Oggi i giudici della Suprema Corte di Cassazione dovranno decidere sullo scandalo della gestione dei beni sequestrati alla mafia da parte di Silvana Saguto. L'ex presidente delle Misure di Prevenzione di Palermo è stata condannata in appello a 8 anni e 10 mesi.
Il marito, l’ingegnere Lorenzo Caramma, in appello 6 anni e 2 mesi, entrambi rischiano di finire in carcere. Come rischia di essere rinchiuso in un istituto penitenziario l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara che in appello era stato condannato a 7 anni e 7 mesi, mentre il professore Carmelo Provenzano 6 anni e 10 mesi e il commercialista Roberto Santangelo a 4 anni e 2 mesi.
Il “sistema Saguto” - Oggi si chiude definitivamente il giudizio per il “cerchio magico” della Saguto. Era il 2015 quando ricevette l’avviso di garanzia. Le indagini guidate dalla procura di Caltanissetta, permisero al Gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, di svelare il “Sistema Saguto” nella gestione dei beni sequestrati. La Saguto con il gruppo di amministratori giudiziari compiacenti, sempre gli stessi. L’ex giudice è stata condannata per associazione a delinquere, corruzione, concussione e abuso d’ufficio.
I soldi arrivavano a casa dentro un trolley - «Silvana Saguto era mossa da uno spasmodico desiderio di assicurare alla propria famiglia un tenore di vita molto più elevato delle proprie possibilità», ha scritto la corte d’appello di Caltanissetta. Fino a contrarre maxi-debiti con un supermercato sequestrato a un imprenditore di mafia. Quando finivano i soldi, Cappellano Seminara arrivava a casa sua, con un trolley pieno di soldi. Al telefono parlavano di «documenti»: una sera, l’avvocato le portò 20mila euro. E il giorno dopo, d’incanto, i problemi finanziari della giudice trovarono soluzione. Con un versamento di tremila euro. Poi un altro, di duemila. E un altro ancora, di tremila euro. Al professore Provenzano, succeduto a Cappellano, chiese invece di fare la tesi per il figlio Emanuele, che è stato condannato pure lui, a 4 mesi.
«Da questo processo è emerso il mercimonio della gestione dei beni sequestrati e l’approfittamento, a vari livelli, del ruolo istituzionale ricoperto», hanno scritto i giudici di caltanissetta. Con la sentnza della Cassazione si chiude l'era dell'ex paladina dell’antimafia, che era stata chiamata dal Parlamento come consulente per il settore dei beni sequestrati. La Saguto, che è già stata radiata dalla magstratura, oggi vive chiusa nella casa che le è stata confiscata per risarcire le parti civili private e pubbliche.
Assieme all'ex presidente delle Misure di Prevenzione nel processo d'appello sono stati condannati il tenente colonnello Rosolino Nasca, a due anni e 8 mesi; l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, a tre anni; e infine l’avvocato Walter Virga, altro amministratore giudiziario, a un anno e 4 mesi.