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03/09/2023 06:00:00

Le biblioteche: da finanziare, da sostenere, da ripensare 

 Da qualche giorno è stato pubblicato l’elenco da parte del Ministero della Cultura, delle Città che hanno fatto richiesta fondi per le loro Biblioteche, la provincia di Trapani è ben rappresentata con diverse Amministrazioni e avrà una dotazione di circa 155.000 € da poter spendere nelle librerie di prossimità. Una valida misura di economia circolare ereditata dal COVID col precedente governo, sperando che il Ministro Sangiuliano (bibliofilo) possa prorogarla per altri anni o renderla stabile con una legge ad hoc.

Spesso questo provvedimento è l’unica dotazione o quasi per molti comuni in Italia per aggiornare i cataloghi (lasciti di fondi librari e donazioni a parte) delle loro biblioteche. Era una misura attesa, e questo la dice lunga sulla condizione delle finanze locali sempre più allo stremo in assoluto, sulla Cultura poi è cronica la questione.

Marsala potrà contare su poco più di 10.000 € di questi fondi, pochi maledetti e quasi subito quando arriveranno; la Città conta circa 83.000 abitanti, forse meno forse più e con calcolo senza alcuna scientificità al riguardo di fatto lo Stato concede circa 0,13 cent/€ a marsalese. La realtà e la provvista finanziaria di questi fondi è diversa, e viene concessa sulla dotazione di libri di cui ogni biblioteca dispone

Ma quei centesimi di euro comunque sia colpiscono e rendono chiaro, uno stato dell’arte.

C’è un libro di recente uscita di Antonella Agnoli e ne consiglio la lettura, dove analizza a suo modo il rapporto tra la Città e le biblioteche, con esempi anche fuori dai confini nazionali.

E’ vexata questio la materia, ma pur sempre attuale e oggi più che mai alla luce di questo elenco ministeriale, dove chi avrà voglia potrà vedere le varie regioni in Italia provincia per provincia e trarne conclusioni di vario tipo. Tornando al libro della Agnoli, letto e apprezzato, mi chiedo sempre: ma fuori dalla retorica e non delle recensioni che non possono non concordare con le sue analisi raffinate, noi a Sud, noi in Sicilia come ne usciamo dal cul de sac in cui siamo?

In quell’elenco relativamente alla provincia di Trapani c’è solo un istituto comprensivo a Castelvetrano che avrà dei fondi, per il resto il comparto scuola è assente. (“la scuola resiste come spazio separato, e potenzialmente, luogo dove sarebbe possibile fornire gli strumenti concettuali di base percorsi di acquisizione di quel pensiero critico necessario per ogni forma di autogoverno”)

Eppure conosco personalmente dirigenti scolastici e professoresse che tentano in ogni modo di creare delle piazze del sapere e geograficamente coerenti con i territori che abitano (ricordo sempre la peculiarità di Marsala città_territorio) ma la difficoltà poi è la gestione dell’ordinario, che non è da poco e l’idea di un corollario di luoghi attorno alla Città resta distopia pura.

Le scuole restano il presidio principe del sapere, hanno dei fondi librari impropriamente chiamati biblioteche ma che non dialogano in alcun modo con l’esterno, eppure quello è il primo passo per un approccio a questo mondo che è lo studio e la frequentazione di questi spazi.

La nostra Biblioteca civica, credo che a breve (lo spero) avrà concluso i necessari lavori lunghi di recupero di spazi e non solo (fondamentale dire che a cantiere aperto la Struppa ha continuato a servire l’utenza) e lì sarà interessante rivedere il concetto stesso di fruizione: senza andare all’estero o restare stupiti da opere di archistar che altrove ripensano questi luoghi, Bologna con Piazza Borsa o il sistema bibliotecario di Vibo Valentia (per restare al sud) sono dei fari sulla rilettura di questi ambiti del sapere.

Se non sei stato educato a frequentare una biblioteca, per i motivi più diversi, è una strada in salita già da lì. Eppure la convinzione è che ci sia una domanda forte che va oltre il semplice prestito, ma in tempi di crisi - che durano da troppo tempo - come puoi parlare di investimenti sul fronte della cultura di base per ripensare questi luoghi? Eppure si deve.

Alcune biblioteche in Italia sono aperte quasi sempre con orari diversi da un normale orario da ufficio di pubblico impiego, ma sono scelte condivise col personale e con le richieste naturali di una comunità. Noi abbiamo Comuni che nel 2023 che non hanno mai pensato ad istituire una Biblioteca di pubblica lettura, di che parliamo? Le soluzioni ci sono e alla portata di ogni esigua finanza locale, magari una sagra in meno…

Ricordo con affetto la testimonianza del direttore di Casa delle Conoscenze a Casalecchio di Reno, che dimostrò al suo diretto responsabile come la Biblioteca (ma era già riduttivo definirla tale dieci anni addietro) venisse consumata “dall’uso”; per intenderci parliamo di una comunità a ridosso di Bologna di circa 35.000 abitanti e con una frequenza media giornaliera della Casa di circa 1.500 persone al giorno (dati che lui certificava con il conta persone in entrata e in uscita con medie di permanenza all’interno dei locali, numeri affascinanti per certi versi). E già allora questo luogo assolveva a funzione sociali autentiche lontane dall’assioma - biblioteca/prestito ma coerenti con le esigenze della sua Comunità.

Leggo un pensiero e lo riporto,

I libri sono finestre aperte su mondi sconosciuti e menti straordinarie, e la lettura è la chiave che ci permette di esplorarli.

Una Biblioteca come spirito di missione deve farsi carico di condividere esperienze saperi confronti, e qui ci vuole una classe dirigente politica che mostri sensibilità e visione per gli anni a venire con investimenti strutturali. Festival rassegne librerie possono in quota loro fare comunità, l’interazione tra queste realtà non potranno che dare valore aggiunto ad un tessuto sociale che deve poter crescere in quantità e qualità: lo dicono numeri che stancamente leggiamo ad ogni rapporto Istat sui dati lettura, lo dicono le percentuali in doppia cifra su povertà educativa e abbandono scolastico. Gettiamo la maschera e tentiamo di fondere saperi e conoscenze, provo a dirlo da anni, non sono sufficienti Patti per la Lettura, Reti intercomunali - meritorie nelle intenzioni ma che non vanno oltre il dettato - se non hai in animo che il bisogno di chi ha meno è il tuo bisogno la tua necessità per crescere.

Pensate se quei pochi centesimi si potessero raddoppiare, come misura non solo governativa ma locale e aggiuntiva: un fondo messo lì a disposizione per noi. E al costo irrisorio, molto meno di un caffè, adoperarsi tutti a rendere questi spazi i luoghi del possibile, della curiosità motore assoluto del sapere

p.s.

riprendo una citazione di Eric Klinenberg ( capitolo 6 del libro di Antonella Agnoli) «se oggi la biblioteca non esistesse gia?, sarebbe difficile immaginare dei leader politici della nostra societa? (che volessero) inventarla».

Forse è arrivato il momento di sedersi ad un tavolo e confrontarsi seriamente su cosa lasciare già da adesso.

giuseppe prode



Native | 2024-10-30 12:18:00
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