Ci sono anche personaggi della provincia di Trapani nel lungo elenco di persone indagate in una maxi inchiesta sul sistema mafioso in Lombardia.
I giudici ritengono di avere le prove di una grande alleanza tra Cosa Nostra, ‘ndrangheta e Camorra assieme, a far affari in Lombardia: “Un network criminale evoluto”, con “l’esistenza di un accordo stabile e duraturo tra le diverse componenti: calabrese, siciliana e romana, espressione di un sistema di tipo confederativo”.
L'indagine ha portato all’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita questa mattina per undici persone e al sequestro di oltre 223 milioni di euro per illeciti profitti legati a reati finanziari. Va rilevato che lo scenario, “supportato da granitiche acquisizioni raggiunte tramite un monitoraggio tecnico massificato”, è stato in buona parte smontato dal giudice per le indagini preliminari che di fronte a 154 richieste di misure ha ritenuto di riconoscerne solo 11 (di cui 8 aggravanti mafiose) con gli altri 143 indagati a piede libero. Nel frattempo una persona è morta e gli indagati sono dunque 142.
Nell’inchiesta ci sono nomi di peso. Per Cosa Nostra i Fidanzati, Giuseppe “Ninni” e (“zio”) Stefano - figlio e fratello del superboss Gaetano, “don Tano” a capo dei corleonesi, morto undici anni fa -, Paolo Errante Parrino detto “zio Paolo” e i trapanesi collegati al mandamento di Castelvetrano comandato da Matteo Messina Denaro, i Rinzivillo, i catanesi Mazzei.Il traffico di droga è centrale nel sistema mafioso lombardo. Assieme a Massimo Rosi, l’altra “mente” del traffico di stupefacenti, anche lui in manette, è Gioacchino Amico. Figura centralissima: nato a Canicattì, nell’Agrigentino, 37 anni fa, è però espressione del clan camorristico dei Senese. Del narcotraffico “Amico e Rosi sono i due capi promotori, ne pianificano le strategie, decidono quanta merce comprare, concordano il prezzo, mantengono i rapporti con i fornitori”. Non solo. Amico manteneva rapporti diretti con l’uomo di fiducia del superboss Matteo Messina Denaro, Antonio: “Lo ha incontrato varie volte in Sicilia, anche a Campobello di Mazara a poche decine di metri da quello che risulterà essere il covo del superboss”. Amico mette a disposizione dell’associazione gli uffici della Servizi integrati a lui riconducibili per lo svolgimento delle decine di summit documentati nell’indagine. Ma Amico è anche uomo di relazioni, quello che “mette a disposizione dell’associazione la propria sfera relazionale politico istituzionale ed imprenditoriale, accrescendo ‘il capitale sociale’ dell’organizzazione, mirando all’infiltrazione del tessuto economico-sociale lombardo”, si occupa del reimpiego dei profitti illeciti acquisendo aziende private con una rete di prestanome.
Gli esponenti mafiosi della provincia di Trapani, collegati al mandamento di Messina Denaro e coinvolti nell'inchiesta sono Paolo Aurelio Errante Parrino, già condannato per associazione mafiosa, PACE Bernardo detto "Dino", PACE Michele, PACE Domenico, ABILONE Rosario, ABILONE Giovanni, CISLAGHI Diego.