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13/12/2023 06:00:00

Corruzione all'Asp di Trapani. La funzionaria che gestiva appalti e concorsi

 Gli orecchini per le dritte per il concorso all’Asp, le cassette di gamberoni per gli appalti. Veniva riempita di regali Giuseppa Messina, detta Maria Pia, la funzionaria dell’Asp di Trapani finita in carcere nell’inchiesta Aspide sul maxi giro di corruzione nella sanità.

E’ lei la figura centrale in questa indagine. Il suo ruolo era strategico, e soprattutto durante l’emergenza Covid aveva la possibilità di gestire diverse procedure e, secondo i magistrati, elargire favori.

Classe 1959, la signora Messina era dirigente del Servizio contratti e convenzioni presso l’Asp di Trapani. Sono diversi gli episodi che la vedrebbero al centro di clientele e pratiche corruttive. Quello che gli investigatori definiscono un collaudato meccanismo di “addomesticamento” e “manipolazione” di procedure di gara.

Giuseppa Messina come raccontato ieri, avrebbe fornito in anticipo le domande del concorso per collaboratori amministrativi all’Asp alla presidente del consiglio comunale di Trapani, Anna Lisa Bianco che avrebbe ricambiato la “carineria” con un paio di orecchini. La funzionaria avrebbe permesso, anche, alla società del consigliere comunale mazarese, Giovanni Iacono Fullone, di effettuare i servizi di sanificazione nei locali dell’Asp. Il politico le avrebbe spedito a casa, per sdebitarsi, cassette di pesce, dai gamberoni agli scampi, dalle aragoste al pesce spada.

Ma c’è dell’altro, ci sono altri episodi che vedono al centro la funzionaria dell’Asp coinvolta nell’inchiesta.

 

 

 

LE DOMANDE IN ANTICIPO PER IL CONCORSO
Gli investigatori scrivono che - nella sua veste di Presidente della Commissione - Messina avrebbe “anticipato ad alcuni dei candidati gli argomenti e le tematiche delle domande che avrebbe loro formulato, o ancora evidenziato loro o a soggetti vicini ai candidati che li avevano "raccomandati" per l'assunzione - il testo da lei utilizzato per estrapolare le domande da porre in sede di prova orale, così comunque creando un evidente trattamento di favore e una grave violazione dei principi di correttezza e trasparenza della Pubblica amministrazione”.


Non solo Anna Lisa Bianco, altri candidati al concorso dell’Asp avrebbero saputo prima argomenti e domande d’esame. E a riferire tutto sarebbe stata Maria Pia Messina. A tale Annamaria Scala, preoccupata perchè non studia da 20 anni, la tranquillizza. Le dice che farà due domande, 5 minuti, l’unica cosa che deve fare è “parlare”, basta “che non dici minchiate”. La indirizza sugli argomenti e sul testo in cui recuperarli. Quando dà indicazioni alla consigliera Bianco, Maria Pia Messina le dà anche ad Attilio Giuseppe Bonavires. I tre sono nello studio della funzionaria dell’Asp a ripassare le domande dell’esame, la Messina prende un foglio dalla borsa e detta candidamente le domande e poi fa fare una fotocopia. Messina si incontra anche con Diego Comparato, collaboratore amministrativo dell’Asp, la cui moglie, Rosaria Carlino avrebbe dovuto sostenere l’esame. La funzionaria dà al collega, così, dei fogli con gli argomenti da fotocopiare.
Messina avrebbe fornito indicazioni sugli argomenti e il libro dal quale sarebbe state estrapolate le domande anche a Carlo Gianformaggio, funzionario Asp, e padre di Gaspare Gianformaggio (consigliere comunale, indagato) che si era candidato al concorso dell’Asp. “Io non ti devo dire niente” esordisce Gianformaggio padre alla Messina entrando nel suo studio, lasciando intendere che già sapessero come dovevano andare le cose.


