La locuzione latina "Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant" è attribuita a Calgaco, re dei Caledoni, nel "De Agricola" di Tacito, in relazione all'opinione dei Britanni nei confronti dei Romani. Letteralmente, significa: "Dove fanno il deserto, lo chiamano pace". Il timore che ciò possa accadere si è manifestato quando il primo ministro israeliano, Beniamin Netanyahu, ha dichiarato dopo un colloquio con il presidente Biden: "Finché sarò primo ministro, non ci sarà uno Stato palestinese".
A quasi due anni dall'invasione russa, il conflitto in Ucraina è diventato, secondo gli analisti di trincea, una tragedia con un numero di decessi tra i militari mantenuto top secret e circa diecimila civili caduti. Sono state distrutte diverse città, dalla più conosciuta Mariupol, passando per Kharkiv e finendo a Chasiv Yar, per citarne solo alcune. Nonostante l'impasse sui finanziamenti al Congresso, l'amministrazione Biden ha adottato una strategia per aiutare Kiev a respingere nuove avanzate russe, rafforzando la capacità di lotta e l'economia entro il 2024. È consapevole che, nella migliore delle ipotesi, quando la guerra avrà fine, apparirà il 'Gobi' ucraino. Tuttavia, il popolo di Kiev, che ha superato la carestia dell'Holomodor causata dalla Russia stalinista, sa che il Parlamento europeo lo ha definito un crimine contro l'umanità.
Poi c'è la guerra civile in Siria, iniziata 13 anni fa, con più di 400mila vittime. A causa della posizione geografica e dei legami internazionali, il conflitto ha coinvolto i paesi confinanti e gran parte della comunità internazionale. Paesi come Israele, Stati Uniti, Iran, Qatar, Hezbollah e Russia sono presenti a vario titolo anche negli altri due conflitti. I civili siriani potrebbero augurarsi: "Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant", e questo potrebbe essere il filo conduttore delle tre guerre.