Troppe carenze nelle carceri in Italia. Lo sciopero
Rita Bernardini, presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino, e il deputato di Italia Viva Roberto Giachetti sono in sciopero della fame da qualche giorno, per la situazione disastrosa delle carceri italiane.
In Italia i detenuti sono 60323 a fronte di una capacità effettiva di ospitarne 47300, la richiesta alle Istituzioni è quella che "il numero dei reclusi sia rapidamente ricondotto alla capienza legale”.
Lo sciopero della fame prende il nome di Satyagraha, che vuol dire ‘forza della verità’, volendo evidenziare le drammatiche condizioni di vita negli istituti di pena in Italia e dialogare con i rappresentanti istituzionali che hanno potere di intervento.
Oggi l’esecuzione penale è fuori dai parametri costituzionali italiani e convenzionali europei, in violazione della dignità umana e spesso portatrice di disperazione e di morte.
Elisabetta Zamparutti, tesoriera dell’associazione, sottolinea: “Sosteniamo la proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale presentata da Roberto Giachetti e facciamo nostre anche tutte le altre proposte normative che raggiungano lo stesso obiettivo di diminuire la popolazione reclusa e migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutta la comunità penitenziaria”.
L’iniziativa è stata promossa da chi è convinto che uno Stato democratico e di diritto non può voltarsi dall’altra parte facendo finta di non vedere i numeri e leggere dei suicidi di inizio d’anno. Il sovraffollamento medio è del 127%, mancano 18 mila agenti, e poi direttori, educatori, assistenti sociali, magistrati di sorveglianza.
Rita Bernardini parla di contraddizioni all’interno del Governo: “Se si afferma, come ha detto spesso il ministro Nordio, di essere per le misure alternative al carcere e poi, da un lato, si introducono nuove fattispecie di reato e, dall’altro, con la presunta necessità di costruire nuove carceri utilizzando le caserme si crea una contraddizione. Su questo vorremmo ragionare con il Governo”. E poi ancora: “È chiaro che se tu poi non fai niente per evitare le cause dell’affollamento penitenziario e dei processi, dopo qualche anno si ripresenta la stessa situazione. È chiaro che servono riforme strutturali. Il carcere così com’è ora è criminogeno, lo dicono le statistiche: chi esce dal carcere è recidivo al 70-80%. Chi invece accede a misure alternative ha una recidiva molto più bassa. Lo Stato dovrebbe puntare più su queste misure”.
Ma in carcere altra grave mancanza è legata alla Sanità: carente senza adeguata assistenza medica: “ Ci sono persone che aspettano mesi e anni-dice la Bernardini- per poter fare un controllo e quando arriva quel controllo è troppo tardi. I dirigenti sanitari dicono, e la cosa è vera, che è difficilissimo reperire medici che vogliano lavorare in carcere”.
Sono 152 i suicidi in 24 mesi e da questi numeri bisogna partire per una azione immediata. Le proposte di Nessuno Tocchi Caino vanno nella direzione del rafforzamento della liberazione anticipata, solo così si potranno evitare lesioni gravi alla dignità umana, il carcere non può non partire e aprire agli affetti. Nel nostro Paese un detenuto di media sicurezza può avere una telefonata di 10 minuti a settimana con la famiglia. Significa alienare il detenuto dai rapporti familiari, dimenticando che dall’affettività bisogna partire per rieducare il detenuto.
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