’egli tra coloro che hanno riportato un arrossamento sulla fronte.
L’ipotesi più credibile è che nell’acqua ci possa essere stata una maggiore quantità di cloro che, interagendo con la cenere, abbia prodotto in alcune pelli più sensibili una sorta di reazione allergica.
Ma non è detto che il cloro venga rilevato nell’analisi dell’acqua, data la distanza di tempo dal prelievo del campione, che appunto risale a mercoledì scorso.
In questi giorni la notizia, commentatissima sui social, ha prodotto diverse reazioni e mille ipotesi. E siccome i social, come diceva Umberto Eco, danno diritto di parola a legioni di imbecilli, qualcuno è arrivato a scrivere che la cenere era ancora calda, oppure che il parroco l’avesse fatto apposta.
Altri hanno ipotizzato che alla base dell’incidente ci sia stata la creazione della liscivia, per aver spento la cenere con l’acqua, usata dopo averla fatta raffreddare: gli arrossamenti sarebbero stati prodotti dalle relative proprietà caustiche della liscivia, che le nostre nonne usavano come detersivo.
Peccato che per farla col metodo a caldo, acqua e cenere andrebbero portate ad ebollizione e fatte cuocere per due ore. Mentre col metodo a freddo, andrebbero lasciate in un contenitore per diverse settimane. Ed è ovvio che don Giacomo non abbia seguito nessuno dei due procedimenti, per il semplice fatto che ha unito cenere fredda con acqua del rubinetto. Nel relativo barattolo, c’era la cenere ottenuta dalla combustione dei ramoscelli d’ulivo benedetti nella Domenica delle Palme del 2023 e 2022. Lo stesso rituale era stato fatto il mercoledì delle ceneri dell’anno scorso e non era successo nulla.
Ma da un po’ di giorni, in diverse abitazioni della zona in cui si trova la chiesa, dai rubinetti delle case usciva un’acqua con un odore particolare, tipico di quando viene aggiunto il cloro. Ed in effetti, il periodo coincide con un guasto a due pozzi comunali, che ha comportato una notevole diminuzione di erogazione idrica e una distribuzione dell’acqua a giorni alterni.
E se anche l’analisi clinica rilevasse una maggiore presenza di cloro, sarebbe impossibile imputare una qualche responsabilità al comune. Nessuno avrebbe infatti potuto prevedere che uno sparuto gruppo di fedeli (e lo stesso parroco) potessero avere un arrossamento sulla fronte a causa di una reazione del cloro con la cenere. Dal momento che la maggioranza delle persone presenti a quella messa non ha avuto nulla, le probabilità di ottenere un risarcimento sarebbero davvero nulle.
In ogni caso, che si sia trattato di un incidente appare ovvio. E ancora più ovvio il fatto che Don Giacomo non può aver avuto alcuna responsabilità.
Di tutta questa storia però, colpisce il fatto che ci siano stati genitori che si sarebbero rivolti all’avvocato e qualcuno alla redazione di Castelvetranonews, magari per accendere la miccia, pensando così di avere più chances risarcitorie. La prima reazione non è stata quindi quella di parlare col sacerdote per cercare di capire. E, pare, nemmeno la seconda: anche nei giorni a seguire nessuno di quei genitori si sarebbe fatto vivo, ad eccezione di una mamma che avrebbe voluto (e ottenuto) un campione di quell’acqua.
Insomma, i figli con l’arrossamento, i genitori senza rossore.
E il giornalista? Forse troppo frettoloso.
Egidio Morici