L’AFFARE RESPIRATORI
L’inchiesta della Procura di Trapani parte dalla denuncia di Sergio Consagra e Gioacchino Oddo, rispettivamente direttore amministrativo e sanitario dell’Asp di Trapani. Da denunciante Oddo si è ritrovato denunciato (coinvolto, ad esempio, nella vicenda delle prestazioni sessuali per il rilascio di una patente). Dopo l’arresto, avvenuto nel maggio 2020, del manager dell’Asp di Trapani Fabio Damiani nell’ambito dell’inchiesta “Sorella Sanità” della Procura di Palermo, i due direttori hanno iniziato a rivedere gli appalti per scovare eventuali irregolarità.
In questo contesto viene coinvolta Maria Pia Messina. Uno degli appalti attenzionati dal duo e poi dalla Finanza è quello sulle forniture per dotare di ventilatori polmonari 35 posti di terapia intensiva e 135 ordinari durante l’emergenza Covid negli ospedali di Trapani, Castelvetrano e Marsala. La commessa era stata assegnata alla Althea srl di Roma.
E’ l’epoca dell’emergenza, è l’epoca delle procedure “snelle”, si decide così di bypassare l’evidenza pubblica e affidare la commessa da 1,35 milioni di euro alla Althea. Ma per i finanzieri c’è qualcosa che non quadra. In particolare che Antonella Federico, nella duplice veste di dipendente della Althea e responsabile di una più grande commessa assegnata dall’Asp di Catania, si sarebbe messa d’accordo con Damiani e la funzionaria Giuseppa Messina, nominata provveditore dell’Azienda sanitaria. Althea avrebbe fornito apparecchiature non conformi con una falsa attestazione presentata da Federico. La stessa Federico, su indicazione di Damiani, avrebbe definito il capitolato della gara poi vinta dalla sua azienda. Insomma la Federico era controllore e controllato, e avrebbe fornito degli strumenti diversi, non “top di gamma”, altro materiale ordinato non venne consegnato. C’è da dire che Oddo e la Messina revocarono la gara in autotutela.

 

I GAMBERONI
Giovanni Iacono Fullone è titolare della Iacono Servizi. Avrebbe ricevuto informazioni riservate su una gara per la sanificazione dei locali dell’Asp per tre mesi con la possibilità di rinnovo per un altro mese. Anche qui, a gestire questa gara, e a dare le dritte all’imprenditore sarebbe stata Giuseppa Messina. Parliamo di un appalto di 200 mila euro. Iacono Fullone per ricambiare il favore avrebbe donato, in più riprese, cassette di pesce alla signora Messina e a Maria Valentina Cruciata, anche lei funzionaria dell’Asp. Gamberoni, aragoste, scampi, pesce spada che Iacono Fullone faceva arrivare direttamente a casa della signora Messina, tant’è che il figlio della funzionaria chiede alla madre: “Ma non stiamo mangiando troppo pesce?”.

 

IL COVID NON DICHIARATO
Tutti i fatti sono emersi nel corso delle indagini grazie alle intercettazioni svolte dagli investigatori. E tra i fatti emersi c’è anche quello del Covid non dichiarato.

Maria Pia Messina e il compagno Alberto Adragna, di professione odontoiatra avrebbero violato la normativa sul tracciamento e l’isolamento Covid. Cioè avrebbero fatto carte false pur di non svelare la loro positività “probabilmente alla variante Delta” del virus nell’agosto 2021. L’obiettivo era evitare la chiusura dello studio dentistico come previsto dalla normativa. Ci sarebbero riusciti grazie all’aiuto di Alberto Gisone, titolare di un laboratorio di analisi cliniche.

CLIENTELE E RICOMPENSE
I magistrati, nell’ordinanza di custodia, scrivono che la signora Messina sarebbe stata stata “prona ai desiderata dell'ex direttore generale Damiani, pur rendendosi conto dell'illiceità degli stessi e finendo, conseguentemente e consapevolmente, per diventare strumento dei piani di costui. Per non contrastare il proprio organo di vertice, ne ha assecondato le direttive, abdicando ai propri compiti e contribuendo così alla lesione dei principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, tutela della concorrenza, economicità ed efficienza della spesa pubblica”. La funzionaria dell’Asp, sostengono i magistrati, avrebbe, quindi, “costantemente esercitato e distorto i propri poteri di pubblico ufficiale, seguendo una logica clientelare e di favoritismi personali, accettando anche "gratifiche" e "ricompense" per i favori fatti”.



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