Pino Ferrantelli, consigliere comunale a Marsala, si è dimesso qualche giorno fa da presidente della commissione Bilancio. Le dimissioni sono state dettate dalla voglia di dare un segnale al sindaco Massimo Grillo, il Movimento per l’Autonomia ha indicato quale unico nome per entrare in giunta quello proprio di Ferrantelli, nome non preso in considerazione dal sindaco e fonte dunque di ulteriore malumore.
Ma l’indicazione dell’MPA è anche legata ad un rilancio della città e, dunque, dell’azione amministrativa solo con un azzeramento della giunta, senza ulteriori innesti che poco farebbe cambiare in termini di novità.
In ogni caso il partito di Raffaele Lombardo parla una sola lingua in provincia di Trapani, quella di Nino Papania e di Angelo Rocca: a Marsala il nome indicato è Ferrantelli, se questa indicazione non troverà accoglienza non ci saranno ulteriori indicazioni ma un passaggio diretto all’opposizione.
Di questo azzeramento si parla già da mesi e ancora nulla è cambiato, con molta probabilità ci saranno nuovi innesti a quelli già esistenti. Nulla di più e nulla di meno.
In ogni caso gli alleati attuali e le opposizioni portano avanti le stesse criticità che sono legate alla decadenza della città: poca cura nella pulizia, poca presenza in periferia, cultura lasciata al caso, piano parcheggi zero, viabilità lasciato al mistero, pista ciclabile lasciata alla speranza di non finire investiti, illuminazione assente in molte zone.
Alla città cosa faranno i partiti non gliene frega nulla, i cittadini non sanno nemmen oquali sono i partiti presenti a Sala delle Lapidi e quelli presenti in giunta, si guardano semplicemente attorno e rilevano le cose che non vanno, che non sono cose impossibili ma cose di una certa normalità, chiamasi ordinaria amministrazione.
Manca in tutto questo la politica, i partiti annaspano, annaspa la maggioranza e anche l’opposizione non brilla. La mozione di sfiducia preparata ad hoc è legittima, così come è naturale la assunzione di responsabilità di chi la presenta. Peraltro presentata con la assoluta consapevolezza che non troverà in Aula i numeri necessari per essere approvata.
Apre certamente un caso politico, questo vale per il sindaco ma vale anche per chi presenta la mozione. Pensare solo di gettare un Comune nelle mani di un commissario non è edificante per chi la politica la fa tutti i giorni, seppure camuffati in liste civiche, poi però ognuno ha uno o due deputati di riferimento al parlamento regionale. E lo chiamano civismo.
Una mozione di sfiducia indica il fallimento della classe politica tutta, di chi amministrato ma anche di chi ha appoggiato a suo tempo la candidatura, evidentemente non così maturi da comprendere che Grillo non sarebbe stato un buon sindaco, perché il sunto della mozione è anche questo. Bocciatura di tutti.
L’atto di fondamentale rilevanza politica serve due vie e solo due: la riflessione e la rimozione del sindaco. Ma nel caso in cui la mozione non dovesse passare con la stessa riflessione e la stessa consapevolezza, oltre che responsabilità, i proponenti dovrebbero dimettersi.
Infine la mozione di sfiducia prevede anche che ci sia, e subito, pronto un progetto alternativo, al momento non c’è. Ci sono più di due o tre nomi che volteggiano. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la politica.