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22/09/2023 07:16:00

Mafia, Annozero: la Cassazione annulla le condanne per 12 imputati. Ecco perchè 

La seconda sezione della Cassazione, annullando la sentenza di secondo grado, con rinvio a diversa sezione della Corte d'appello di Palermo, limitatamente ad alcune aggravanti e ad alcuni capi d'imputazione per dodici imputati, ha confermato nel resto la sentenza emessa il 28 ottobre 2021 dalla prima sezione penale della Corte d'appello di Palermo per i 14 imputati coinvolti nell'indagine antimafia Annozero (blitz del 19 aprile 2018) che a suo tempo hanno scelto il rito abbreviato.

Nell'operazione rimasero impigliati presunti mafiosi, tra i quali anche due cognati del boss Matteo Messina Denaro, e fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino.

L'inchiesta, nella quale è emerso anche linteresse del clan nel settore delle scommesse on line, è stata condotta dai carabinieri e dalla Dia di Trapani. Poco meno di due anni fa, nel giudizio d'appello, fu sostanzialmente confermata, seppur con una serie di sconti di pena, la sentenza emessa, l'11 novembre 2019, dal gup di Palermo Cristina Lo Bue agli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Il gup Lo Bue aveva complessivamente inflitto 143 anni di carcere.

La pena più severa (19 anni e 4 mesi di carcere) fu per Vincenzo La Cascia, di 75 anni, di Campobello di Mazara (Tp), al quale, in secondo grado, la condanna venne ridotta a 12 anni e 8 mesi. In appello, inoltre, ridotta (da 18 anni a 14 anni 10 mesi) anche la pena per Raffaele Urso, 64 anni, anche lui di Campobello di Mazara.

Entrambi sono considerati due boss di primo livello negli organigrammi di Cosa Nostra belicina. Queste le altre pene inflitte dalla Corte d'appello il 28 ottobre 2021: 13 anni e 4 mesi a Nicola Accardo, 58 anni, ritenuto il capomafia di Partanna, 11 anni e mezzo al 59enne campobellese Filippo Dell'Aquila, 11 anni e 4 mesi al 53enne partannese Antonino Triolo, 7 anni e 2 mesi al castelvetranese Giuseppe Paolo Bongiorno, di 35 anni, che in primo grado era stato condannato a 11 anni, 11 anni e 2 mesi a Giuseppe Tilotta, di 61, 10 anni e 8 mesi a Calogero Guarino, 54 anni, 6 anni e 10 mesi al 45enne Leonardo Milazzo, anche loro di Castelvetrano, 10 anni in continuazione con una precedente condanna al campobellese Andrea Valenti, di 71 anni, 8 anni confermati al mazarese Angelo Greco, di 54 anni, come pure confermati i 3 anni e 4 mesi al 51enne campobellese Mario Tripoli, già in primo grado assolto però dall'accusa di associazione mafiosa, un anno e 10 mesi al 38enne castelvetranese Bartolomeo Tilotta, accusato di favoreggiamento a Cosa Nostra, come pure Giuseppe Rizzuto, 44 anni, imprenditore edile di Castelvetrano, assolto in primo grado e condannato a 6 mesi in appello.

Anche per quest'ultimo sentenza annullata con rinvio a diversa sezione di Corte d'appello. Giuseppe Rizzuto, difeso dall'avvocato Francesco Moceri, è stato accusato di non aver denunciato, forse per paura, un attentato incendiario che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato commesso ai danni della sua abitazione con bottiglie Molotov.

Ma la difesa ha sempre contestato il fatto. Se fosse stato davvero così si chiede l'avvocato Moceri Rizzuto non avrebbe chiamato i vigili del fuoco?. Già il Tribunale del Riesame e il giudizio di primo grado avevano escluso che uno dei presunti autori materiali del contestato attentato incendiario, Giuseppe Tilotta, avesse commesso il fatto.

Un altro indagato, inoltre, Leonardo Milazzo, dichiarò che l'attentato era stato ordinato da Gaspare Como, non so perché, ma poi non è stato commesso, anche se a Como fu detto che era stato fatto. Per accontentarlo, insomma. La vicenda finì nelle carte dell'inchiesta Annozero perché c'erano alcune intercettazioni che facevano presumere l'attentato incendiario.

Anche per Giuseppe e Bartolomeo Tilotta annullamento della sentenza da parte della Cassazione e rinvio del processo ad altra sezione della Corte d'appello di Palermo. Come pure per Nicola Accardo, Giuseppe Paolo Bongiorno, Filippo Dell'Aquila (difeso dall'avvocato Luisa Calamia), Angelo Greco, Calogero Guarino, Vincenzo La Cascia, Raffaele Urso e Andrea Valenti, limitatamente al comma 6 dell'articolo 416 bis, nonché sempre per quest'ultimo reato e per circostanze attenuanti generiche relative ad un capo.