"Le radici dell'odio. La mia verità sull'Islam". È una raccolta di articoli della controversa intellettuale Oriana Fallaci sul tema dell’Islam e spiega il motivo per cui per lei è iniziata una guerra al mondo islamico."Ho visto le mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o un cammello" scriveva da giovane nel suo primo resoconto sulla condizione delle donne nei paesi islamici,chissà perché utilizzò la forma rafforzativa mussulmane, una scelta linguistica indicativa e d'allora non ha mai smesso di raccontare il mondo musulmano senza mezzi termini né concessioni, fino alle invettive seguite all'11 settembre: un atto d'accusa senza sconti contro "i figli di Allah che hanno dichiarato guerra all'Occidente".
La giornalista narra la sua pericolosa perlustrazione nelle trincee dei mondi musulmani: una notte trascorsa con i fedayn, i guerriglieri di Al-Fatah, rivelando ferocia e umanità che mescola Islam e antisionismo ad un'avversione al capitalismo antico ma non ortodosso; una cerniera di ideologie imbastardite dalla pressione dei tempi e dalla ferocia della guerra costantemente combattuta su un fronte inesauribile, quello antisreaeliano. E poi l’incontro con Arafat, di cui la Fallaci descrive subito il corpo e il volto, l’inadeguatezza alla guerra e al comando: i tratti del finto combattente, dell’uomo costruito dai media occidentali, francesi, determinato a riprendersi la Palestina decretando la distruzione di Israele e degli stessi palestinesi.
La sua carriera professionale le diede successo sia in termini di notorietà che economici e decise di vivere negli Usa, non nell'Utah ma a New York dall'inizio degli anni Novanta e da cui visse, nel suo villino nell'Upper East Side di Manhattan, l'attacco alle Torri Gemelle. Mi chiedo banalmente se qualcuno avesse occupato abusivamente la sua abitazione, con il diritto internazionale complice nella sostanza, quale sarebbe stato il suo sentimento. Perchè fuori dai denti, la creazione Sic et simpliciter - direbbe Sturiano - dello Stato d'Israele, puzza di lavaggio di coscienza sulla responsabilità della Shoah. Oppure quando gli invasori Crociati occuparono la Terra Santa.
Sulla condizione femminile in Italia, si rammenta di Franca Viola d'Alcamo che nel 1965 quando in seguito ad uno stupro, rifiutò il matrimonio riparatore, contemplato dal nostro ordinamento giuridico, affermò: "Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce". All'epoca, la violenza sessuale era considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona. La norma solamente nel 1996 sancì lo stupro da reato "contro la morale" in Italia come un reato "contro la persona", probabilmente nell'Upper East Side di Manhattan non si seppe. In questo momento storico non è politicamente corretto, ma gli occidentali hanno contribuito notevolmente alla genesi de "Le radici dell'odio".
Vittorio Alfieri