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24/09/2023 07:33:00

Esserci, sempre. Con l'intelligenza della volontà ... 

 La fortuna e la bizzarria (forse la sorte) di vivere una vita piena densa, a volte il caso (ma il caso non esiste mi dicono in molti), o magari in una visione umanistica siamo noi con l’essere homo faber a costruire percorsi.

Gli incontri le persone incidono in una vita e da curioso di cose, mai fermarsi alle apparenze. Andare sempre oltre.

Non ho mai fatto politica attiva, militante, ma come tanti di noi ogni gesto ogni azione può essere intesa come politica se rivolta ad una comunità, per quel senso di appartenenza che uno sente di avere.

La morte del Presidente Napolitano è stato come spingere il tasto “pausa”, e la prima riflessione è un uomo dello Stato che se ne va. Un uomo un intellettuale del sud che ha legato parte della sua politica ovvero europeista convinto e cercando di essere coerente al pensiero di Altiero Spinelli e al Manifesto di Ventotene durante il suo mandato al Parlamento Europeo come Presidente della Commissione Affari Costituzionali, e non solo.

Comprese da politico illuminato che da soli non c’era futuro già negli anni 50/60, e credere in una Europa unita era l’unica possibilità di crescita e visione. Stare insieme, pur con difficoltà enormi, ma stare e confrontarsi. Lui come altri, visionari.

Incroci inaspettati dove hai la possibilità di ascoltare utopie diventate storia, da chi gli è stato accanto e non puoi che prendere appunti segnarti passi ragionamenti e renderti conto di vivere un tempo sospeso per una opportunità ricevuta.

Da Presidente della nostra Repubblica, mi colpì e l’ho riascoltato, il discorso del 2013 nel giorno del giuramento del suo secondo mandato alle Camere riunite dove oltre a riferirsi ai senatori e deputati con toni aspri e duri, parlò di eccezionalità del momento.

 

Certa politica non credo abbia fatto proprio quel monito se oggi siamo al secondo mandato del Presidente Mattarella.

E’ un problema di classe dirigente di questa nostra Italia, di una politica non al passo con un tempo che cambia velocemente e non riesce a percepire necessità e urgenze, e dare risposte attese. Ma la politica siamo noi, inutile girarci attorno.

L’idea poi di vivere una dimensione eccezionale da dieci anni non mi fa stare bene, anzi.

Tra i libri letti di recente due in particolare - Gianfranco Pasquino Il lavoro intellettuale e Giorgio Caravale Senza intellettuali Politica e cultura in Italia negli ultimi trent'anni - e l’assunto di base è lo scollamento preoccupante tra la politica e gli intellettuali: in un tempo non troppo lontano la visione era altra e la politica forse aveva uno spessore diverso da oggi. E’ corretto porsi domande, forse è anche giusto chiedere alla politica risposte, ma doveroso è anche capire cosa facciamo noi per la Società, perché la delega in bianco da tempo mostra la corda.

Mentre scrivo una cara persona mi sottolinea un passo di Domenico Starnone riprendendo un sempre attuale Gramsci (Passato e Presente) che parla di pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà: un ossimoro aderente al nostro tempo. Ma se si iniziasse a ragionare e agire con l’intelligenza della volontà, con il mettersi a disposizione senza tornaconto alcuno, con un lavoro enorme dietro le quinte per arrivare a meta (qualunque essa sia), non ne giova tutta la Comunità? Ieri a Marsala si respirava un’aria dove il mettersi al servizio di, ci ha reso per poco tempo forse coesi, forse sorridenti e fieri di fare. Segnare con la presenza una azione, e il nichilismo di alcuni non ha trovato posto.

 

C’è una espressione anglosassone che è CIVIL SERVANT, al servizio di altri parafrasando. La distanza tra la politica e gli intellettuali, oltre ad aver segnato pesantemente l’azione e il pensiero di chi ci rappresenta nei luoghi della democrazia, ha impoverito molti di noi. Rialzarsi facendo, come donne e uomini di questa Comunità, confrontarsi ragionare e andare oltre e nella velocità dell’azione fare il punto nave e capire.

Oggi abbiamo strumenti di legge per agire, e quell’abbiamo parla di noi Comunità. C’è un tempo che è il “condizionale” usato troppo a lungo, dobbiamo declinare altro.

Qualità voglia di fare competenza e passione, si toccano con mano appena ci sono opportunità. Leonardo Sciascia in A ciascuno il suo stila una delle sue categorie antropologiche con lapidaria crudeltà, forse che non aveva speranza alcuna.

Inventiamole noi le opportunità molti ci seguiranno, amo l’illuminista di Racalmuto, ma il cretino intelligente non fa per me.

giuseppe prode



La Rubrica di Giuseppe Prode | 2024-07-14 06:00:00
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