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13/02/2024 02:00:00

Il Giorno del Ricordo e la sua verità storica

La verità fattuale. Il Giorno del Ricordo. È una festività civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che commemora i massacri delle foibe e l'esodo giuliano-dalmata. Istituita nel 2004, intende "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra". Quest'anno, la data è coincisa con la serata finale del Festival di Sanremo. Il presidente del Senato La Russa ha dichiarato: "Vorrei fare un appello, in questi giorni c'è Sanremo, un appuntamento nazionale-popolare. Giustamente negli anni, e anche quest'anno, si parla di tanti eventi. Tuttavia, l'ultima serata coincide con il 10 febbraio, Giornata del Ricordo. Credo che abbiamo visto invitare tanti bravissimi cantanti, anche non proprio giovanissimi, e credo che invitare Umberto Smaila il 10 febbraio a parlare qualche minuto delle foibe sarebbe uno schiaffo a qualche angolo di negazionismo che ancora resiste".

Il membro de I Gatti di Vicolo Miracoli e figlio di esuli istriani, Amadeus, non lo ha invitato, ma ha letto un comunicato sull'evento storico. Tralasciando chi fossero i primi abitanti del Friuli Orientale, dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia, o come queste regioni divennero italiane dopo la prima guerra mondiale grazie al Trattato di Rapallo, riducendo gli accordi territoriali stabiliti dal Patto di Londra - infatti, solo Zara della Dalmazia divenne italiana e Fiume, nonostante l'occupazione di D'Annunzio, fu dichiarata una "città-Stato", lo "Stato libero di Fiume" -, gli italiani la definirono "vittoria mutilata", sulla quale il regime fascista fece propaganda.

Nel 1941, i nazifascisti invasero il Regno di Jugoslavia e alla fine della guerra si contarono un milione di morti, con un importante contributo degli italiani. L'intento era chiaro, come testimoniato dalla Circolare 3c emanata nel marzo del 1942 dal generale Mario Roatta, che guidava le truppe italiane in Slovenia: la direttiva annullò le distinzioni tra la resistenza jugoslava che si opponeva all'occupazione italiana e la popolazione civile, autorizzando l'esercito italiano a fucilare in modo indiscriminato.

I territori menzionati nel Trattato di Parigi tornarono alla Jugoslavia guidata dal Maresciallo Tito, i partigiani slavi meridionali non esercitarono giustizia, ma vendetta, e con i massacri delle foibe causarono circa 10.000 decessi, anche se non esiste una cifra ufficiale e questo è indiscutibile. D'altra parte, a parlare di negazionismo sul fronte opposto è stato lo stesso La Russa ad affermare: "Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi erano una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS", descrivendo così l'attacco partigiano a cui i tedeschi reagirono con l'eccidio delle Fosse Ardeatine. La verità storica è quella narrata.

Vittorio Alfieri