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01/11/2023 06:00:00

Sanità. Ecco i migliori ospedali italiani. E la Sicilia non va benissimo

 L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) ha sviluppato, su mandato del Ministero della Salute, il PNE(Programma Nazionale Esiti) con l’obiettivo di valutare l’efficacia, l'appropriatezza, l'equità di accesso e la sicurezza delle cure garantite dal Servizio sanitario nazionale (SSN) nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza (LEA). 

La presentazione dei risultati è avvenuta lo scorso 26 ottobre, i dati dell’Edizione 2023 fanno riferimento all’attività assistenziale erogata nell’anno 2022 da circa 1.400 ospedali pubblici e privati, e a quella relativa al periodo 2015-2022 per la ricostruzione dei trend temporali, tenendo conto anche dei cambiamenti avvenuti a seguito della pandemia e delle dinamiche che stanno caratterizzando il ritorno alle attività ordinarie.

In base agli indicatori gli ospedali siciliani non sono molto presenti tra quelli che classificati come livello di assistenza "molto alta". 

Il 2022 è stato caratterizzato da una significativa ripresa delle attività e da un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 (+328 mila). In questa Edizione, sono riportate, per i diversi ambiti nosologici, le valutazioni relative ai volumi di attività chirurgica a elevata complessità, all’accesso alle procedure tempo-dipendenti, all’appropriatezza clinico-organizzativa, agli esiti e all’equità delle cure. Sono stati calcolati complessivamente 195 indicatori, di cui: 170 relativi all’assistenza ospedaliera; 25 relativi all’assistenza territoriale, valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile; esiti a lungo termine e accessi impropri in pronto soccorso.


Sono attualmente in sperimentazione 12 nuovi indicatori, di cui 4 in ambito oncologico (relativi agli interventi per tumore maligno della mammella), 4 in ambito neurologico (relativi all’ictus), 2 in ambito cardiologico e 2 in ambito digerente (relativi alla cirrosi epatica).
Il PNE indica che il 2022 è l’anno in cui aumentano anche i ricoveri per infarto miocardico acuto(circa 1.200 in più rispetto al 2021).
In merito alla tempestività di accesso all’angioplastica coronarica sono 10 le strutture strutture che hanno proporzioni più elevate: “Casa di Cura Città di Lecce”, “Ospedale degli Infermi” (Ponderano-Biella), “Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini” (Catanzaro), “Azienda Ospedaliera Università Policlinico Tor Vergata” (Roma), “Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II” (Sciacca), “Ospedale Del Cuore G. Pasquinucci” (Pisa), “Presidio Ospedaliero S. Antonio Abate” (Erice), “Stabilimento di Ascoli Piceno”, “Stabilimento di Pesaro”, “Presidio Ospedaliero di Chiari” (Brescia).


Per l’impianto, invece, dei Bypass Aorta Coranico sono 11 le strutture che hanno effettuato 200 o più interventi di BAC: Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” (Roma), AOOR “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” (Salerno), Villa Maria Cecilia Hospital di Cotignola, Ospedale di Treviso, “Ospedale del Cuore G. Pasquinucci” (Pisa), Stabilimento “Umberto I - G. M. Lancisi” (Ancona), Policlinico Universitario “Campus Biomedico” (Roma), AOU Careggi (Firenze), P.O. “SS. Annunziata” (Chieti), AOU Mater Domini (Catanzaro), Ospedale Civile di Legnano (MI).
Sono 6 gli indicatori valutati per tutta l’area cardiovascolare, che se rispettati la soglia di efficienza è ritenuta molto alta, su 562 strutture valutate sono solo 55 con tutti e sei gli indicatori calcolabili. Di queste, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze è l’unica struttura che raggiunge un livello di qualità molto alto.


