
"Il deposito nucleare in provincia di Trapani: e se fosse davvero un'opportunità?"
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Gentile direttore di Tp24.
rispondo alla vostra “chiamata alle armi” sull’apertura di un dibattito pubblico relativamente alla proposta di creare un deposito di scorie nucleari in provincia di Trapani.
Al vostro giornale va il merito di aver lanciato l’iniziativa di un confronto sul tema e aver affrontato, in maniera abbastanza “eretica” la questione dei vantaggi in un articolo abbastanza didascalico, sopperendo alle carenze delle sedi competenti politico-territoriali che non hanno sentito la necessità di tale pubblico confronto; ma ormai siamo abituati all’acre retrogusto di questi totalitarismi paesani.
Torniamo a noi; occorre ribadire una premessa importantissima affinché tutto il discorso non venga inquinato (scusate il gioco di parole) da allarmismi spropositati.
A tale scopo prendo a prestito lo stralcio di un articolo di Alberto Custodero in Repubblica del 18/01/2021 dal titolo “Scorie nucleari, la valanga radioattiva che arriva dalla sanità”
“Nel campo medico” scrive l’autore “la produzione di rifiuti radioattivi avviene nell'ambito della diagnostica, della terapia e della ricerca scientifica”.
E come vengono attualmente conservati questi rifiuti? Lo stesso articolo ce lo spiega: "Negli ospedali abbiamo vasche e locali dove stoccare provvisoriamente tutto ciò che è radioattivo in attesa che le ditte specializzate vengano a portarlo via".
Quindi, che ci piaccia o no, i rifiuti radiattivi sono già in mezzo a noi e stoccati bellamente all’interno delle città in un ciclo di accumulo e ritiro perpetuo.
Non parliamo dunque di bombe atomiche bensì di (ibidem) “siringhe, flaconi, e tutto quello che viene contaminato venendo a contatto con liquidi biologici radioattivi”.
Questo non rende meno pericoloso il rifiuto che, infatti deve essere conservato per 300 anni nel deposito, ma sicuramente ci da un quadro più reale della materia di cui stiamo parlando.
Passando quindi alla questione della localizzazione dell’impianto, come già egregiamente fatto notare nel vostro articolo, una struttura nuova, costruita con tecnologie di ultima generazione nonché l’unico impianto di questo tipo esistente in Italia, potrebbe pacificamente andare a rappresentare, in piccolo, quella che in geografia economica viene definita “industria trainante” ovvero quella particolare tipologia di industria in grado di modificare l’assetto economico di un territorio.
E non mi riferisco solamente ai 4000 posti di lavoro nei primi 4 anni di costruzione o dei 700 posti di lavoro con l’impianto a regime; e neanche mi riferisco agli incentivi economici che il governo centrale prevedere per il territorio che ospiterà tale impianto.
Mi riferisco alla particolare cura e attenzione che verrebbe riservata al territorio in un processo di riterritorializzazione al cui vertice ci sarebbero i danari del Governo Nazionale. L’assetto infrastrutturale della zona (strade, treni, collegamenti), ad esempio, che sarebbe soggetto a un importante adeguamento. Per non parlare del livello di specializzazione richiesto ai lavoratori dell’impianto, con un’implementazoine dell’offerta formativa universitaria territoriale; nuove competenze, nuovi sbocchi lavorativi sia locali che esteri.
Qui non si sta parlando della creazione di un mercatino rionale ma dell’unico e strategico impianto di questo tipo in tutta Italia, regolato da normative ferree, controlli di matrice europea e tecnologie di ultima generazione.
C’è la questione sismica, è vero. Ma se osserviamo la Mappa di Pericolosità Sismica Italiana dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia possiamo notare che vaste zone della provincia di Trapani presentano un grado di rischio tra i più bassi in Italia, praticamente nulli.
Molti sindaci si sono già sperticati nell’erigere barricate contro il progetto ben sapendo che, in questa fase, si procedeva per candidature territoriali.
Traduco: vuoi l’impianto nel tuo territorio? Candidati.
Non lo vuoi? Non candidarti.
La mia opinione, qualora questa possa interessare a qualcuno, è che un impianto del genere, se collocato in adeguato e isolato luogo che non intralci le aspirazioni turistiche del territorio può solo portare benefici.
Sappiamo che lì dove vigono i monopoli si prospera. E ospitare l’unico impianto di questo tipo in Italia significherebbe un’attenzione per questo territorio che mai si è avuta nella sua storia.
Luca Sciacchitano

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