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08/12/2023 06:00:00

Nave Juventa a Trapani, dodici ONG chiedono di aprire un'indagine 

Dodici organizzazioni non governative assieme all'equipaggio della nave di soccorso Iuventa hanno presentato una denuncia contro i responsabili dell'abbandono della nave, attualmente sotto custodia italiana, posta sotto sequestro nel 2017 e abbandonata nel porto di Trapani.

Solidarietà delle altre ONG - I membri dell'equipaggio di Iuventa (qui raccontiamo la storia), sotto processo a Trapani per presunto "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina", avevano già sollevato il problema a febbraio 2023, con un esposto sul deterioramento della nave. Ora, altre dodici organizzazioni hanno depositato denunce simili per spingere la Procura di Trapani ad agire. Tra queste organizzazioni figurano Sea Watch, borderline-europe, SOS Humanity, Mediterranea, Louise Michel, United4Rescue, Mission Lifeline, Mare-GO, Sea Punks, Alarm Phone, R42-sailtraining UG e ResQ, tutte unite in un segno di solidarietà.

12 navi "bloccate" in Italia - La denuncia congiunta presentata il 23 novembre supera il caso specifico della Iuventa, poiché arriva dopo che dall'inizio del 2023, ben dodici navi di ONG sono state messe sotto fermo amministrativo in Italia. Nello stesso periodo, oltre 2.300 persone hanno perso la vita cercando di attraversare il Mediterraneo, mettendo in evidenza la gravità della situazione. Questo sforzo congiunto delle ONG di ricerca e salvataggio sottolinea l'importanza di chiedere conto agli attori statali per le loro azioni di confisca e deterioramento delle imbarcazioni di soccorso.

 

Situazione disastrosa per la nave - La situazione della nave Iuventa, in totale abbandono da anni, è disastrosa in seguito a trascuratezza e mancata manutenzione sotto l'autorità portuale di Trapani. L'ispezione effettuata nell'ottobre 2022 ha rivelato danni considerevoli causati da atti vandalici e abbandono prolungato. Nel dicembre 2022, il tribunale di Trapani ha ordinato il ripristino della nave alle condizioni precedenti al sequestro, riconoscendo di fatto la violazione del dovere di custodia, senza però individuare responsabilità specifiche.

"Il nostro obiettivo è far emergere e chiedere conto a coloro che danneggiano mezzi di soccorso fondamentali per le frontiere europee, mettendo a rischio migliaia di vite. È questo il fulcro della nostra azione congiunta", ha affermato Dariush Beigui di Iuventa-crew. Sascha Girke, ha enfatizzato che il sequestro della nave non aveva lo scopo di prevenire reati, ma sembrava mirare a limitare i diritti umani fondamentali delle persone. L'abbandono successivo e il deterioramento della nave hanno sollevato dubbi sulle intenzioni delle autorità italiane nel minare l'operato delle imbarcazioni di soccorso civili.

Il sequestro della Iuventa è l'apice di un'indagine controversa sulle ONG. Sebbene fosse stato giustificato come misura "preventiva" per impedire ulteriori reati, nessuna colpa è stata finora comprovata. Nel processo penale ancora in corso, dopo sette anni, la difesa respinge ogni accusa come falsa e priva di fondamento.

L'equipaggio della Iuventa - "In Italia, pratiche come la confisca e la detenzione sembrano essere parte di un sistema che ostacola le operazioni di ricerca e salvataggio dei civili. Questa tendenza si è manifestata a partire dal caso della Iuventa e si è intensificata con il decreto Piantedosi. Ogni attacco alle navi di soccorso ha un impatto sull'intera flotta civile e, in ultima analisi, sulla vita e sulla sicurezza delle persone in movimento".  

La denuncia congiunta rappresenta un passo significativo nel mettere sotto i riflettori la questione critica della responsabilità delle autorità di fronte al degrado delle navi di soccorso, evidenziando l'importanza di proteggere i mezzi essenziali per salvare vite umane in pericolo nel Mediterraneo.

 

 

 



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