C’è un senso di profondo smarrimento in consiglio comunale a Trapani, Palazzo Cavarretta è stato investito dagli ultimi fatti di cronaca giudiziaria e hanno decisamente gettato nello sconforto l’intera assise. L’arresto di Annalisa Bianco - nell'operazione "Aspide"-, seconda carica della città, presidente del consiglio comunale ha dato uno scossone e imposto una seria, non più indifferibile, analisi del tempo politico che si sta vivendo.
Il presidente rappresenta tutti i consiglieri, rappresenta il voto per antonomasia, è garante di buona e corretta vigilanza sugli atti amministrativi, è il notaio della burocrazia, garanzia di buona politica.
Il suo arresto sta indubbiamente creando un dispiacere da un lato umano, a Trapani i colleghi d’aula ne parlano tutti in maniera carina, ma dall’altro lato confidano anche in una presa di posizione e di distanza dall’amministrazione, che non è in alcun modo coinvolta ma che con questo arresto ci deve fare i conti.
Dopo la sospensione, per intervento della Legge Severino, in consiglio comunale ci sarà la surroga, pronto dunque ad entrare sarà Totò Braschi, primo dei non eletti della lista Trapani Tua.
A seguire poi si provvederà a votare nuovamente il presidente del consiglio, che la maggioranza non vuole lasciare alla minoranza, seppure in molti chiedano una figura alta di grande profilo. Pare invece che si sia orientati a votare sempre un esponente della lista
Trapani Tua, questa volta a fare il presidente del consiglio potrebbe toccare ad Alberto Mazzeo.
Nel frattempo c’è una presa di posizione del PD, con una nota congiunta segretario provinciale, Domenico Venuti, e segretario regionale, Anthony Barbagallo: “Quanto sta emergendo in queste ore dall’operazione Aspide sulla gestione della sanità in provincia di Trapani lascia sgomenti. Il quadro dipinto dagli inquirenti appare ancora più grave perché coinvolge esponenti
del mondo politico in vista in città. Per questo motivo, come Partito democratico, abbiamo l’obbligo di mettere in campo la massima attenzione rispetto a percorsi politici in atto e rispetto alle scelte future da adottare. Le accuse dovranno reggere al vaglio di un tribunale, è chiaro, – proseguono Barbagallo e Venuti – ma la politica deve dare risposte immediate. La sanità pubblica trapanese, infatti, continua a essere terra di conquista. Davanti a questa situazione il governo regionale dovrebbe invertire la rotta e invece si
blocca sulle nomine dei manager. A pagare le spese di questo sistema malato sono i cittadini, che subiscono il peso di una gestione dissennata di risorse che invece dovrebbero servire a rafforzare la sanità pubblica sul territorio con mezzi moderni e personale numericamente adeguato. Un quadro difficile anche per i tanti medici e lavoratori del settore che ogni giorno
danno prova di grande abnegazione”.
Anche l’onorevole Dario Safina ha sottolineato: “Piena fiducia nell’operato della magistratura e della Guardia di Finanza per il lavoro svolto, nella consapevolezza che i fatti sono ancora in corso di accertamento e i 17 indagati a vario titolo per diversi reati, avranno l’occasione di far emergere fatti a discolpa. Dai fatti indagati, però, emerge una verità già nota da tempo e cioè che La sanità siciliana continua ad essere gestita nell’ottica di un mercimonio che la fa annaspare a scapito degli utenti tutti. È tempo che ci si adoperi tutti affinché la sanità torni ad essere credibile e funzionante”.
L’aria che si respira a Palazzo Cavarretta è "pesante", i consiglieri comunali sentono il peso di quanto accaduto, sanno che i cittadini osservano e giudicano prima ancora della magistratura e che il disinnamoramento verso la politica è ancora più forte. Una macchia delle istituzioni che è difficile da fare andare via.
Rossana Titone