A indurre il magistrato a disporre l’arresto per favoreggiamento aggravato di Martina Gentile, figlia della maestra di Campobello Laura Bonafede, ritenuta una delle donne più vicine al boss Matteo Messina Denaro, sono stati i nuovi elementi investigativi emersi a suo carico (nei mesi scorsi il giudice aveva respinto la richiesta di misura per la Gentile per mancanza di indizi).
I cellulari sequestrati all’indagata, a sua madre e a Lorena Lanceri, altra favoreggiatrice di Messina Denaro e la documentazione sequestrata all’ex latitante, molta scritta con linguaggio cifrato, hanno dipinto un quadro più completo del ruolo avuto dalla donna nell’assistenza del capomafia allora ricercato. Nel covo di Messina Denaro sono state inoltre scoperte le impronte digitali di Gentile.
In un calendario, ritrovato nel suo ultimo nascondiglio, Messina Denaro inoltre appuntava in alcuni giorni un puntino o la parola Tan: gli inquirenti hanno scoperto che si trattava di una abbreviazione di Tania, lo pseudonimo usato per indicare Martina Gentile. In un caso il boss aveva scritto anche la frase «invio Tany».
Nelle date segnate dal capomafia, attraverso Gentile avveniva dunque lo scambio di «posta» per e da il latitante. E puntualmente il giorno successivo Laura Bonafede comunicava al capomafia di aver ricevuto le sue lettere: «ieri sai quando ho potuto leggere la tua? Alle 22», si legge in uno dei biglietti sequestrati nel corso dell’indagine. E’ la prova che Gentile aveva consegnato il messaggio del padrino alla madre.
Lo scambio dei pizzini di Messina Denaro tra e Lorena Lanceri una delle donne del boss, finita in manette nei mesi scorsi, sarebbe avvenuto nello studio di architettura dell’ex assessore all’urbanistica di Campobello di Mazara, Stefano Tramonte, in cui le due donne lavoravano. È uno dei particolari emersi nell’inchiesta del Ros che ha portato all’arresto della Gentile. L’architetto, che si è dimesso nei mesi scorsi, è indagato.
IL PROFONDO LEGAME. «Chiedo ogni volta al Tramite cosa ha mangiato la sera prima mi fa sentire in qualche modo più vicina a te. È l’unica persona con cui parlo più liberamente, con cui sono più me stessa», così scriveva a Matteo Messina Denaro Martina Gentile, arrestata oggi per favoreggiamento della latitanza del capomafia. Il pizzino ritrovato dopo l’arresto del padrino è uno degli elementi che dimostrano il legame che c’era tra l’indagata e Messina Denaro. Dietro allo pseudonimo di Tramite, hanno scoperto i carabinieri, era Lorena Lanceri che ha ospitato il capomafia latitante e ha condiviso con lui molto tempo nella sua abitazione. Sia Lanceri che Gentile lavoravano in uno studio di architettura di Campobello di Mazara e avevano modo di vedersi per scambiarsi notizie e pizzini del latitante. Per il gip Martina Gentile ha avuto uno specifico ruolo nella fondamentale sequenza dello «scambio posta» di Messina Denaro, «quel riservato, sofisticato ed efficacissimo sistema di raccolta e smistamento dei pizzini che il latitante ha sfruttato per comunicare anche con Laura Bonafede, uno dei perni nella gestione della clandestinità, di importanza vitale anche per mantenere i contatti con altri associati mafiosi e, in definitiva, per consentire al latitante di esercitare il suo ruolo di vertice dell’associazione mafiosa trapanese».
NON SOLO POSTINA. Postina, ma non solo. Il ruolo di Martina Gentile nella latitanza di Matteo Messina Denaro, potrebbe essere molto più complesso. Lo sospettano gli inquirenti che ne hanno chiesto e ottenuto l’arresto. «Martina Gentile - scrivono i magistrati - può vantare un tale patrimonio di conoscenze sui meccanismi di controspionaggio adottati dal latitante e sulla sua rete di coperture, tanto da porla strategicamente al centro, accanto alla madre, del suo sistema di assistenza e protezione del latitante e, in tal modo, in grado di condizionarlo, inquinarlo o comunque renderlo ancora oscuro nelle molte parti ancora non svelate». Per i pm la giovane donna era un anello indispensabile delle «reti di protezione sapientemente costruite dal latitante». «Il livello di fiducia riposto da Messina Denaro nella giovane donna, depositaria infatti di notizie riservate sulla latitanza, l’altissima considerazione sulle sue qualità, l’orgoglio per le convinzioni mafiose che la donna aveva anche pubblicamente manifestato, sono tutti indici che consentono di ritenere certa la conoscenza da parte della Gentile di ulteriori luoghi, persone, dinamiche attinenti alla sfera più intima e complice della latitanza di Messina Denaro», concludono. Le indagini su Martina Gentile potrebbero far scoprire altri canali di scambio di pizzini, probabilmente attivi a Palermo, città frequentata dal latitante durante le cure alla clinica La Maddalena e in cui la ragazza si recava spesso.
LA COLLANINA. Matteo Messina Denaro regalò una collanina di Bulgari di oltre 2.000 euro alla figlia di tre anni di Martina Gentile, arrestata oggi per favoreggiamento del boss. Nel linguaggio cifrato usato dal capomafia e dalla Gentile la piccola destinataria del dono veniva indicata come «Cromatuccia». La donna, dopo aver ricevuto il gioiello, mandò alla madre, Laura Bonafede, storica amante di Messina Denaro, una foto della collanina. La prova dell’acquisito verrà poi trovata nel materiale sequestrato alla sorella di Messina Denaro, Rosalia, che aveva appuntato la spesa come «regalo per cromatuccia».