La rete di Messina Denaro: arrestati i fratelli Luppino
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13,10 - Un legame stretto, confidenziale e non sporadico, del tutto familiare tra il boss Messina Denaro e i Luppino. E' ciò che emerge delle indagini sui fiancheggiatori che hanno coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro, e che questa mattina ha portato agli arresti di Antonino e Vincenzo Luppino, figli dell'imprenditore Giovanni Luppino, autista del boss castelvetranese, arrestato il 16 gennaio dello scorso anno alla Clinica La Maddalena di Palermo.
A conferma che i Luppino abbiano avuto un ruolo importante nella latitanza del boss c'è il fatto che, nonostante il loro cognome non venga mai esplicitamente menzionato, vengano usati dei soprannomi che rivelano una relazione confidenziale anche tra le persone già arrestrate con l'accusa di far parte della rete di fiancheggiatori di Messina Denaro. Ad esempio, Martina Gentile, figlia della compagna del latitante, ha salvato il numero di Vincenzo Luppino come “Vincenzo Lu Mustusu”, mentre Andrea Bonafede ha memorizzato il contatto di Antonino Luppino come “Nino Luppino Mustuso”.
Gli inquirenti hanno trovato degli appunti nel covo di Matteo Messina Denaro, dove sono state segnate delle spese associate alla parola “Mustang”. Queste annotazioni includono l'acquisto di fiori per commemorare la morte della moglie di Giovanni Salvatore Luppino nel gennaio 2016, una cena fuori per festeggiare il compleanno di Antonio Luppino nel settembre 2021, un regalo per un membro della famiglia Luppino nato nel dicembre 2021 e un'altra cena per il compleanno di Vincenzo Luppino nell'aprile 2022.
Dettagli importanti che confermano il legame stretto tra Messina Denaro e i Luppino, sottolineando una vita quotidiana apparentemente normale del boss, all'interno della quale la presenza dei Luppino era divenuta una costante. Le cifre accanto alla parola “Mustang”, in alcuni casi superiori a mille euro, indicano la generosità del latitante nei confronti della famiglia Luppino, confermando un rapporto privilegiato già esistente prima della malattia del boss.
09,50 - Dopo i Bonafede, i Luppino. Un'altra famiglia al servizio di Matteo Messina Denaro.
Sono stati infatti arrestati i figli di Giovanni Luppino, l'autista di Messina Denaro. Anche loro, secondo la Procura, erano al servizio del boss.
Si tratta di Antonino e Vincenzo Luppino, entrambi indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare l’associazione mafiosa.
All'alba di oggi, martedì 13 febbraio - si legge in una nota - i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani, insieme ai poliziotti del Servizio Centrale Operativo, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico dei fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, entrambi indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall'essere stati commessi al fine di avvantaggiare l'associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.
I due uomini finiti in manette sono figli dell'imprenditore di Campobello di Mazara Giovanni Luppino, l'uomo che faceva da autista al capomafia e che con lui è stato arrestato il 16 gennaio di un anno fa. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova.
Le indagini, condotte al fine di ricostruire la rete di fiancheggiatori che ha sostenuto l'allora latitante Messina Denaro Matteo, hanno permesso di raccogliere elementi investigativi che fanno ipotizzare che i due indagati, unitamente al padre Giovanni Luppino, hanno contribuito con le loro condotte al mantenimento delle funzioni di vertice del capo mafia castelvetranese, fornendogli prolungata assistenza durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni attivato in suo favore.
Una nota diramata dalla DDA riporta: "Gli accertamenti svolti congiuntamente dal ROS dei Carabinieri, dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani e dal SCO della Polizia di Stato – corroborati dall'analisi di tabulati telefonici e traffici di celle, dalla visione di immagini di videosorveglianza e dalle prove scientifiche genetiche e papillari – hanno consentito di acquisire gravi indizi in merito alle diversificate attività illecite svolte dai fratelli Luppino al fine di ‘proteggere' la latitanza del capo mafia trapanese. Sono attualmente in corso delle perquisizioni nella provincia di Trapani, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato ‘Cacciatori Sicilia' dell'Arma dei Carabinieri e dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato".
Nel corso dell'inchiesta è emerso che Matteo Messina Denaro versava periodicamente all'imprenditore Giovanni Luppino, arrestato insieme al boss a gennaio del 2023, e ai suoi figli Vincenzo e Antonino, finiti in cella oggi, somme di denaro. I Luppino nel loro paese, Campobello di Mazara, hanno il soprannome di Mustusi (il nonno produceva vino e mosto) e il capomafia, negli appunti in cui annotava le spese, scrive Mustang, nome in codice, secondo gli inquirenti, usato in assonanza col soprannome, proprio per indicare la famiglia. Nei diari Messina Denaro segna i soldi spesi per i fiori acquistati dopo la morte della moglie di Giovanni Luppino e per diverse cene e pranzi fatti in occasioni di compleanni dei figli coi quali evidentemente faceva abitualmente vita sociale.
Il rapporto tra l'ex boss e i Luppino era quindi molto stretto. Fu non a caso Vincenzo Luppino a curare, nel giugno del 2022, il trasloco di Messina Denaro nell'ultimo covo. Il titolare della ditta di traslochi incaricata del servizio ha raccontato agli inquirenti di essere stato contattato dal capomafia e di aver concordato con lui i mobili da portare in casa. Nelle operazioni venne coinvolto Vincenzo Luppino che aveva spostato e custodito la vecchia cucina di Messina Denaro nel suo garage.
Nel corso delle indagini sono state visionate ore di filmati. È così emerso che il 29 dicembre del 2022, pochi giorni prima del suo arresto, Matteo Messina Denaro passava in auto sotto casa della ex compagna, madre di sua figlia, e delle sorelle Bice e Giovanna, a Castelevetrano. Lo seguiva e gli faceva da scorta il furgone di Vincenzo Luppino, oggi arrestato. Alla guida c'era il padre Giovanni. Il boss ricercato dunque transitava sotto casa dei suoi per rivedere i luoghi a lui cari e nella speranza, sospettano gli investigatori, di riuscire a scorgere i familiari sia pure da lontano.
Le telecamere del paese, ad esempio, hanno immortalato il furgone che seguiva la Giulietta di Matteo Messina Denaro mentre passava alle 17,12 sotto casa di Franca Alagna, l'ex compagna, alle 17.15 sotto casa della sorella Giovanna e alle 17.17 sotto quella dell'altra sorella Bice. La scorta, scrive il gip, assicurava una sorta di staffetta al latitante, "che doveva transitare su luoghi notoriamente oggetto di eccezionali controlli delle forze dell'ordine".
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