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18/02/2024 07:37:00

Andare di bolina in tempi incerti

 18 febbraio anno domini 2024, ma fino ad oggi, di questo scorcio di inizio anno, che sensazione avete? Forse la domanda è mal posta o bizzarra scegliete voi, ma fatico sempre più a trovare un punto di equilibrio. Si potrebbe fare come in barca a vela ovvero assecondare il vento e l’onda per non cadere, non saprei.

Ci siamo lasciati Sanremo con le sue canzoni i suoi balletti e gli appelli: ha una platea enorme e ogni refolo diventa burrasca. Ghali e l’ambasciatore Israeliano, Dargen D’Amico che non deve andare oltre le sue strofe (da quando un cantante si può permettere di denunciare?), una dichiarazione dell’Onorevole Morelli _Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio_ che suggerisce di tenere fuori dalla Rai «per un periodo di limbo» gli artisti che lanciano messaggi politici: una sorta di DASPO.

Poi pagine di storia italiana che si lasciano come le porte, socchiuse, e ritrovi in una trasmissione un giornalista come Nello Trocchia che discute con Totò Cuffaro e ti chiedi perché (ma tanti perché) e la testa va sempre a Sciascia.

Una conferenza in Senato sull’Intelligenza Artificiale con Padre Benanti e altre testimonianze: momento di alta formazione e approfondimento, e la bellezza di prendere appunti, di vedere volti di ragazzi assorti e pendere dalle parole e ragionamenti dei relatori.

Poi le due guerre (Ucraina e Palestina: attenzione sono quelle più vicine e che vanno in cronaca) ma ci siamo già anestetizzati, fotografie filmati sentenze telefonate tutto scorre tra un caffè e un aperitivo. Ultimo ma solo in ordine di tempo, Aleksej Anatol'evi? Naval'nyj trovato morto nel gulag in Siberia dove era stato confinato, e racconta tanto anche questa storia di questi tempi che ci è dato vivere.

La fatica di trovare un punto di equilibrio è sopportare questo mondo che ci gira attorno, avere la percezione netta di una strafottenza costante al punto che a volte ho come l’impressione che la reazione dei più sia simile al tracciato del coma: una linea piatta.

Eppure leggo di un + 300% di post su TikTok con l’hastag #biblioteca, di video che raccontano il quotidiano di studenti universitari e del loro tempo dentro queste piazze: che sia la Generazione Z a salvare queste piazze del sapere e reinventarle? Oltre 75.000 post e forse che sia l’inizio di una svolta, lo spero.

Ma noi siamo refrattari a tutto questo e anche un fatto grave come la discussa proclamazione di Taurianova a Capitale del Libro passa come uno sfottò ai nostri vicini trapanesi, e non come il comprendere che in barba ad ogni prassi quel concorso andava annullato, e che abbiamo perso una occasione unica come comunità tutta.

Ma a noi interessa che Trapani diventi Capitale del Libro? L’ISTAT ci dice cose diverse quanto a coinvolgimento sulla materia, il ridicolo campanile poi reagisce miseramente e allora nella narrazione del quotidiano che non arriva sotto il pelo dell’acqua va tutto bene, e chi se ne fotte di questa musica che ci gira intorno.
Ricevo una telefonata di buon mattino di Alessandra Ballerini_legale della Famiglia Regeni_ di una prossima udienza al Tribunale di Roma, chiacchiere amare drammatiche: lei che va studiando pagine orrende ma utili al dibattimento, è parte di questo nostro vivere e non è una storia tra le tante ma racconta di noi, di un nostro ragazzo. Sarò a Piazzale Clodio martedì 20 febbraio alle 09:00 insieme a tanti, perché è giusto così. A Marsala c’è una panchina che guarda il nostro mare, prendetevi un tempo, una breve sosta per un pensiero di speranza.

E’ una pagina quella di oggi a metà tra il senso di mandare tutto al diavolo e l’entusiasmo di leggere che i Festival annunciano temi, date, che rimettono in moto questa macchina meravigliosa di contatti umani di contaminazioni, eppure aspirerei alla normalità di vedere un ragionamento politico che inquadri la Cultura come progettualità di sistema come visione del presente, pur tra i travagli di questi tempi, e reagisca.

Ma l’idea di fondo e neanche tanto celata, è che la cultura spaventi che i teatri aperti giorno e notte che follia, che vivere luoghi abbandonati e che possano essere rigenerati - ma senza la retorica stucchevole del mainstream sulla materia - forse è meglio tenerli… abbandonati.

Ma siamo tosti a mollare cara Politica, e se una amica mi scrive

“Purtroppo devo darti ragione…è una città anestetizzata, senza energie e coscienza di se’. Ho ritrovato un immobilismo davvero preoccupante…”

non vengo preso da senso di scoramento, ma da una velata voglia di far capire io e i tanti che ancora ci crediamo nell’avere coscienze interessate e curiose (e siamo moltissimi) e che si uscirà dal cul de sac in cui siamo. Non esistono strade a senso unico, abbiamo la necessità di riprogettare la toponomastica del futuro, con un presente consapevole e con lo sdegno civile e civico di non poter più sopportare l’ignavia di non agire.

Sarà come andare di bolina, risalire il vento, e bordo su bordo arrivare con la velatura giusta e guadagnare terra.

giuseppe prode



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