Le proteste degli agricoltori siciliani. "Tra siccità, caro prezzi e politica sorda: così moriamo"
Agricoltura in ginocchio e politica assente. In Sicilia non si ferma la protesta di agricoltori e allevatori che nel fine settimana hanno fatto rumore con i propri mezzi per far sentire tutto il malessere di una categoria funestata da siccità e caro prezzi.
Oltre 50 trattori provenienti dalla Valle del Belìce e dallo Jato hanno raggiunto Castelvetrano domenica. La protesta è iniziata vicino al centro commerciale Belicittà, dove i mezzi agricoli sono rimasti esposti con striscioni e bandiere. Tra i mezzi anche un carrello con una bara da funerale con su scritto "La viticoltura è morta". "Quello che abbiamo fatto a Castelvetrano è la prosecuzione di quello che sta succedendo in Sicilia e in tutta Italia - dice Pietro Musacchia, organizzatore della protesta - l'agricoltura è in ginocchio, la politica è inconsistente, i nostri rappresentanti sindacali sono collusi alla politica, per cui scendiamo nelle piazze".
Proteste, quelle degli agricoltori siciliani che trovano sostegno nei colleghi di altre regioni italiane e di altri paesi europei. Gli agricoltori europei protestano contro le scelte di Bruxelles. Ma quello che in altri paesi è critico, qui, in Sicilia, diventa estremo. Per le difficili condizioni infrastrutturali che rendono l’impresa agricola ancora più complessa, con strade non manutenute, dighe e sistemi di irrigazione precari, e una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici carente. In più c’è il caro prezzi. Fare agricoltura oggi in Sicilia è diventato insostenibile. I costi di produzione sono diventati elevatissimi, a causa soprattutto del caro carburante, e il prodotto viene venduto a una miseria. In queste ore, ad esempio, è diventato virale il video di un agricoltore siciliano che si spreme addosso un arancia: “Meglio farmi lo shampoo che venderle a 25 centesimi”.
Su questo protestano da mesi, ad esempio, i viticoltori della provincia di Trapani che hanno subito un calo della produzione del 50% quest’anno a causa degli effetti del cambiamento climatico, la siccità, e la peronospora. In queste settimane sta preoccupando molto l’assenza di piogge che rende ancora più pesante la crisi idrica. Ma, come dicevamo, ci sono anche problemi strutturali mai risolti. L’Associazione I Guardiani del Territorio infatti mostra preoccupazione in seno alle criticità della crisi idrica derivante dalla Diga Trinità, evidenziando che la mancanza di azioni tempestive ha causato danni irreversibili all’agricoltura locale mettendo a rischio le fonti di reddito e minando la stabilità economica della nostra comunità. “Per tal ragione abbiamo scritto alla Regione riservandoci di adottare misure legali per ottenere il riconoscimento dei danni subiti dagli agricoltori a causa dell’incapacità di gestire la crisi idrica” si legge in una nota a firma di Davide Piccione, Portavoce dell’Associazione I Guardiani del Territorio.
In una lettera inviata a Luca Sammartino e Giovanni Di Mauro i viticoltori trapanesi lanciano l’allarme: “Le colture sono in pericolo, e il fatto che la Diga Trinità continui a scaricare acqua a valle senza alcuna risposta efficace da parte della Regione è un segno di negligenza e irresponsabilità. La gravità della situazione ci spinge a sollevare la possibilità di adottare misure legali contro la Regione per ottenere il riconoscimento dei danni subiti dagli agricoltori a causa dell'assoluta incapacità di gestire la crisi idrica. Potrebbe essere necessario considerare un ricorso collettivo, come una class action, per garantire che gli agricoltori ricevano giustizia e compensazioni adeguate per le perdite subite. Questa lettera serve come avvertimento formale della nostra intenzione di perseguire azioni legali, se necessario, per proteggere gli interessi degli agricoltori e costringere la Regione a rispondere della sua mancanza di azione in questo momento critico. Chiediamo nuovamente, con fermezza, che la Regione intervenga immediatamente per porre rimedio a questa crisi idrica e adotti misure concrete per proteggere il settore agricolo locale. È urgente istituire una task force dedicata e coinvolgere gli agricoltori nel processo decisionale per garantire una gestione efficace delle risorse idriche. Le nostre risorse agricole sono troppo preziose per essere sacrificate a causa dell'inazione”.
La protesta continuerà ad oltranza in attesa di un messaggio forte dal Governo nazionale. Già annunciato per giovedì 1 febbraio un nuovo presidio a Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Protesta alla quale si affiancherà una nuova mobilitazione che coinvolgerà gli agricoltori e gli allevatori dei comuni delle Madonie, in provincia di Palermo.
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