La decisione della Procura di Marsala e confermata dal gip, di adottare il braccialetto elettronico per il 22enne autore delle persecuzioni nei confronti della fidanzata di 16 anni e per la stessa vittima dello stalking, è un provvedimento inedito, il primo in Italia, che ha avuto la ribalta sui media nazionali e che, cosa più importante, segna un deciso passo in avanti, pensato e voluto dai magistrati, nella lotta contro la violenza nei confronti delle donne.
Un braccialetto elettronico anche per la vittima delle violenze, affinché sia protetta e monitorata, dal momento, come in questo caso, che non sa difendersi da sola.
A 10 giorni dalla decisione non sono ancora disponibili i braccialetti elettronici - C'è qualcosa che sta andando storto. Nonostante il provvedimento sia stato preso più di dieci giorni fa, i braccialetti elettronici per il ragazzo sottoposto al divieto di avvicinamento alla giovane vittima e per la stessa ragazzina di 16 anni, non sono ancora disponibili. "Questo ritardo rischia di vanificare l'efficacia e la tempestività del provvedimento adottato a salvaguardia dell'incolumità della ragazza. E proprio nel momento più delicato della vicenda", ha commentato il procuratore Fernando Asaro, che ha scritto all'azienda che si occupa della fornitura dei dispositivi. Attualmente, quindi, i due ragazzi sono senza controllo.
Il caso di Marsala - Nei giorni in cui l'Italia, novembre 2023, i riflettori sono accesi sulla scomparsa e poi l'uccisione di Giulia Cecchettin e si parla di femminicidi e di nuovo patriarcato, una mamma preoccupata per cosa sta accadendo alla figlia
chiede aiuto per proteggere la figlia, contro la sua volontà. Il fidanzato, infatti, è aggressivo e possessivo – dice - patologicamente geloso, chiede alla ragazza video e foto per documentare i suoi spostamenti, la segue in videochiamata quando va a scuola perché non vuole che parli con i compagni, spesso la fa entrare alla seconda ora per limitare i contatti, le impone felpe e vestiti larghi e le
proibisce scolli e vestiti attillati. La madre denuncia, la figlia nega e dice di amarlo. Non è consapevole di essere una vittima.
Il procuratore di Marsala Fernando Asaro - "Una situazione molto delicata ma davanti al grande senso di responsabilità di questa madre, venuta a denunciare contro la volontà di sua figlia, ci siamo assunti la grande responsabilità di entrare a gamba tesa nella vita privata di questi ragazzi. Una madre che denuncia, la figlia che nega. Ci siamo interrogati con i colleghi se e come intervenire, ma i riscontri trovati a scuola e nel cellulare della ragazza erano consistenti. Non sappiamo come sarebbe finita questa storia se non lo avessimo fatto. Ma da padre, da cittadino, da magistrato, toccato profondamente come tutti dalla tragedia di Giulia Cecchettin, ritengo che sia ineludibile cogliere qualsiasi segnale e intervenire prima che sia troppo tardi”.
"Forme di stalking subdole e non riconosciute dalla vittima" - Nel provvedimento il pubblico ministero Roberto Piscitello parla di forme di stalking “tanto subdole e striscianti da non essere riconosciute nemmeno dalla persona offesa che però è una minorenne. E proprio a causa della sua minore età non è in grado di percepire il pericolo che corre nel rapporto sentimentale instaurato. Ma proprio la norma di legge che incrimina gli atti persecutori mette in evidenza come sia doveroso procedere anche in assenza di querela e contro la volontà della persona offesa”.
