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21/10/2023 06:00:00

Trapani, crocevia internazionale di armi e droga / 2

Trapani crocevia di relazioni indicibili tra mafia, servizi segreti e trafficanti di armi e droga. E' lo spaccato che emerge dal libro "Stato canaglia" di Marco Birolini, come abbiamo raccontato ieri.

 L’ipotesi della droga nascosta tra le bombe emerse anche durante il processo per l’omicidio di Mauro Rostagno perché il giornalista e sociologo, assassinato a colpi di fucile il 26 settembre 1988 a Valderice, si era pericolosamente addentrato tra le ombre che aleggiavano su Trapani in quegli anni. Secondo alcuni testimoni, Rostagno aveva effettuato alcune riprese di un aereo militare che scaricava armi proprio sulla pista di Chinisia.
I traffici illeciti  portavano fino in Somalia. E' la stessa pista su avrebbe indagato anche Ilaria Alpi - anche lei assassinata - e che potrebbero essersi intrecciati con quelli di droga. Le immagini erano probabilmente contenute in videocassette che il giornalist acustodiva nel suo ufficio: diversi testimoni hanno detto di averle viste, ma non sono mai state ritrovate.

Rostagno si muoveva su un crinale molto pericoloso. Ne è convinto il dirigente della Digos Giovanni Pampillonia, che durante il processo per l’omicidio del giornalista si disse certo che Rostagno avesse scoperto qualcosa di «estremamente grosso, estremamente importante». Qualcosa «di cui lui fosse a conoscenza, di un rilievo eccezionale». Per voler parlare in modo riservato niente meno che con Giovanni Falcone, concluse il dirigente, Rostagno doveva avere in mano «inchieste estremamente pesanti».

L’ipotesi dell’utilizzo clandestino di una pista militare abbandonata fu  verificata e analizzata dalla Digos di Trapani. L’ispettore Pampillonia contattò l’Aeronautica militare per chiedere lumi sulla questione.

«Ne scaturì una defatigante interlocuzione con l’Aeronautica Militare, che per ben tre volte fu sollecitata a fornire informazioni» sottolineano i giudici della sentenza Rostagno (ricordiamo che la sentenza del processo Rostagno la potete scaricare da qui).  La prima volta l'Aeronautica rispose negativamente alla richiesta se vi fossero piste aeree abbandonate nei pressi di Trapani. Alla seconda richiesta, con la quale si faceva presente che era stata individuata la pista di Chinisia, ammise che si trattava di un vecchio aeroporto militare, in disuso però dal ’54 e mai più utilizzato. Ma non è vero. Perché la questura di Trapani le contesta che in realtà il 23 maggio 1988 – cioè ben 34 anni dopo la dismissione ufficiale – la pista fu utilizzata per un’ampia esercitazione, e allora l’Arma  si ricordò dell’operazione denominata «Firex 88» (veniva simulata un’occupazione da parte nemica dell’aeroporto di Birgi, successivamente liberato grazie a un attacco congiunto di forze navali, terrestri ed aeree).

Solo a quel punto il Comando militare interessato confermò quanto già la Digos aveva appurato, fornendo anche i piani di volo dell’esercitazione in questione e il relativo programma, che prevedeva la liberazione dell’aeroporto di Birgi a opera di truppe aviotrasportate a bordo di mezzi (aerei ed elicotteri) provenienti dalla vicina base di Kinisia. Di quella esercitazione, peraltro, la Digos trovò anche le riprese effettuate all’epoca da Telescirocco


«Il carteggio intercorso con l’Aeronautica Militare, comprensivo della documentazione da questa trasmessa sull’esercitazione Firex 88», si legge sempre nella sentenza, fu allegato a una delle informative a suo tempo indirizzate alla procura di Trapani. L’avvocato Vito Galluffo, in udienza, chiede l’esibizione del carteggio, precisando di averne personalmente constatato l’esistenza nel fascicolo del pubblico ministero. Ma il carteggio non è mai stato rinvenuto, così come lo stesso Pampillonia, che pure ha curato la ricerca delle informative di cui ha riferito nel corso delle sue varie deposizioni e che sono state poi allegate su supporto informatico, ha dovuto riconoscere, alla stessa udienza, di non essere riuscito a trovare l’informativa cui era allegato il carteggio in questione. La Digos fece anche un paio di sopralluoghi a Chinisia, verificando che misurava circa un chilometro e duecento metri. Una lunghezza sufficiente, dunque, per far atterrare anche un grosso aereo militare da carico, tipo i c130 che Rostagno avrebbe ripreso...

Ricordiamo che negli anni Settanta - Ottanta la mafia siciliana domina il mercato globale dell’eroina. Lo stupefacente arriva dal Medio Oriente, viene lavorato nelle raffinerie siciliane dirette dai «chimici» marsigliesi emigrati nell’isola, e riparte per il resto d’Italia, l’Europa e soprattutto l’America. Ad Alcamo, sorgeva una delle più grandi raffinerie, in contrada Virgini: verrà scoperta e smantellata dalla polizia nel 1985. Paolo Borsellino la definì addirittura «la più grossa al mondo», perché permetteva di produrre eroina per un fatturato di 4 o 5 miliardi di lire al giorno.