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27/10/2023 06:00:00

Il grande gioco delle sanità in Sicilia e quel numero magico: 18 

 Diciotto. Sono i manager della sanità pubblica in Sicilia che il presidente della Regione, Renato Schifani, non è riuscito a nominare. È tutto in alto mare. Guerra di veti incrociati, riunioni che saltano, alleati che si odiano, e poi il grande pasticcio degli “idonei”, la lista top secret che questa estate è stata resa pubblica dalla solita manina che si diverte a creare caos. Solo che qui siamo in Sicilia. Una manina non basta. E allora ecco spuntare la seconda manina, che fa circolare una seconda lista: i “maggiormente idonei”.

 Il dibattito ha avuto toni altissimi. Forza Italia, ad esempio, voleva almeno cinque manager. Ma, attenzione, non è che qui siamo dalle parti del grillismo dei tempi d’oro, dell’uno vale uno. Ma quando mai. C’è chi vale di più. E quindi nei cinque manager ci dovevano essere almeno un paio di grandi ospedali, tra Palermo e Catania. Allora sì che si ragiona. Non direte mai che l’Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa, ad esempio, vale quanto quella di Palermo?

A Schifani l’ultimo colpo di mano non è riuscito. Voleva fare approvare una riforma lampo (che, per un parlamento regionale che non ha approvato nessuna riforma in un anno sembrava davvero una provocazione) per svuotare le Asp da ogni incarico e dare più potere agli ospedali. In pratica si moltiplicavano i manager, quindi i posti, quindi si potevano accontentare tutti, in attesa del prossimo scannatoio. Con il piccolo particolare che, una volta approvata la riforma, i commissari nel frattempo sarebbero stati prorogati, portando un po’ di pace. La classica manina ha ancora una volta girato la bozza alla stampa. Sfuriata dei partiti contro Schifani, accuse reciproche, smentite su smentite, e tutto ritirato. 

Nell’ultima riunione si è consumata la rottura tra la Lega, che ormai fa la voce grossa dopo gli ultimi accordi elettorali con gli autonomisti in vista delle Europee, e Forza Italia. La riunione è cominciata ed è terminata subito, per uno sgarbo, addirittura, su chi doveva fare gli inviti a chi.

Se guardassero fuori dalle loro stanze, i leader di partito, i capigruppo, Schifani e gli assessori, si accorgerebbero del disastro che c’è intorno. I pronto soccorso sono sempre più con l’acqua alla gola, i medici fuggono dalla sanità pubblica, e l’unica cosa che regge sono le strutture convenzionate, che richiedono però somme sempre più alte alla Regione per sopperire alle sue mancanze, e che si preparano ad nuovo sciopero a dicembre.

La mancanza dei camici bianchi soprattutto in medicina di urgenza, era stata tamponata con il ricorso ai dottori extracomunitari. Una trovata che era partita da Agrigento, e che poi si era estesa alle altre province, con medici provenienti dal Nord Africa, Cuba, Argentina, Ucraina a reggere interi reparti ed ospedali che altrimenti sarebbero chiusi. Ma anche questa storia non finisce bene. Qualche settimana fa il commissario dell’Asp di Trapani, Vincenzo Spera, ha fatto un insolito appello: «Cerchiamo case in affitto per i medici stranieri. Aiutateci». Strano. In un territorio che conosce una forte emigrazione, di case vuote ce n’è una infinità. «Cercano appartamenti spaziosi, perché si trasferiscono con la famiglia, hanno figli….», aggiunge il commissario. Ma questi benedetti appartamenti, già arredati, in centro, magari, non si trovano. Come mai? Forse che i siciliani non vogliano affittare casa al medico extracomunitario? No, non è nello spirito degli isolani, maestri dell’ospitalità. E allora? Allora il problema è che i medici hanno bisogno della casa per avere il contratto di lavoro, e solo così possono avere il permesso di soggiorno, come stabiliscono gli ultimi decreti del governo Meloni in tema di sicurezza e migranti. Se no sono clandestini, rischiano il carcere. E questa roba di affittare una casa con un contratto in regola, di quelli da firmare, registrare, e depositare – e poi magari pagarci le tasse – a molti padroni di casa siciliani non va giù. Morale: dopo l’entusiasmo iniziale, molti medici stranieri che avevano aderito all’avviso per venire a lavorare in Sicilia, ci hanno ripensato.

Il clima è esasperato. Il 16 ottobre i pazienti del Centro traumatologico ospedaliero di Palermo hanno dovuto chiamare i Carabinieri. Erano in fila dalle prime ore del mattino, dopo aver fatto analisi e radiografie, quando si sono trovati questo cartello: «Si avvisano i signori pazienti che per motivi organizzativi le visite ambulatoriali odierne non verranno effettuate». Chi è arrivato in ambulanza è dovuto tornare indietro. Non c’erano medici. Il primario si è dimesso, per andare in una clinica privata, e si è portato due specializzandi. Due chirurghi stanno male, e altri due stanno per andare in pensione e smaltiscono ferie arretrate. Rimangono solo, per tutta Palermo, due medici, sia per le emergenze, che per l’ambulatorio.

