Meloni difende il suo partito, e fa meno la premier. Ecco cosa ha detto
Giorgia Meloni ha fatto la leader del maggiore partito italiano, ieri durante la conferenza stampa, meno la Premier.
Non si è sottratta a nessuna domanda, ha mostrato apertura verso l’opposizione: sì ad un confronto con Elly Schlein su tutti i temi del Paese e non solo quella questione femminile. La coalizione regge bene, dice, si tratta di una alleanza che durerà fino alla fine del Governo e che per i prossimi mesi non prevede alcun rimpasto nei Ministeri e Sottosegretari: "Il rapporto con gli alleati è un ottimo rapporto, a livello di Cdm, di maggioranza. Non che non abbiamo i nostri dibattiti interni, lo vedete. Il punto è che quando abbiamo un problema ci mettiamo seduti fino a quando non lo abbiamo risolto. La compatezza della maggioranza si vede dalla velocità con cui opera. Anche la manovra approvata senza fiducia è un segno di compattezza del Governo”. Uno sguardo poi ai prossimi obiettivi: “C'è la messa a terra del nuovo Pnrr, la riforma della giustizia, un piano di borse di studio per gli studenti meritevoli".
Chiara sul caso del deputato Emanuele Pozzolo, che avrebbe sparato la notte di capodanno per festeggiare ma ha ferito un uomo. Sospeso dal partito il deputato non potrà più parlare o rappresentare la bandiera meloniana, poi un appello alla sua classe dirigente, un pò troppo goliardica e con idee confuse su cosa significhi rappresentare le istituzioni, un richiamo alla responsabilità fermo: “C'è sempre qualcuno che può fare errori e cose sbagliate ma non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle se le persone che sono accanto a me non capiscono questa responsabilità. Non accade spesso ma per come affronto io e le persone a me vicine, vale la pena ricordare che questa responsabilità vale per tutti, su questo intendo essere rigida”.
Ma poi aggiunge: "Sulla questione morale fissiamo regole di ingaggio: Conte mi scrive che devo fare dimettere una serie di persone perché altrimenti c'è una questione morale. Il M5s ha sempre chiesto le dimissioni degli indagati di qualsiasi partito. Con una eccezione: quelli del M5s. Due giorni prima della lettera, Conte nomina vicepresidente del partito una persona condannata in primo e secondo grado. Quando è accaduto a Conte, io non ho chiesto le dimissioni di Giuseppe Conte, perché non credo che si possa essere, come succede a sinistra, garantisti con i propri - cucce del cane comprese - e giustizialisti con altri. Quindi, prego la sinistra di non farmi lezioni di morale. Non sono decisioni che si prendono senza avere tutti gli elementi del caso e i casi vanno valutati uno per uno. La mia idea di Stato di diritto è aspettare le decisioni della magistratura”.
Occhi puntati sul premierato: “La prima cosa che ho detto è che abbiamo scelto di non toccare i poteri del capo dello Stato e lo facciamo. Sappiamo che il capo dello Stato è una figura di garanzia, non vedo in cosa l'elezione del premier significhi togliere poteri al capo dello Stato, per me si crea un buon equilibrio e si rafforza la stabilità del governo. Stiamo cercando di fare una riforma che mantenendo equilibri, garanzie e poteri del capo dello Stato, consenta di avere la stabilità dei governi. In passato abbiamo pagato pesantemente questa instabilità”.
Sul tavolo c’è anche la questione dei migranti, la premier è chiara: “Considero le nuove regole del Patto sulla migrazione e asilo migliori delle precedenti e per questo l'ho sostenuto pur non essendo una mia priorità, ma c'è ora un meccanismo serio che impegna anche gli altri Paesi sulla redistribuzione. C'è solo un modo per risolvere il problema per tutti, ed è lavorare a monte. Questo è un lavoro su cui l'Europa deve tornare a concentrare la sua attenzione: non ci stiamo rendendo conto di cosa sta accadendo in Africa. Quello che secondo me va fatto in Africa non è la carità, è costruire rapporti di cooperazione seri, strategici, da pari a pari e non predatori. Il piano Mattei costruisce questa idea: il mio obiettivo è che diventi un modello anche per altri Paesi europei e occidentali, perché possano aggregarsi”.
Nessuna riserva ancora sciolta sulla candidatura alle europee che non esclude ma rilancia: “Misurarsi con gli elettori sarebbe una cosa utile e interessante. Se si candidassero anche i leader dell’opposizione sarebbe un test di altissimo livello”.
C’è stato in questo primo anno un momento difficile per la Meloni, si tratta di Cutro: “È un po’ difficile da selezionare, ma politicamente parlando probabilmente Cutro è stato il momento più difficile: 94 persone che muoiono e l'accusa che è colpa tua sono una cosa che pesa, anche se non ritengo che sia colpa mia ma l'accusa pesa".
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