Quest’estate nella laguna dello Stagnone lo sport diventato di moda quasi non era più il kitesurf, ma la pesca del granchio blu.
E’ il terrore dei pescatori. Chele robuste, in grado di tagliare le reti, e mangiare il pescato. E’ un pericolo per gli ecosistemi, si riproduce in maniera massiccia e divora ogni cosa. E’ ormai il padrone dei mari, il granchio blu, che ha invaso il Mediterraneo e soprattutto alcune zone come lo Stagnone di Marsala e le saline trapanesi.
Una specie “aliena” arrivata negli ultimi anni da altri continenti, che però dalle nostre parti si è adattata benissimo, anzi, è diventato un vero e proprio problema.
Proprio sul granchio blu si è aperta, nei giorni scorsi, l’edizione 2023 del Blue Sea Land.
Come affrontare il problema? Intanto bisogna studiare e conoscere il granchio blu. L’Università di Palermo, assieme ad altri enti tunisini, nell’ambito di un progetto transfrontaliero, “Blue Adapt”, ha da tempo avviato un’attività di studio e monitoraggio in quelle zone, come lo Stagnone di Marsala, e le foci dei fiumi, in cui prolifera il granchio. Uno studio che verte anche sul cambiamento climatico e sulle condizioni che permettono alla specie di adattarsi e riprodursi con questa intensità.
La soluzione? Nell’immediato è pescarlo. Gli stessi pescatori danneggiati dal granchio passano al contrattacco e con delle nasse adatte a catturare il crostaceo. Pescarlo, e cucinarlo. Gli chef studiano nuove ricette per sfruttare le carni robuste e intense del granchio. Però potrebbe non bastare.
Ecco il servizio.