Trapani negli anni è diventata la città della grande sete. Qui l’acqua è diventata un bene prezioso.
E’ ormai sbagliato parlare di emergenza idrica, per i trapanesi è infatti una costante vedere soltanto gocciolare il proprio rubinetto. Quella di questi giorni (qui gli aggiornamenti) è soltanto l’ultima crisi idrica per Trapani, e sta mettendo a dura prova i cittadini.
Tra condutture guaste, acqua inquinata, reti idriche progettate male, una gestione confusa incredibili errori e sprechi. Abbiamo cercato di capire perchè a Trapani manca costantemente l’acqua. Un reportage nella “grande sete” di Trapani.
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In tutta la Sicilia si sta soffrendo una continua emergenza idrica. Dal cielo non cade una goccia di pioggia e gli invasi sono vuoti, la siccità sta mettendo in forte difficoltà il settore agricolo. E non aiuta lo stato delle infrastrutture idriche, sull’isola, ridotte a colabrodo.
Ma per i trapanesi restare a secco è diventata una costante. Una città che soffre oggi le scelte disastrose del passato. Una città costruita su saline e paludi. In cui fognatura e rete idrica si incrociano. E così spesso dai rubineti scorre acqua inquinata, come è accaduto nelle scorse settimane nella zona di piazza XXI Aprile.
Anche in altre zone si sono registrati casi di acqua inquinata. La spiegazione al problema è facile, la soluzione quasi impossibile.
Succede spesso che in città ci siano zone o anche singoli condimini con l’acqua puzzolente. Il motivo è semplice, ma risolvere il problema è impossibile. Condotta idrica e fognaria si incrociano, e le due reti, malmesse, realizzate con vecchissimi criteri, spesso hanno delle perdite.
Acqua inquinata, e acqua che non arriva. A soffrire di più dei continui disservizi idrici sono i cittadini e gli esercenti del centro storico. Una vera bomboniera, frequentata da molti turisti, che nei periodi di maggiore affluenza, come è già successo, rischia di restare all’asciutto.
Perchè Trapani soffre così tanto questa grande sete? Alla base c’è certamente un sistema confuso. Anzi, come dice il dirigente del Comune, l’ingegnere Orazio Amenta, è “un sistema nato per non funzionare”. Basta guardare google maps, e cercare “Bresciana” per capirlo.
E’ una zona immersa tra gli ulivi, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano. Siamo a 60 km da Trapani. E proprio da qui arriva l’acqua. Dai famosi pozzi di Bresciana. Sono gestiti dal Comune di Trapani, un tempo vi lavoravano oltre 20 persone. Adesso nell’impianto ci sono solo due addetti. Una scelta scellerata, per la distanza, per i costi elevatissimi di manutenzione della condotta e dei pozzi. Costi che aumentano soprattutto perchè i pozzi sono spesso bersaglio di raid criminali che lasciano la città a secco.Il Comune gestisce come può, prova a tappare le falle. Ma ci vorrebbero milioni di euro, e un nuovo sistema di gestione.
Lo scorso anno, poche ore prima la Processione dei Misteri, un evento che attira a Trapani migliaia di turisti, la città è rimasta a secco. Un raid criminale che ha mandato in tilt Bresciana. E’ un territorio particolare, lo sappiamo, quello tra Campobello e Castelvetrano. Proprio accanto ai pozzi di Bresciana ci sono due laghetti artificiali. Nascono in un terreno confiscato alla mafia. I mafiosi, in sostanza, rubavano l’acqua da Bresciana per riempire i laghetti.
Avrebbe aiutato in questo contesto il dissalatore? Un impianto realizzato a ridosso della riserva delle saline di Trapani e Paceco, uno scempio già quando era operativo. Figuriamoci adesso che è chiuso e abbandonato da 10 anni.
In tutto ciò i cittadini si trovano spaesati, e molti decidono di non pagare il canone idrico. L’evasione è pari al 30-40%.
Quella di trapani non è un’emergenza passeggera, nasce dalle sciatterie del passato e continua con i pasticci di oggi. Un sistema nato per non funzionare. Nella città circondata dal mare, in cui brilla il sale. Nella città dei Misteri, i trapanesi non sanno più a quale santo rivolgersi, per non soffrire più questa grande sete.