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03/01/2024 06:00:00

Scorie nucleari in provincia di Trapani: e se alla fine portasse anche vantaggi?

 Nelle ultime settimane in provincia di Trapani c’è stata una levata di scudi contro l’ipotesi di realizzare un deposito di scorie nucleari nel territorio.

Era stato, infatti, pubblicato l’elenco dei siti idonei ad ospitare il deposito di rifiuti nucleari. Su 51 siti, due si trovano in Sicilia, e tutti in provincia di Trapani: uno a Calatafimi e uno nella frazione di Fulgatore.

In provincia di Trapani le reazioni sono state tutte contrarie alla ipotesi di realizzare il deposito e il centro tecnologico. Dai sindaci, alle associazioni ambientaliste, e poi le imprese, i sindacati. Insomma, tutti hanno detto no.
Dopo la pubblicazione dell’elenco i territori avevano 30 giorni di tempo per dare una risposta, per candidarsi ad ospitare il deposito.
Al momento, dei 51 siti individuati nessuno ha risposto in maniera positiva.
E’ il fenomeno del Nimby, "non nel mio giardino", che porta qualcuno a dire negare la realizzazione di qualcosa che viene ritenuta dannosa, anche senza ragionare sui benefici.


Infatti, è questo il punto. Siamo sicuri che realizzare un deposito di scorie nucleari e un centro tecnologico sia dannoso? O meglio, sono stati valutati i benefici in maniera attenta, prima di dire no?

Perchè, al di là di tutto, della paura che può generare solo l’idea delle scorie nucleari, un’analisi sui vantaggi andrebbe fatta. E ce ne sono. Dai posti di lavoro, ai benefici economici per i territori, a ciò che gira attorno al centro tecnologico. Con la premessa, importante, che il deposito andrebbe realizzato in maniera sicura.

In questa mappa la provenienza dei rifiuti (in Sicilia c'è già chi produce rifiuti nucleari).

 


Perchè un deposito di scorie nucleari?
Il 13 dicembre 2023 il MASE ha pubblicato sul proprio sito web l’elenco delle aree presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI).
Gli Enti locali di tutto il territorio italiano possono presentare entro 30 giorni le autocandidature ad ospitare l’opera. Per le aree non comprese nell’elenco, si procederà a una rivalutazione ai fini della loro idoneità.
Il Deposito Nazionale è necessario per smaltire i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, attualmente stoccati in depositi temporanei, presenti nei siti degli impianti nucleari disattivati. In Italia non è presente, ancora, nessun deposito dei rifiuti radioattivi permanente. L’Unione Europea prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a molto bassa e bassa attività.

 

Come funziona?
Come sarà il deposito nazionale delle scorie radioattive lo spiega il sito della Sogin, la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari in Italia, e che dovrà costruire la struttura.
Questa occuperà complessivamente 150 ettari: 110 per il deposito vero e proprio e 40 per un Parco tecnologico dedicato alla ricerca e alla formazione sul nucleare. Il deposito sarà costituito da 90 costruzioni in calcestruzzo armato, le "celle", con una base di 27 metri per 15,5 e un'altezza di 10 metri. All'interno saranno conservati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i "moduli", parallelepipedi con una base di 3 metri per 2 e 1,7 metri di altezza. Questi conterranno a loro volta i bidoni metallici dei rifiuti radioattivi stabilizzati, i "manufatti".
Nelle celle verranno sistemati circa 78.000 metri cubi di rifiuti a molto bassa o bassa attività. Una volta riempite, le celle saranno ricoperte da una collina artificiale di materiali inerti e impermeabili, sulla quale crescerà l'erba. L'impianto riceverà rifiuti per 40 anni. Dopo, li custodirà fino a che non saranno più radioattivi.

 

 


Secondo la Sogin, "le barriere ingegneristiche del Deposito Nazionale e le caratteristiche del sito dove sarà realizzato garantiranno l'isolamento dei rifiuti radioattivi dall'ambiente per oltre 300 anni, fino al loro decadimento a livelli tali da risultare trascurabili per la salute dell'uomo e l'ambiente. Nei 300 anni necessari a far decadere la radioattività, la struttura sarà monitorata per assicurare la massima efficienza delle barriere. Resterà inoltre operativa una rete di monitoraggio ambientale e radiologico nei dintorni del sito".
In un'apposita area del deposito, sarà realizzato un complesso di edifici per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Sono le scorie più pericolose, quelle che rimangono radioattive per migliaia di anni. Queste resteranno temporaneamente al Deposito, per poi essere sistemate definitivamente in un deposito geologico (cioè sotterraneo) ancora da individuare. Realizzare l’opera costerà 900 milioni di euro. Ma ci sono anche diversi benefici.