La mamma della sedicenne, "Ho fatto il mio dovere di madre e salvato mia figlia" - "Non mi sento coraggiosa. Ho fatto solo il mio dovere di madre", così al Corriere la mamma della sedicenne che ha denunciato il fidanzato che per mesi ha ossessionato la ragazza controllandola, pretendendo di essere informato di ogni suo spostamento con videochiamate continue, allontanandola dalle amiche. Un comportamento aggravato da offese, umiliazioni, insulti. "Non potevo più sopportare di vedere mia figlia in quello stato: sempre triste, agitata. Dovevo fare qualcosa e, falliti i tentativi di convincerla a interrompere una relazione che a me pareva tossica, non mi è rimasto che denunciare lui. Giorno dopo giorno l’ho vista trasformarsi. Prima era tranquilla, spensierata. Andava a scuola, usciva con le amiche, da quando ha cominciato a frequentarlo tutto è cambiato. Non si truccava più, aveva modificato il modo di vestirsi perché lui l’accusava di essere troppo provocante, non uscivano perché lui sosteneva che non fosse necessario frequentare altri. L’estate scorsa non sono mai andati al mare, lui non voleva. Tutti comportamenti anomali. Poi sono iniziati i problemi a scuola. Ho parlato con il ragazzo ma mi ha risposto in modo offensivo, mi ha minacciato. Mi sono rivolta ai suoi, la madre mi ha detto che erano questioni che dovevano risolvere i ragazzi e non dovevo immischiarmi. Ma questo per me non è amore, è solo desiderio di possesso». Mia figlia non capiva, era totalmente plagiata da lui». Quindi ha deciso di denunciare. Non ha avuto paura delle conseguenze? «Era l’unica cosa da fare. Certo che ho avuto paura, ma non di lui. Ho temuto di poterla perdere, ho temuto che non avrebbe capito. E all’inizio le cose non sono state facili. Lei mi rimproverava di averli allontanati, ma ho tenuto duro. La sua felicità viene prima anche del nostro rapporto: io ero sicura che con lui non sarebbe mai stata felice». Ora come vanno le cose? "C’è voluto un po’ ma si è resa conto che era la decisione giusta. Lui non la può avvicinare".
Sulla vicenda abbiamo sentito Anna Maria Bonafede, presidente del Centro Antiviolenza Metamorfosi di Marsala - "Credo che la tutela sia la prima cosa da fare, in questi casi, sono d'accordo con la decisione del procuratore, dobbiamo tutelare una donna, una minore, che è vittima di violenza, a maggior ragione quando non è consapevole di essere una vittima - ci dice la Bonafede -. Il ruolo del Centro Antiviolenza serve alle donne per una presa di coscienza e consapevolezza, per chiarire la loro posizione di vittime. Il problema sta alla base, un problema culturale, per il quale dobbiamo investire tanto nella sensibilizzazione delle nuove generazioni. Sensibilizzare ragazzi e ragazze ad una cultura della non violenza e del rispetto reciproco, che sono alla base di una civiltà in cui ci si mette in gioco alla pari, senza nessuna discriminazione tra uomo e donna". Qui la video intervista ad Anna Maria Bonafede:
Assessore Turano: «Vicenda Marsala faccia riflettere, nella graduatoria dei progetti educativi anche 5 istituti marsalesi» «Sono 186 le proposte delle scuole siciliane per la promozione della legalità, del rispetto della figura femminile e dell’educazione alle differenze ammesse al finanziamento regionale. Sono contento che, tra queste, cinque provengano da istituti scolastici di Marsala, città in cui a due fidanzatini la magistratura ha deciso di applicare i braccialetti elettronici per evitare episodi di stalking. Una vicenda che preoccupa e deve fare riflettere istituzioni, famiglie e scuole. Sul fronte educativo la Regione sta facendo la sua parte, finanziando con oltre 2,7 milioni di euro i progetti delle scuole in tutta l'Isola. La presenza in graduatoria delle iniziative delle scuole marsalesi è un segnale che ci da speranza».
Lo afferma l'assessore regionale all'Istruzione e alla formazione professionale Mimmo Turano, commentando la vicenda dei due ragazzi della città trapanese che ha visto l’intervento dell'autorità giudiziaria. La graduatoria dei progetti educativi delle scuole finanziati è pubblicata sul sito istituzionale della Regione e consultabile QUI.