Gaspare Baiata, presidente di Cantine Paolini, cosa ci dice, qual è la situazione della viticoltura trapanese?
Questo lembo di terra della Sicilia occidentale quest’anno perderà 50 milioni di euro. Bisogna a tutti i costi fare in modo che ci sia un aiuto al più presto. Nel mondo della viticoltura arrivano 50 milioni all’anno, per un anno non si faranno investimenti e si daranno ai produttori. Se non aiutiamo il viticoltore, domani chiuderanno le cantine e chiuderanno anche quelle che non sono cantine sociali e che sono tipologie di imprese diverse.
Baita, è un periodo molto brutto questo per il mondo del vino.
Io faccio il viticoltore da sempre. Lavoro nel mondo del vino da trenta anni, ma un’annata così tragica come quest’anno non la ricordo. E’ tragica non solo per la Sicilia, forse per la Sicilia occidentale è più tragica rispetto al resto dell’Isola e d’Italia, ma in generale la situazione è tragica anche per l’Abruzzo, il Molise, per la Campania, la Toscana e questo da un certo punto di vista mi rassicura, perché può darsi che questo treno lo possiamo prendere anche noi. Se a livello nazionale si fa qualcosa, io non credo che la Regione Siciliana possa restare a guardare. Bisogna dire che non è stato solo un problema di peronospera, ha sì partecipato a creare questo danno, le piante pur essendo trattate hanno perso qualche foglia, ma i 44/45 gradi che si sono verificati per quattro giorni hanno letteralmente bruciato i grappoli. La resa di quest’anno sarà inferiore di almeno il 40%, con danni davvero elevati. qualcuno non ha prodotto nulla, qualcuno che aveva i terreni in irriguo qualcosa produrrà, ma il 40/50% sicuramente mancherà. Ora qual è e quale dovrà essere il modus da seguire per poter aiutare l’agricoltore non lo so. Il fatto che le cantine rimangono chiuse per un giorno è un segnale di sofferenza. Noi parliamo di questo da tre/quattro mesi, con i politici che non fanno politica mafanno altre cose nel nostro territorio, e poi devo dire che non è solo un problema della viticoltura ma dell’agricoltura in generale. Nessuno sta producendo e se non si produce non si può vivere e la cosa sta diventando drammatica. Fino a questo momento ho sentito dire solo, non ci sono problemi, ma in realtà questi ci sono, non ci sono coloro che devono fare gli interessi dell’agricoltura e degli agricoltori.
Per riassumere diciamo che la crisi di quest’anno deriva da una congiuntura che mette insieme tre cose: la peronospera, il cambiamento climatico che impone un cambiamento radicale nei tempi e nei modi della vendemmia e un rialzo dei prezzi che ha colpito il settore vitivinicolo. C’è anche molto invenduto nelle cantine trapanesi?
No no, l’invenduto bisogna saperlo leggere. Noi abbiamo a casa dell’invenduto ma è strategico, che lasciamo dentro, specie per i rossi, per cui buona parte devono essere di annata. Se noi andiamo a guardare il magazzino Cantine Italia e troviamo 40 milioni di ettolitri invenduti, sono 40 milioni di ettolitri che sono la ricchezza d’Italia, ad eccezione di qualche vino bianco, ma vini come il Barolo, Barbera, Chianti, Chianti classico, Montepulciano d’Abruzzo, sono tutti vini che necessitano di essere conservati per due tre anni.
Baiata siete stati convocati dalla Regione, ma le richieste concrete quali possono essere?
Non lo so, io non faccio politica e me ne guarderei dal farlo. L’assessorato si è impegnato a darci una mano per il vino rosso che era in giacenza facendo una distillazione e si sono veramente impegnati, tant’è che ne stiamo producendo 200mila ettolitri che si stanno vendendo ad un prezzo ragionevole. Non so per cosa siamo convocati. Tra l’altro vengono invitati alcune cantine che non esistono più, tra gli invitati c’è una Cantina privata che sicuramente non parteciperà, che è la Pellegrino, non so chi l’ha messa nell’elenco degli invitati e la cosa strana è che non ci sono i sindacati.
Da un lato c’è la cosa positiva che si convocano i diretti interessati e dall’altro non si capisce chi fa gli inviti.
E non si capisce il perché, hanno messo come oggetto “La crisi vitivinicola”, questa esiste forse da sempre, ma da due tre mesi è veramente grave. Speriamo abbiamo una soluzione. Io non penso che ci sia granché da fare. C’è da dire ai produttori, a novembre, quando si tirano le somme con la dichiarazione di produzione, c’è una legge, credo sia la 102 che stabilisce che, quando il danno è superiore al 30% ci deve essere un intervento dello Stato. Qui la situazione ci dice che il danno è superiore al 50%, ci sono già delle verifiche che lo certificano, non c’è da fare chissà cosa, verificare quanti danni hanno avuto i viticoltori e ristorarli della stessa percentuale del danno subito. Non ci si deve inventare nulla.