Per fare questo mestiere, seguire un po' tutto senza farsi travolgere dagli eventi, bisogna, secondo me, essere ordinati. Archiviare bene le cose, prendersi il tempo necessario, gestire le priorità. E tenere in ordine. Il luogo in cui si lavora, certo, ma anche la propria scrivania, i computer, i file.
Qualche giorno fa ho scaricato un piccolissimo frammento del consiglio comunale di Trapani. Era una dichiarazione, singolare, del Sindaco Giacomo Tranchida.
"Noi non siamo quelli dei favori " attacca il Sindaco, prendendo la parola al termine di una concitata seduta. Accanto a lui c'è la presidente Anna Lisa Bianco, che annuisce convinta. Il copione è sempre lo stesso: noi non chiediamo favori, non ci accompagniamo a soggetti discussi per prendere voti, e ci vergogniamo dei consiglieri di opposizione - brutti, sporchi e cattivi - che vogliono favorire qualche imprenditore e parlano di "percentuali" su appalti.
E io pensavo a tante cose che avrei potuto aggiungere, tante storie, su "questi" e "quelli". Ci potevo scrivere su qualcosa, perchè anche dalle parti di Tranchida ci sono storie poco chiare, come abbiamo raccontato su Tp24, nel tempo. Poi non ne ho fatto più nulla. Ma il video non l'ho cancellato. E ora finalmente mi serve. Eccolo.
Tranchida. "Noi non siamo quelli dei favori..." from Tp24 on Vimeo.
Il Sindaco Giacomo Tranchida ci ricorda, dunque, che lui fa parte dei puri, della schiera delle vestali della democrazia e della politica, che non si fanno mai corrompere (e anzi, come la storia ci racconta, se qualcuno ci prova, lui, Tranchida, sa a chi chiedere per avere le cimici giuste). Gli altri sono i demoni, le creature dei bassifondi della politica.
Solo che a giocare a fare il puro, diceva Pietro Nenni, bisogna stare attenti, perchè poi arriva quello ancora più puro che ti epura.
A forza di fare la morale agli altri, poi ti accorgi che la morale la devi fare a chi sta accanto a te. E' la stessa cosa accaduta a Tranchida, che si trova adesso a fare i conti con una presidente del consiglio comunale, Anna Lisa Bianco, arrestata perchè accusata di aver fatto carte false per passare la selezione dell'Azienza sanitaria provinciale per assumere impiegati amministrativi durante l'emergenza Covid. L'epidemia è stata, infatti, un danno per tanti, ma anche un affare per alcuni, come abbiamo raccontato in alcune documentate inchieste su Tp24, tempo fa. E in un articolo abbiamo anche ricordato (non adesso, due anni fa...) della strana coincidenza dei tanti politici che avevano vinto questa selezione, a cominciare proprio da Bianco e da un altro dei soggetti coinvolti adesso nell'inchiesta, come Gaspare Gianformaggio, consigliere oggi di opposizione, sempre a Trapani.
Tranchida, che in altri tempi, e per altri soggetti - e per molto meno - avrebbe scatenato l'iradiddio di dichiarazioni, aut aut, tuoni, fulmini e saette, della vicenda ha parlato poco, e male. Due righe, lo stretto necessario. E' difficile fare i duri e puri, quando si tratta di gente che hai scelto come compagno di processione, e che hai scelto come seconda carica della città (tale è infatti la presidente del consiglio comunale). Bianco, poi, ci mette il suo: non si vuole dimettere, nonostante sia ai domiciliari, costringendo l'assise a coprirsi di imbarazzo. E mi spiace notare (ma forse mi sarà sfuggito) il silenzio dei tanti giovani presenti in consiglio, che dovrebbero rappresentare un modo diverso di intendere la politica, avrebbero, data l'età, il diritto anche ad alzare la voce ed essere un po' più integralisti degli altri, quando si parla di politica concorsi truccati. E invece sembrano essersi adeguati al contesto. La politica fa invecchiare prima del tempo.
Nelle stesse ore in cui avvenivano gli arresti a Trapani, sempre dal consiglio comunale, non so chi, annunciava che la toponomastica cittadina si sarebbe concentrata sui nomi legati alla legalità ed alla lotta alla mafia. E' uno schema già visto all'opera a Marsala: affidiamo a vie, piazze e isole pedonali, ormai il ruolo di ricordare i morti di mafia. Organizziamo convegni con procuratori e prefetti per fare vedere che siamo dalla parte della legalità. Ci autopromuoviamo alfieri del "cambiamento", utilizzando espressioni ormai prive di senso come "etica della politica", "ricambio generazionale", "cultura della legalità". Poi, però, magari il concorso al Comune lo vince la figlia del dirigente. E pazienza. O i lavori per la fognatura li fa la ditta amica del funzionario. Così va il mondo.