Ma sono tanti i reparti che stanno chiudendo per mancanza di personale – denunce simili sono arrivate da Gela come da Caltagirone o Sciacca – creando poi un effetto imbuto sui reparti che rimangono aperti.

Queste e altre storie, a quanto pare, al palazzo non le conoscono. E procedono di riunione in riunione, di lite in lite. Dopo l’elenco degli idonei, ben ottantasette, e dei maggiormente idonei, trentanove, ecco spuntare un terzo elenco. I candidati con il giudizio “pienamente coerente”. Coerente con cosa non lo sanno neanche loro. Sono undici, i top, quelli che un posto lo devono avere per forza. Bisogna capire dove. E poi cosa fare con gli altri. E qui è saltato il tavolo. Schifani cerca di mettere su dell’ altro, per gli scontenti: «Ci sono trecentoquaranta milioni di euro per un nuovo Policlinico in Sicilia», ha annunciato. Quindi, un nuovo ipotetico futuro manager, il diciannovesimo. «Se tutto va bene», ha aggiunto Schifani, con prudenza. Ma i partiti di maggioranza già non lo ascoltavano più: litigavano pure su quello. Fino alla decisione finale: rinviamo. Qualcosa accadrà. 


CISL. "L'ulteriore rinvio della nomina dei manager della sanità è preoccupante perché proroga le attese di una gestione ordinaria e stabile del sistema sanitario. Si arrivi presto all'individuazione di manager che rispondano ai criteri di competenza e professionalità. La politica ricordi che c'è di mezzo la gestione della salute dei cittadini, con la sua lentezza di decisione non sia all'origine di disservizi ai danni dei cittadini". A dichiararlo sono Sebastiano Cappuccio e Paolo Montera, rispettivamente segretario generale della Cisl Sicilia e segretario generale della Cisl Fp Sicilia commentando la notizia di una possibile ulteriore proroga dei direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere siciliane. "Le aziende sanitarie - continuano i sindacalisti - sono commissariate già da oltre un anno e così si rischia che il regime commissariale diventi alternativo al regime ordinario con tutte le conseguenze del caso in termini di funzionamento delle strutture".

Intanto, sempre sul fronte sanità in vista della manovra, il segretario della Cisl Fp Sicilia Paolo Montera ha inviato una nota al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e all'assessore alla Salute Giovanna Volo per chiedere che il governo regionale come previsto dal Decreto legge "Anticipi" varato da Palazzo Chigi, stanzi, le risorse per l'erogazione al personale sanitario dell'anticipazione degli aumenti contrattuali che saranno poi integrati in sede di contrattazione nazionale. "Si tratta - spiega - di un'erogazione una tantum a sostegno del potere d’acquisto dei dipendenti pubblici. Sarebbe un’occasione sprecata e un pessimo segnale per i lavoratori che hanno sostenuto sacrifici enormi, anche in termini personali, mettendo spesso a rischio la propria salute psicofisica per assicurare la tenuta del sistema sanitario italiano".

CINQUE STELLE. "Vorremmo sbagliarci, ma tutto lascia prevedere l’ennesima beffa per i siciliani. Un esempio per tutti? La sanità, che dovrebbe essere al primo posto negli impegni del governo, soprattutto adesso che è alla canna del gas, non sembra trovare spazio nella prossima finanziaria regionale. La verità è che ai partiti interessano soltanto le poltrone della di Asp e aziende ospedaliere, non la salute dei cittadini e l’indecente faida cui assistiamo giornalmente per la nomina dei manager lo dimostra ampiamente. Ma se continua così i partiti rischiano di spartirsi solo le macerie”.

Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca, a commento della bozza della manovra finanziaria circolata in questi giorni. “Ci saremmo aspettati – dice Antonio De Luca - norme per i pronto soccorso e le liste d’attesa e incentivi per frenare l’emorragia continua di camici bianchi dal pubblico verso il privato e invece nulla, nemmeno un euro. Eppure di sanità si parla praticamente ogni giorno nel centro destra, ma per piazzare il maggior numero di bandierine possibile nelle Asp e negli ospedali. E’ ora di dire basta a questa spartitocrazia, specie se in ballo c'è la salute dei siciliani che quotidianamente hanno a che fare con servizi pessimi e disservizi continui, nonostante il grandissimo impegno di medici e paramedici che si fanno in quattro per colmare i disastri causati dalla politica. La sanità torni ad essere veramente dei siciliani e non dei partiti”.