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14/01/2024 06:00:00

"Anno nuovo, il mio ottimismo, nonostante l'80% dei siciliani non legge"

L’anno nuovo è arrivato, propositi in merito? Aspettative? Non saprei dire, ho qualche esitazione a mettere giù righe pensieri che magari non siano già stati spesi, idee proposte scritte che hanno trovato albergo in ragionamenti durati un niente.


Chi vi scrive resta un indomito ottimista - a volte contro ogni ragionevole evidenza - e convinto che le buone pratiche e il lavoro possano suggerire spunti alla politica.

Circa un mese addietro sono stati pubblicati i dati di Io leggo perché 2023 e i numeri affascinano sempre, è un progetto meritorio - di fatto a costo zero per le casse pubbliche, e dove la collettività si muove in sinergia al gemellaggio tra librerie e scuole di ogni ordine e grado e si contribuisce con l’acquisto di un volume da destinare a questa o quella biblioteca scolastica. 600.000 o poco meno i libri acquistati in tutti Italia, altri 100.000 arriveranno dalle case editrici e a quel punto le scuole avranno nuova linfa ovvero nuove storie a scaffale: economia circolare messa in movimento in pochissimi giorni (la chiamerei anche di prossimità), promoter del progetto - studenti nelle librerie a convincerti della bontà del tutto e via andare. Tutto meraviglioso se non fosse che mi pongo sempre la stessa domanda: cui prodest queste azioni meritorie bellissime ai nostri paralleli? Si può accendere la sensibilità semel in anno, e poi sperare nel ricordo di qualche giornata vissuta da protagonista con un cartellino sul maglione di qualche studente? Oggi se entri in una scuola il fermento è tangibile fin dal giorno dopo la chiusura delle lezione a giugno, sono dei laboratori continui e sfornano progetti. Loro, le scuole, parlano un loro linguaggio ma fuori da quelle mura spesso quel dialogo si sfilaccia con il resto della Comunità.

Un’altra iniziativa che avrebbe dovuto fare da collante e volano: anni addietro quando tutti ne prendemmo contezza era il 2020 (forse il tempo giusto è avremmo dovuto ma sono un ottimista) di Città che Legge e Patto per la Lettura, c’era uno spirito di speranza magari per la novità. Nello spirito della legge di riordino dell’editoria e in ossequio a essa, Marsala si dotò di questo strumento meraviglioso che era il Patto per la Lettura: ampia ed eterogenea la compagine a firmare il documento (fummo i primi in provincia di Trapani e con un numero di sottoscrittori che fece ben sperare) ma l’entusiasmo credo si fermò lì o fece poca strada. Nel mentre l’ISTAT sforna ogni anno numeri sui dati lettura e povertà educativa, ma che è evidente non preoccupano in larga parte, quasi che il problema sia di altri. Dimenticavo di dire che queste progettualità di comunità hanno traino pubblico con la compartecipazione del privato, ed è chiaro un punto: la comunicazione ce la siamo persa tra le parole… Queste azioni sono state un fallimento clamoroso, e non punto il dito ci mancherebbe, ma che una riflessione sulla Cultura di base che auspico da tempo non si faccia è un fatto. Qualcuno di voi è a conoscenza che il Patto per la Lettura di Marsala (ha durata triennale lo prevede la norma) è scaduto da mesi? Il legislatore quando pensò questa cosa, non era per inventare un nuovo logo da mettere a mo’ di cappello a incontri con gli autori, ma per sollecitare in modo profondo un dibattito per un problema grosso e che nessuno vuole vedere.
Fuori dal provvedimento della legge Franceschini emanato durante il COVID che dava delle somme alle Biblioteche di pubblica lettura (in base alla consistenza libraria), in quanti Comuni si accantonavano somme per aggiornare queste piazze del sapere? Datevi voi la risposta.
Chiedo alla politica, è possibile avere una interlocuzione sedersi ad un tavolo e ragionare in prospettiva? Possiamo immaginare insieme percorsi di crescita comuni e di cui non vedremo i risultati oggi ma tra anni? Quella condivisione di azione da parte del privato che sta in quel documento che è il Patto, resta lettera morta nel momento in cui non se ne tiene conto.


I Festival, le rassegne che presentano libri e autori potrebbero anche andare bene all’interno di un dibattito coerente: ma se l’80% dei siciliani non acquista un libro (quelli che lo hanno fatto a novembre per Io leggo perché, non sono stati folgorati sulla via di Damasco, restano indomiti in quel numero a doppia cifra), è il caso di iniziare a pensare al problema o che? Proviamo insieme a costruire un nuovo pubblico e forse anche una diversa futura classe dirigente? I dati ISTAT ci dicono che dopo il periodo scuola, forse fino all’università quella fascia di studenti diciamo che legge resiste, poi si perde inesorabilmente. Forse che tra i tanti progetti della Scuola e le non risposte della politica si possano creare sinergie su chi è rimasto indietro? Idee molte tante ma da condividere con chi ha la bontà di ascoltare. Lo dico e lo ribadisco, la politica locale può fare tantissimo, è tangibile ciò che fa e la strada da percorrere con chi vuole il confronto è breve brevissima. Siamo all’inizio del nuovo anno, iniziamo con discontinuità, il solco dove camminiamo credo sia così profondo che non consente più visioni diverse: quel solco è un muro su dei lati, a noi tutti provare ad abbatterlo o scomodare la retorica della street art.
Alla politica la voglia di aprire la porta dell’ascolto: abbiamo perso tutti troppo tempo, ma oggi con la consapevolezza di non voler stare ancora in un cul de sac

Giuseppe Prode