Il tesoro delle Egadi. Anni di scoperte, archeologi ed esperti riportano a galla la storia
Nel mare delle Isole Egadi si nasconde un vero e proprio tesoro. Negli ultimi anni sono stati recuperati dai fondali reperti dal valore storico impressionante, che hanno permesso di ricostruire uno degli eventi più importanti della storia: la Battaglia delle Egadi che sancì la fine della prima guerra punica.
E i due rostri in bronzo rinvenuti a Levanzo nelle scorse settimane non saranno gli ultimi reperti recuperati nel sito della Battaglia delle Egadi, le ricerche andranno avanti ancora per decenni e potranno riservare grandi sorprese. Archeologi ed esperti ne sono certi.
La Battaglia delle Egadi - Il mare delle Egadi custodisce ancora oggi, dopo oltre 2 mila anni, le testimonianze di uno dei più cruenti eventi storici. La battaglia delle Egadi pone fine, dopo 24 anni, alla prima guerra punica tra romani e cartaginesi.
E’ il 10 marzo 241 a.c. e la flotta cartaginese venne sconfitta nei pressi di Levanzo. Qui le navi romani sbucarono quasi a sorpresa e affondarono 50 navi cartaginesi e ne catturarono altre 70, provocando migliaia di morti. L’arma segreta dei romani, anche se copiata ai cartaginesi, furono i rostri, punte che squarciavano le imbarcazioni nemiche. E proprio questi rostri sono tra i reperti più importanti rinvenuti in anni di ricerche.
Le scoperte di Tusa - L’intuizione è del compianto archeologo Sebastiano Tusa. Nel 2002 viene scoperto il primo rostro. . Tusa a capo della Soprintendenza del mare della regione Sicilia, comprende l’importanza storica e scientifica di quell’oggetto, che si collegava allo scontro navale avvenuto nei pressi dell’arcipelago. Sono 24 i rostri ritrovati a partire dai primi anni del Duemila. Micidiali armi di distruzione che, applicati sulla prua delle navi da guerra, consentivano lo speronamento delle navi nemiche e il conseguente affondamento. Negli ultimi 20 anni sono stati individuati anche 30 elmi del tipo Montefortino, appartenuti ai soldati romani, 2 spade, alcune monete e un considerevole numero di anfore. Da alcuni anni, alle ricerche puramente strumentali condotte in collaborazione con la RPM, sono state affiancate le ricerche con l'impiego dei subacquei altofondalisti della SDSS che hanno consentito, grazie alla specializzazione nelle ricerche in acque profonde, l'individuazione e il recupero di importanti reperti.
Ancora anni di ricerche - “La Battaglia delle Egadi è stata un grande scontro”, spiega Ferdinando Maurici, soprintendente del Mare della Sicilia. “È probabile che i due rostri recuperati non saranno gli ultimi. Possiamo aspettarci, senza dubbio, altri reperti relativi alla battaglia ma anche a epoche diverse perché il mare delle Egadi da sempre è stato estremamente trafficato, si trova su una rotta importante, quella che dall’Africa portava in Sicilia e dalla Sicilia a Roma tanto nell’antichità che nel Medioevo”.
“La battaglia delle Egadi sicuramente avrà una lunga storia davanti a sé”, dice Roberto La Rocca, archeologo subacqueo della Soprintendenza del Mare. “Le ultime scoperte ci portano a nuove domande che richiedono delle risposte. Le future indagini ci permetteranno di definire le dinamiche di questa battaglia e scrivere una nuova pagina della storia siciliana”.
“Non abbiamo ancora finito l’esplorazione del sito”, spiega l’archeologa Francesca Oliveri. “Ogni anno c’è una sorpresa, ogni anno si pensa di arrivare al confine estremo, in realtà si aggiungono sempre altri ritrovamenti, altri tasselli. Quindi non sappiamo cosa prevedere”.
“Le ricerche – dice Mario Arena, coordinatore della Società per la Documentazione dei Siti Sommersi – proseguiranno per decenni perché il sito è enorme, la battaglia è stata di dimensioni immani, sono affondate un centinaio di navi da guerra, sono morti ventimila guerrieri, sono finiti in fondo al mare con tutti i loro averi, le loro armi e quant’altro e quindi potremo recuperare ancora molti reperti”.
Un’attività di ricerca in cui l’ex Stabilimento Florio di Favignana avrà un ruolo centrale. L’amministrazione comunale, ha spiegato il sindaco Francesco Forgione, intende estendere ulteriormente lo spazio dedicato alla musealizzazione accogliendo gli importanti reperti che verranno recuperati.
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