 

 
Posti di lavoro
Si stima che la costruzione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico genererà oltre 4.000 posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000).


Durante la fase di esercizio, invece, l’occupazione diretta è stimata mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un indotto che può incrementare l’occupazione fino a circa 1.000 unità.


La presenza del Deposito Nazionale costituirà un’occasione di innovazione e sviluppo per il territorio, in quanto saranno organizzate attività di formazione e specializzazione per consentire il coinvolgimento dei residenti nelle attività lavorative collegate alla costruzione e all’esercizio dell’infrastruttura.

 


Benefici economici
Il decreto legislativo n. 31 del 2010, al fine di massimizzare le ricadute socio-economiche e occupazionali legate al progetto, riconosce al territorio che ospiterà il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico un contributo di natura economica, secondo modalità che gli Enti Locali interessati regoleranno attraverso la stipula di una specifica convenzione con Sogin.


Tutti i paesi nei quali è in corso la realizzazione di depositi per i rifiuti radioattivi hanno adottato un sistema di benefici diretti e indiretti per le comunità che ospitano questi impianti, non solo come indennizzo per la porzione di territorio che sarà occupata per un lungo periodo, ma anche per riconoscere una forma di valore aggiunto alle comunità che accettano di partecipare alla realizzazione di un servizio essenziale per lo sviluppo del Paese. .
Il contributo sarà formalizzato con un decreto del Ministro della Transizione Ecologica, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze.

 

 

Il parco tecnologico
L’idea di affiancare al Deposito Nazionale un Parco Tecnologico risponde all’esigenza di consentirne una maggiore integrazione con il territorio che lo ospiterà, attraverso la prese?nza di attività che potranno essere concordate con le comunità locali. Queste attività saranno in grado di rafforzare il “valore aggiunto” per il territorio, con il coinvolgimento di istituzioni, università, associazioni e imprese locali.
Assieme al Deposito Nazionale sarà realizzato un Parco Tecnologico, che comprenderà un centro di ricerca applicata e di formazione, aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere studi nel campo dello smantellamento delle installazioni nucleari, della gestione dei rifiuti radioattivi, della radioprotezione e della salvaguardia ambientale.


Tali studi avranno il duplice obiettivo di stimolare l’innovazione scientifica e tecnologica dell’industria nazionale e costituire un polo di attrazione per occupazione qualificata. Oltre a un centro studi e sperimentazioni, il progetto prevede un laboratorio ambientale e una scuola di formazione.


"Le attività di ricerca da svolgere al suo interno saranno concordate con le comunità che vorranno ospitare il Deposito Nazionale, con l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche e le vocazioni del territorio, favorendone lo sviluppo economico e industriale" si legge sul sito della Sogin.?


Realizzare il deposito di scorie nucleari, quindi, potrebbe portare molti benefici economici e occupazionali ad un territorio, soprattutto quello trapanese, che non ha molte prospettive economiche, se non quelle di un iperturismo. Non bisogna dimenticare neanche che già in Sicilia sono presenti dei rifiuti nuclear e persino un reattore nucleare. Il deposito, gestito dalla Sicurad di Palermo, è stato attivo fino al 2010, anno in cui l’autorizzazione di deposito è stata revocata. Fino ad allora, ha funzionato nell’attività di raccolta e stoccaggio di rifiuti radioattivi di natura essenzialmente (ma non solo) medica. Fino al 2018, ha continuato a raccogliere rifiuti radioattivi che poi vengono trasportati, nell’ambito del servizio integrato dell’Enea, presso il centro della Nucleco di Roma. A Palermo è presente anche un reattore nucleare, l’Agn-201 “Costanza”, uno dei quattro italiani, che si trova al dipartimento di Ingegneria nucleare dell’università di Palermo, e viene utilizzato prevalentemente per attività didattica e irraggiamenti e produzione di radionuclidi a vita breve per la calibrazione degli strumenti di misura. In passato, veniva utilizzato anche per ricerche scientifiche sul comportamento del “nocciolo”. Non sono presenti rifiuti radioattivi di produzione del reattore.

Nel Trapanese e in Sicilia c’è stata una levata di scudi, per mantenere intatto il territorio. Anche se dovrebbe esserci la stessa indignazione, ogni giorno, per un territorio martoriato da discariche abusive, rifiuti gettati nelle campagne, spesso anche pericolosi e dannosi, come le lastre di amianto. In questi casi cala il silenzio, ma anche questo è il nostro “giardino”.