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09/11/2023 09:11:00

Mafia e scommesse nell'agrigentino. I nomi degli indagati

Avrebbe ramificazioni anche nel trapanese, a Campobello di Mazara, l'inchiesta "Breaking Bet", che ha svelato ancora una volta gli interessi della mafia nel settore delle scommesse e del gioco d'azzardo. L’operazione eseguita ieri mattina dalla Dia di Agrigento ha portato a 10 misure cautelari firmate dal Gip del tribunale di Palermo Walter Turturici.

Agli indagati vengono contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, esercizio abusivo di attività d'intermediazione nella raccolta di gioco, tramite l'installazione di apparecchiature in assenza di concessione dell'Agenzia dei Monopoli, estorsione aggravata dall'agevolazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori.

Il personaggio chiave dell’intera inchiesta  è Vincenzo Corvitto, 50 anni, di Licata, imprenditore operante nel settore del betting. Arrestato con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di intermediazione nella raccolta di gioco e anche estorsione. Gli agenti della Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento hanno anche eseguito altre 9 misure cautelari. In cinque sono finiti agli arresti domiciliari: si tratta di Sergio Cantavenera, 47 anni di Licata; Antonio Cardella, 34 anni di Licata; Antonino Damanti, 40 anni di Licata; Angelo De Marco, 46 anni di Licata; Salvatore Morello 40 anni di Licata. Nei confronti di altri quattro indagati sono scattate misure interdittive: divieto di esercitare la professione di commercialista per un anno per Salvatore Maria Giglia, 62 anni di Campobello di Licata e stessa prescrizione per il geometra Salvatore Pira, 52 anni di Licata. Divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno, invece, a carico di Angelica Gentile, 53 anni e Carmelo Savarino, 55 anni entrambi di Campobello di Licata.

Gli altri indagati a piede libero sono: Giuseppa Balsamo, 50 anni di Gela; Sergio Cantavenera, 47 anni di Licata; Antonio Cardella, 34 anni di Licata; Vincenzo Corvitto, 50 anni di Licata; Giuseppe Corvitto, 22 anni di Licata; Antonino Damanti, 40 anni di Licata; Angelo De Marco, 46 anni di Licata; Angelica Gentile, 53 anni di Campobello di Licata; Salvatore Maria Giglia, 62 anni di Campobello di Licata; Giuseppe Mangione, 56 anni di Licata; Luigi Martino, 35 anni di Licata; Salvatore Morello 40 anni di Licata; Angelo Occhipinti, inteso “Piscimoddu”, 69 anni di Licata; Salvatore Pira, 52 anni di Licata; Giuseppe Puleri, 44 anni nato a Canicattì e residente a Campobello di Licata; Carmelo Savarino, 55 anni di Campobello di Licata; Alberto Sorrentino, 53 anni di Palermo, Vincenzo Spiteri, 56 anni di Licata; Gianluca Vedda, 48 anni nato ad Agrigento ma residente a Licata.

 

"Da tempo, come animatori della campagna “Mettiamoci in Gioco” contrariamente a quanto molti sostengono sosteniamo che il gioco d’azzardo legale, non è argine all’illegalità ma, anzi, terreno di elezione per le infiltrazioni mafiose. Questa operazione conferma che gli illeciti avvengono non solo tramite l’esercizio abusivo di attività, ma tramite l’estorsione, il riciclaggio di denaro sporco, l’usura", dichiara Gino Gandolfo, coordinatore regionale della campagna "Mettiamoci in gioco".

"Del resto, già studi della Commissione Nazionale Antimafia e della Banca d’Italia avevano dimostrato come oggi l’azzardo sia più remunerativo e più sicuro per le consorterie mafiose persino rispetto agli utili del traffico di stupefacenti. Per questo rinnoviamo con forza l’appello al mondo della politica sollecitando l’approvazione di una legge quadro nazionale che stabilisca regole certe per il settore a partire da una limitazione dell’offerta che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo esponenziale, mettendo al centro la tutela della salute dei cittadini ed il rispetto della legalità" conclude Gandolfo.



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