La mafia a Trapani? E’ fatta da “persone corrette”. Un’organizzazione che però subisce un “danno d’immagine” da quei criminali che si atteggiano da capetti, che non agiscono in sordina, ma vogliono fare il passo più lungo della gamba. A Trapani negli ultimi anni sono riemersi personaggi dal lungo passato criminale, che a via di estorsioni e piccoli e grandi affari cercano di ricostruire un po’ di reputazione nella consorteria.
Un nome ricorrente è ad esempio quello di Gaetano Gigante, trapanese, coinvolto in alcune inchieste giudiziarie negli ultimi anni. Soprattutto è stato arrestato nell’ambito dell’ultima operazione antimafia “Scialandro” sulla mafia tra Custonaci e Trapani.
La banda di Gigante
Non è nome nuovo alle cronache giudiziarie locali. Già dalla fine degli anni ‘70 Gaetano Gigante e altri suoi compari cominciano le loro scorribande criminali nel territorio di Trapani ed Erice, con un’escalation che li porta nella metà degli anni 90 ad assumere “posizioni apicali e di promozione in seno ad un'organizzazione criminale dedita a estorsioni e traffico di stupefacenti”, si legge in uno dei rapporti investigativi. Un gruppo criminale che nel 1994 viene smantellato in un'inchiesta antimafia. Si può dire che Gigante faceva parte di un’organizzazione para-mafiosa, legata a Cosa nostra, ma non ufficialmente affiliata. Faceva insieme ad altri, come Franco Lipari, il lavoro sporco.
San Giuliano criminale
Negli anni Gigante e altri, diventano punto di riferimento “per tutti quei personaggi che a vario titolo orbitano nell’ambito di quel substrato criminale, favoriti in ciò anche dall’autorevolezza che veniva loro riconosciuta per quel ricco curriculum delittuoso” riportano gli investigatori. Ne abbiamo parlato in “San Giuliano criminale”, l’inchiesta a puntate di Tp24 sulla criminalità a Trapani ed Erice.
Gigante e Lipari si attivano, tra le altre cose, anche per il recupero di veicoli rubati, facendosi da intermediari. La vittima del furto contatta loro, anziché le forze dell’ordine, per individuare l’autore del furto per farsi ridare indietro, ad esempio, lo scooter rubato, dietro pagamento di un riscatto. Il classico sistema del “cavallo di ritorno”.
Ma, per dire, succede che anche ex appartenenti alle forze dell’ordine si rivolgano a loro per avere indietro un motorino rubato.
Qui ad esempio, eccoli in una retata della polizia nel 1994, contro il racket del pizzo, “nonostante la scarsa collaborazione dei commercianti”.

Gigante è stato già condannato quale appartenente alla "famiglia" mafiosa di Trapani con della Corte di Appello di Palermo del 15 luglio 1998, divenuta irrevocabile il 18 novembre 1998.
Con un incredibile salto nel tempo lo ritroviamo nei nostri giorni. Nell’indagine Scialandro con la quale sono stati svelati i rapporti tra mafiosi e qualche politico tra Custonaci, Trapani e dintorni. E’ l’inchiesta in cui viene scoperto come vecchi appartenenti a Cosa nostra stessero riorganizzando. Come Pietro Armando Bonanno, che incredibilmente torna a Trapani a riprendere da dove aveva lasciato, e prova a salire al vertice dell’organizzazione.
“Diventerà il numero uno”
Proprio in questo contesto riemerge il nome di Gaetano Gigante.
Uno che poteva godere di una rilevante considerazione da parte di altri esponenti mafiosi, come Gaetano Barone e Giuseppe Maranzano, entrambi appartenenti alla "famiglia" mafiosa di Valderice. Come si evince da una conversazione del Maranzano con Angelo Vito intercettata il 14 ottobre 2021, nel corso della quale il primo racconta come Barone gli abbia voluto presentare il Gigante pronosticando per quest'ultimo addirittura un'ascesa al
vertice della "famiglia" mafiosa di Trapani: "...Ti devo fare conoscere prima di morire ti devo fare conoscere a "uno"... questo, quando avrà un po di respiro, dagli "sbirri" e cose eh.. diventerà il numero "UNO"!.: ".. quindi dovrebbe prendere il posto di "Nino
BUZZITTA" ah?”. "... tu guardandolo così ti sembra uno sciacallo, ma ti dico invece che ti puoi fidare tranquillamente..".

Bonanno e le estorsioni
Gaetano Gigante sarebbe stato anche tra gli artefici del ritorno in auge di Pietro Armando Bonanno. Di Bonanno ne abbiamo parlato in questo articolo. Secondo quanto riferito da altri soggetti del giro, intercettati, Gigante stava molto tempo con Bonanno, tornato a Trapani. A quest’ultimo i soldi non gli mancavano. “Ce li ha i soldi per ora in tasca. Lui quando è qua li capita.. Capito? Quando è qua li capita! Perchè se no tutti questi.. incomp...cose".. hai capito? Ma quanto può durare qua a Trapani?..").
Gaetano Gigante insieme a Francesco Lipari avrebbe fatto anche delle estorsioni nel settore ortofrutticolo. Movimenti che non piacevano gli altri esponenti mafiosi.
“Questi sono sciacalli... non è che sono??? Perché quando tu, se tu mi chiami inc... e Franco Lipari e Tano e combattono con la frutta. È giusto? Inseriscili sopra questi commercianti grossi di frutta! È giusto? E ci girano attorno! E' bene che ogni centomila euro di soldi, gli dai, di frutta gliene dai cinquantamila? E' già non è un guadagno?")”. E c’erano critiche per quella gestione disordinata che rischiava di far fare "brutta figura" alla "famiglia" mafiosa dal momento che il Gigante non era l'unico a vessare i commercianti ortofrutticoli: “non ci fare fare brutta figura. Perché questi un "Padre" possono avere!”.
Gigante e Lipari si muovevano con troppa spavalderia, a giudizio degli altri esponenti mafiosi. Come Gaetano Minore che temeva che attirassero l’attenzione delle forze dell’Ordine: “ogni sera champagne... e gli sbirri guardano…”. Gigante è spavaldo, una testa calda, e il suo modo di fare non piace agli altri mafiosi. Come Giuseppe Maltese, che teme per il “danno di immagine” della consorteria mafiosa soprattutto per quelle estorsioni di poco conto. Un danno, dice Maltese, “ nel panorama di questa associazione di persone "corrette"”.