
Messina Denaro: il sindaco Alfano: "Castelvetrano per cambiare investe sui giovani"
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Ad un anno dall'arresto di Matteo Messina Denaro, ci si chiede che giorno è il 16 gennaio, l'anniversario del suo arresto, se va celebrato o addirittura festeggiato oppure nulla di tutto questo. Lo abbiamo chiesto al sindaco della città dove è nato il boss. Il primo cittadino Enzo Alfano, che ci dice di aver deciso di non celebrare e non fare nessuna manifestazione e ci dice cosa ha fatto la città in questo anno per cambiare rotta.
"Una cosa era se Messina Denaro fosse stato in carcere a scontare la sua pena, la manifestazione avrebbe voluto dire a chi appartiene la città: alla gente per bene che lavora e che vuole esercitare la propria attività nell'alveo legale. Una cosa è quando un personaggio così distruttivo per il nostro territorio muore. Bisogna a mio avviso puntare a una sana e pura consapevolezza di cosa è la mafia, avere la consapevolezza che non è stata sconfitta. In questo anno con l'iniziativa "Conosci Castelvetrano" abbiamo portato centinaia di ragazzi a conoscere la storia della nostra città e le nostre radici e poi chiudere il cerchio all'interno dell'aula consiliare che è il massimo consesso civico. Abbiamo fatto questo tipo di investimento, assieme all'iniziativa dell'ANM abbiamo intitolato una scuola al piccolo "Giuseppe Di Matteo" che ora è diventato un Istituto Comprensivo, abbiamo inoltre impegnato le somme per il ripristino di una struttura liberty all'interno della "Villa Falcone e Borsellino" e speriamo di inaugurarla prima o comunque il 23 maggio, vogliamo puntare su eroi veri, non vogliamo nessuna manifestazione che in qualche modo possa rievocare personaggi terribili per la nostra comunità. In ultimo abbiamo segnali che ragazzi e madri, soprattutto appartenenti alla famiglie mafiose hanno iniziato un percorso di psicoterapia per uscire dal percorso segnato dai loro genitori, un percorso di inciviltà e di essere educati ad un esercizio di dispregio della cosa pubblica". Qui la video intervista al sindaco Alfano.
Il procuratore Maurizio De Lucia - «Era un debito che la Repubblica aveva verso i suoi martiri. Il 16 gennaio di un anno fa l’abbiamo saldato». Così Maurizio de Lucia, il procuratore di Palermo che, insieme all’aggiunto Paolo Guido, ha coordinato le indagini che hanno messo fine alla latitanza del padrino di Castelvetrano. «Dovevamo onorare i tanti morti nella lotta alla mafia e questo era uno dei modi migliori di farlo», dice. Dopo cattura del capomafia trapanese le indagini continuano - «C’è ancora tanto da fare per ricostruire 30 anni di vita alla macchia di Messina Denaro - spiega de Lucia - Finora abbiamo arrestato e stiamo processando nove dei favoreggiatori che l’hanno coperto negli ultimi tempi, ma la rete è fitta. D’altronde se così non fosse stato, non sarebbe rimasto latitante tanto tempo. Il lavoro di identificazione dei fiancheggiatori e soprattutto di raccolta delle prove a sostegno delle accuse è complesso».
A Campobello si chiamerà via "16 gennaio 2023" il vicolo San Vito dove è stato scoperto l'ultimo covo di Messina Denaro - Lo ha annunciato il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, davanti alla platea di studenti radunati al cineteatro Olimpia. In vicolo San Vito è stato scoperto l’ultimo covo del boss arrestato il 16 gennaio 2023. Il carteggio per il cambio nome è stato già inviato alla prefettura di Trapani. «Oggi qui stiamo ricordando una data storica per il nostro territorio - ha detto il sindaco - non possiamo dimenticarla. Il mio grazie alle forze dell’ordine che ci garantiscono tutti giorni sicurezza».
Niente parti civili al processo - Intanto ieri al processo che vede imputata Rosalia Messina Denaro, la sorella del boss di Castelvetrano non c'è stata nessuna costituzione di parte civile. Davanti al gup, nel corso dell’udienza preliminare sul rinvio a giudizio della donna per associazione mafiosa, nessuno ha chiesto di costituirsi parte civile. Non lo hanno fatto le associazioni antimafia, non lo hanno fatto i comuni di Castelvetrano e di Campobello e gli altri comuni e non lo ha fatto la Regione Siciliana. La difesa della donna ha illustrato una serie di eccezioni preliminari. Rosalia Messina Denaro è stata arrestata a marzo scorso su richiesta della procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia. L’accusa in aula è rappresentata dal pm Gianluca de Leo. Secondo i pm la donna avrebbe curato le comunicazioni e gli affari del fratello. E proprio piazzando una microspia nella sua abitazione gli investigatori sono riusciti a risalire al capomafia latitante. La prossima udienza si terrà il 29 gennaio.
Al TG2 parlano "Pietra" e "Turco", sono i nomi in codice dei due carabinieri che un anno fa arrestarono a Matteo Messina Denaro:

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