Si tratta, ancora una volta, di alzare lo sguardo. Anzichè commentare il fatto di cronaca, bisogna capire che c'è altro, in ballo. Cito una battuta del film cult del momento, "Il mondo dietro di te" (è su Netflix). La dice Julia Roberts: "Ci freghiamo tutti a vicenda continuamente, senza nemmeno accorgercene. Freghiamo ogni essere vivente di questo pianeta, e pensiamo che vada bene perché usiamo cannucce di carta o consumiamo biologico".
Noi ci freghiamo tutti a vicenda, continuamente. E pensiamo che tutto vada bene, perchè abbiamo una sala intitolata a Mauro Rostagno, e ogni anno ci battiamo il petto per la strage di Pizzolungo. Le nostre cannucce di carta per avere la coscienza a posto.
Ma non voglio qui parlare di mafia, scusate. La mafia non c'entra nulla. Il discorso è un altro: c'è un tasso di corruzione, ormai, nella classe politica, in chi ha ruoli apicali, o dirige un ufficio, che è ritenuto come necessario. La corruzione non è neanche percepita come tale, è come l'Iva, è normale. Sia nelle piccole cose che nelle grandi. E la sanità pubblica è lo specchio di questo Paese, dai tanti che hanno accesso privilegiato alle cure, per amicizia o per rango, fino a chi ha appalti o fa carriera, perchè si ritiene, semplicemente, "più uguale" degli altri. E come ci dimostrano sempre le vicende di uno degli indagati di questa inchiesta, l'ex direttore dell'Asp, Gioacchino Oddo, una volta "cummannare era meglio che futtere". Adesso le due cose, comandare e fottere, viaggiano di pari passo.
Scusate se mi dilungo, le cose da dire sono tante, ma è un po' come l'abusivismo edilizio, che è la vera cartina di tornasole della politica illegale, soprattutto al Sud. Un reato odioso, l'abusivismo, come la corruzione. Eppure la politica lo tollera, fa finta di nulla, anzi, sembra a volte incoraggiarlo. Perchè, appunto, è ritenuto "necessario".
Una volta non so chi scrisse una provocazione divertente: dovremmo legalizzare la mafia. Aggiungo io che, di fatto, corruzione e abusivismo sono già legalizzati dalla prassi. Perchè, poi, quando la Procura interviene, e fa le indagini, e ci sono gli arresti eccellenti, tutti facciamo oooh di meraviglia, ma dimentichiamo che gli investigatori arrivano sempre dopo, quando il danno è fatto, e ne colpiscono uno, perchè lì arrivano. Gli altri cento restano impuniti. Ma davvero pensate, che per vincere una gara per la disinfestazione all'Asp di Trapani da 450mila euro bastano una cassetta di gamberoni e due aragoste? E' evidente che sotto c'è qualcosa di più, di quotidiano. Appunto, la prassi.
Arrivare prima è quello che non sappiamo fare e non sapremo fare mai. Mi fa sorridere, ma di imbarazzo, la presa di posizione dell'Ordine dei Medici della Provincia di Trapani, che chiede, addirittura, alla Procura di avere le carte dell'inchiesta per prendere poi una posizione. Quindi, il presidente dell'ordine, Vito Barraco, chiede al capo della Procura, Paci, di compiere un reato: rivelare atti su un'indagine in corso, così lui può decidere chi sono i buoni e chi i cattivi. Non solo è disarmante per la sua ingenuità, questa presa di posizione, ma mi fa pensare a quando, qualche anno fa, fu arrestato un imprenditore, ad Alcamo, che faceva parte dell'associazione antiracket locale. Fu arrestato per estorsione, e la cosa divenne una notizia nazionale. Il presidente si difendeva dicendo: la colpa non è mia, noi abbiamo chiesto al Prefetto l'elenco di chi possiamo ammettere come socio e chi no, e non ci ha mai risposto. Insomma, deleghiamo sempre ad altri - la Procura, la Prefettura, Gesù Bambino - la risoluzione dei nostri problemi, l'esame critico che non sappiamo fare. Ci piace apparire così, ingenui e naif, cadere dal pero e dire: ma chi se lo doveva immaginare... Già, chi se lo doveva immaginare che c'è questo tasso di corruzione nella sanità locale? Chi se lo doveva immaginare che il livello della classe politica è questo? Ma perchè, anziché battersi il petto dopo, l'Ordine dei medici (ma vale per tutte le categorie professionali, eh) non cerca di arrivare prima?
Oppure si continua così. Giocare a fare i puri. Fin quando arriva quello più puro che ti epura. E si ricomincia.
Giacomo Di Girolamo