L’area muscolo-scheletrica migliora nella concentrazione della casistica per quanto riguarda la frattura del collo del femore: 418 strutture (61%) che hanno raggiunto la soglia dei 75 interventi/annui, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva.
La proporzione mediana di pazienti di età inferiore a 65 anni operati tempestivamente è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente: 53% rispetto al 48% nel 2021. Gran parte delle strutture italiane, tuttavia, fa registrare proporzioni al di sotto della soglia minima, le 356 strutture con volumi superiori a 100 ricoveri nel 2022, 121 hanno raggiunto la soglia del 60%. Le 10 strutture con proporzioni più elevate sono: “Ospedale Monopoli”, Presidio Ospedaliero Umberto I (Siracusa), “Presidio Ospedaliero S. Giovanni di Dio” (Agrigento), “Ospedale di San Dona' di Piave”, “Ospedale Sandro Pertini” (Roma), “Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II” (Sciacca), “Policlinico Universitario Campus Bio Medico” (Roma), “Stabilimento di Jesi”, “Istituto Clinico Humanitas” (Rozzano), “Casa Di Cura Latteri Valsava Srl” (Palermo). Il post pandemia poi ha portato un aumento degli interventi di protesi d’anca, che ha portato il settore privato a livelli di attività superiori rispetto al periodo prepandemico (+13% nel 2021 e +24% nel 2022), mentre il settore pubblico ha visto ridursi il gap sul 2019, passando da -12% nel 2021 a -5,4% nel 2022.
Stessa cosa per le protesi al ginocchio o alla spalla, aumentano gli interventi presso il privato accreditato, con un +21% e il settore pubblico a -15% rispetto al 2019.


Le nascite sono l’anello debole di tutto il Paese, durante la pandemia, a partire dal 2021, si è registrata un’attenuazione del trend, con un incremento del 2,7% nel 2021 e del 6,0% nel 2022 rispetto all’atteso, pari a 32.500 ricoveri in più per parto nel biennio 2021-2022.
Un terzo dei punti nascita è sotto il limite dei 500 parti l’anno, solo 140 punti nascita si sono posizionati oltre la soglia dei 1.000 parti/anno. L’area della gravidanza e parto è valutata nei treemap attraverso 3 indicatori: proporzione di parti con taglio cesareo primario; proporzione di parti vaginali in donne con pregresso parto cesareo; proporzione di episiotomie nei parti vaginali.


È stata applicata una soglia annua per struttura di almeno 500 parti. Laddove tale soglia non sia stata raggiunta, tutta l’area viene valutata di qualità molto bassa indipendentemente dagli esiti. Risultano 342 strutture con tutti e tre gli indicatori del treemap valutati, di cui 50 raggiungono un livello di qualità molto alto. La regione che presenta la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto alto è l’Emilia-Romagna (11 strutture su 17, pari al 65%). In 9 regioni, nessuna struttura raggiunge un livello di qualità molto alto: Valle d’Aosta, Liguria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.


Riprende a pieno ritmo anche la chirurgia oncologica, nel 2020 ci sono stati circa 7 mila ricoveri in meno, il biennio successivo si è caratterizzato per un riallineamento al trend prepandemico. E’ il tumore al pancreas che non ha subito nel periodo della pandemia una significativa contrazione dei volumi. In fase pandemica, il numero degli interventi è rimasto pressoché invariato mentre nel 2022 si è registrato un aumento rispetto al valore atteso (+2,7%).


Si segnala un numero non trascurabile di strutture (163, pari al 16% della casistica complessiva) al di sotto dei 10 interventi l’anno. L’area viene valutata nel treemap tenendo conto anche degli interventi: il vincolo per struttura è di almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, di almeno 85 interventi per il tumore del polmone e di almeno 45 interventi per il tumore del colon. Laddove la soglia non sia stata raggiunta, il relativo indicatore è stato valutato di qualità molto bassa indipendentemente dall’esito.

Solo 4 le strutture con livello di qualità molto alta sono: Ospedale di Mestre, Azienda Ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Ancona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma). Tra le 28 strutture con livello di qualità alta ce ne è solo una siciliana ed è il Garibaldi di Catania.



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