Ha deciso di dimettersi il rettore dell'Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea, coinvolto in uno scandalo sui rimborsi che ha chiesto, in questi anni, per viaggi, servizi di rappresentanza ed altro, per oltre due milioni di euro, tra i quali 14 pagamenti ad una sua società. Tutto è nato dalla denuncia di un sindacalista, Paolo Todaro, che ha segnalato l'anomali al Ministero, alla Procura ed alla Corte dei Conti.
Di conseguenza, non sarà più lui il presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane.
Alla base di questa decisione, lo scandalo degli oltre due milioni di euro di rimborsi a suo favore, incassati tra il 2019 e il 2023, e i 122.300 euro incassati in soli nove mesi dalla "Divaga Srl", una società agricola, con sede a Viagrande, nel Catanese, di proprietà sua e della moglie e amministrata e rappresentata dalla madre.
Dal 20 gennaio di quest’anno al 28 settembre, la società ha ricevuto 14 pagamenti (sotto le voci di servizi, manutenzione, materiali) che vanno da un minino di 600 a un massimo di 17.900 euro, per un importo complessivo di 122mila 300 euro. La Divaga srl è un’azienda agricola con appena due dipendenti, che ha sede in una stradina di campagna di Viagrande, alle falde dell’Etna. Come ricostruito da la Repubblica qualche giorno fa a far salire i sospetti anche i pagamenti incassati dalla società nel giro di appena nove mesi.
Nelle ultime ore - ha scritto Cuzzocrea nella lettera di dimissioni inviata all'ateneo - mi sono reso conto che si è determinato un clima conflittuale che, a mio avviso, rischia di non consentire un confronto pacato su programmi e obiettivi che la nuova governance dovrà portare avanti". Il rettore ha, quindi, proseguito: "Per quanto riguarda la mia persona non posso consentire che questo attacco mediatico continui oltre a discapito dell'immagine del mio Ateneo. Dietro al mio operato e alle mie scelte ci sono tantissime persone che in questi anni non si sono risparmiate, che hanno lavorato giorno e notte, che hanno fermamente creduto che la nostra Università avesse notevoli margini di miglioramento".
La denuncia di Paolo Todaro, componente del senato accademico, è finita sul tavolo della ministra dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini, del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, del collegio dei revisori dei conti dell’ateneo di Messina, ma anche alla Guardia di finanza e alla Procura di Messina, alla Corte dei conti e all’Anac. Secondo i dati consultabili dal portale universitario, il rettore avrebbe incassato negli anni “40.324,44 euro al mese” di rimborsi, circa “1.920,21 euro al giorno, esclusi i sabati e le domeniche”. “Una dinamica dei rimborsi – scriveva Todaro nella nota inviata ai revisori dell’ateneo – che avuto un crescendo sistematico: da 157.327 euro nel 2019, una media di 13.110 euro di rimborsi al mese, fino ad arrivare nel 2022 alla cifra di € 828.465 euro, con una media di € 69 mila euro di rimborsi al mese”.