Si torna a parlare di Province dopo la bocciatura dell’ARS al Ddl che le portava in vita con elezioni di primo livello. Si pensa adesso a tamponare con le elezioni di secondo livello, ci sono già delle interlocuzioni aperte in tal senso.
Espressione della urgenza di uscire dal periodo infinito di commissariamento, oltre 10 anni, è il pronunciamento della Corte Costituzionale che indica la necessità di dare una guida certa agli enti intermedi. Il voto di secondo livello prevede che a votare siano consiglierei comunali e sindaci, nessun voto da parte degli elettori, che così non potranno decidere da chi farsi rappresentare.
Nel frattempo il governatore Renato Schifani si è già incontrato con il leader del Movimento per l’Autonomia, Raffaele Lombardo, l’esponente catanese si dice favorevole al ripristino delle Province con l’elezione di secondo livello.
Potrebbe partire anche un tavolo di confronto, che mette insieme i leader dei partiti di maggioranza, l’obiettivo è quello concentrarsi sull’azione di governo e non finire più sotto attacco. Pare sia tornata la calma, almeno apparente, l’unico a dire le cose senza infingimenti è Totò Cuffaro: “È in atto una stucchevole sagra delle ipocrisie. Troppe ridicole verginelle dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza che lamentano la mancata approvazione della legge sulle Province. ‘Excusatio non petita accusatio manifesta’. Almeno abbiano il decoro, se non il buon senso, del silenzio”.
Soffia anche il vento di un possibile rimpasto per le posizioni in giunta, le consultazioni e gli incontri servono anche a questo e non solo per parlare di Province. Ma è un rimpasto che potrebbe pure slittare a dopo le europee, visti i precari equilibri, pronti a crollare al primo soffio controcorrente.
L’alterativa sarà lo stallo fino alle europee di giugno e poi si vedrà di rimettere mani alla giunta, del resto ci sono impegni elettorali quali le amministrative che non possono subire scossoni. Una campagna elettorale abbastanza lunga e il centrodestra dovrà ritrovare la sua vera unità e non quella di facciata.
Una unità anche di governo e poi di voto all’ARS. Il presidente dell’Aula, Gaetano Galvagno, dovrà sapere essere anello di congiunzione tra il parlamento siciliano e il governo, senza più burrasche improvvise che mettono ko il governatore.