Morgan e la licenza di offendere
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A Selinunte si può insultare il pubblico, ma la sacralità del luogo richiede capacità straordinarie per farlo. Ecco cosa si può fare nel Tempio della bellezza: recitare a memoria lo sproloquio de Gli uccelli di Aristofane. Perché anche l'insulto può diventare arte, ma per metterlo in scena devi essere un vero artista, niente scorciatoie, senza insulti facili, banali... bisogna attivare i neuroni, almeno quelli che non sono stati bruciati, creare giri di parole, allusioni allegoriche e poi l'affondo esplicito mai gratuito. Mai lui non è un attore! Obietterà qualcuno: è un musicista cantante! Certo, ma allora perché si è preso la licenza di improvvisare una messa in scena divagante anziché suonare e cantare? Morgan ha chiesto scusa pubblicamente, e penso sia giusto dargli una seconda possibilità, torni a Selinunte con licenza di offendere il pubblico, lo faccia da artista quale dice di essere, lo aspettiamo nel ruolo di Boccaccione a recitare questo sproloquio:
Boccaccione (entrando in scena come di soppiatto, guardandosi intorno estasiato): «Ah, ah, ah, dio mio che pubblico straordinario! Ho viaggiato per tutti i teatri, dal Pireo all'Ellesponto, ma poche volte mi è capitato di trovarmi a recitare davanti a un pubblico come voi. Incredibile! Io vi sogno anche di notte... (Cambia tono all'istante) Siete un incubo! Ma cosa avete nella testa? Possibile che un gioco di parole o una allusione allegorica non vi riesca di capirla? Perdio, le più belle battute satiriche vi sono scivolate sul cervello come il lardo sul burro. Fate finta, almeno, di intuire, ci sono degli stranieri qua dentro oggi, bella figura che ci facciamo! Ridete! (Si volta di qua e di là come ad ascoltare) No, non così, a caso, ma sulla battuta. Aspettate: vi farò segno io! Così, con uno schioccare di dita... e voi: ah, ah, ah! (Va correndo sulla destra al limite del proscenio) Ma, dico, che fa quello, tutto appiccicato alla donna, con le mani dappertutto. Ti prego: rivolgiti anche qui, ogni tanto, tieni pure le mani sotto ma guardami un attimo! E quell'altro che si scaccola da un'ora le narici, vai dentro, vai fin nel cervello! Cosa ti illudi di trovarci? Convinciti: non hai niente nel cranio. Stappa quel dito dalla narice! Ehi, un momento, tu che ridi, sì, tu ridi adesso per quell'altro, ma cosa stai facendo che è un'ora che ti gratti i coglioni, ma che cosa hai? Tutti gli insetti fastidiosi che ci sono nell'areopago sono andati a finire fra le tue cosce!!! Ah, ah, ah!!! Fra poco volerai trasportato verso Giove. Un po' d'attenzione, per favore, non si può continuare con 'sta caciara, non è neanche un recitare... ma dico, se fossi andato in Beozia, che è la Beozia, patria dei beoti,.. avrei ottenuto più soddisfazione di certo! L'unica sarebbe buttarvi manciate di noccioline, come si fa con le scimmie.
Ah, ah, ah... sentiremmo degli applausi almeno nell'attimo in cui arrivano le belle sfiondate da raccogliere a mano piena. Oh, finalmente uno ha riso! Ah, ah, ah, no... non è uno spettatore, è un venditore di noccioline! Vi ho forse offesi? Avete ragione, vi ho umiliati, no, ho esagerato, no... Sì, lo ammetto, ad Atene c'è anche della gente intelligente. Non è per blandirvi, ve lo giuro, li conosco, ci sono delle persone argute e di cervello finissimo. (Pausa)
Ma non sono qui stasera, purtroppo, e se ne sente la mancanza! (Ride sguaiato a sfottere, poi si rivolge a qualcuno delle prime file) Ma cosa ci vieni a fare?... Ah, ecco, perché... fa fino. 'Vado a teatro, quindi sono intelligente.' Ma chi te l'ha detto?! Ma tua moglie, lei è più preparata, più sveglia, la lasci a casa... le donne... non possono starsene qui, ah, ah, ah... le donne è inutile vengano a teatro ché, tanto, non capiscono... e sono ben felici che tu le lasci sole a casa, sole, si fa per dire. Che ti prende?... Se sei tanto indignato, vattene! Torna a casa!!! Sì, corri, però, se ti affretti troverai uno spettacolo straordinario: tua moglie nuda col tuo servo, che si diverte, lei sì, in modo intelligente, ah, ah, ah! (Applausi)
Consigli per la visione: la prima lezione sul teatro di Dario Fo.
E come si dice a teatro, caro Morgan tanta merda!
Katia Regina
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