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29/08/2023 06:00:00

Morgan e quei siciliani che non miglioreranno mai

 E’ passato il messaggio che Morgan avesse insultato il pubblico di Selinunte, con parolacce e insulti omofobi, solo perché qualcuno l’aveva invitato a cantare le canzoni di Battiato. Ma le cose non stanno proprio così.

E’ successo sabato scorso al parco archeologico, in occasione del concerto-lezione “Segnali di vita e di arte” dedicato appunto a Franco Battiato, scomparso nel 2021.

Ad un certo punto Morgan va su tutte le furie contro un piccolo gruppo tra il pubblico, e nei confronti di un tizio gli scappa anche un “vai a fare in c***, fr***o di m***a”.

I video girati coi cellulari sono diventati virali e i giornali hanno parlato di pioggia di insulti dell’artista contro il pubblico di Selinunte. Lui si è scusato: “La mia è stata una reazione ingiustificabile – ha fatto sapere dal suo account Instagram - una pessima caduta di cui mi scuso sinceramente”. Gli organizzatori hanno preso le distanze.  Il direttore del parco, Felice Crescente, ha parlato di commedia dell’arte, col “pubblico diventato protagonista dello spettacolo, intervenendo nel bel mezzo della messa in scena”.

 

C’è però qualcosa che forse non ha ricevuto adeguata diffusione.

Morgan non è stato affatto invitato a cantare i pezzi di Battiato, a meno di considerare un invito frasi come “Sei fuori tema!”, “Drogato! Canta Battiato!”, oppure “Canta Battiato, coglione!”.

Eppure la maggior parte dei giornali e delle agenzie di stampa hanno trasformato gli insulti in inviti. Mentre le sue invettive, rivolte in realtà a quelle tre/quattro persone che avevano cominciato ad offenderlo, sono state impropriamente estese a tutto il pubblico in generale.

 

Certo, l’improperio è stato davvero sgradevole, ma fermarsi a quello ci impedirebbe di comprendere la complessità di quanto accaduto. E soprattutto cancellerebbe ciò che comunque è stato lo spettacolo di un artista che, può piacere  o no, ha un’innegabile spessore musicale. Talvolta inquinato dai suoi evidenti tratti narcisistici di personalità. Una complessità che non va confusa con la giustificazione.

Lui stesso, scusandosi, ha parlato di come questa “richiesta” di cantare Battiato, dopo aver investito molto in un altro brano cantato fino a poco tempo prima, sia stata come una ferita nell’anima: “L’avermi chiesto una cover di Battiato come fossi un jukebox, dopo una delle più ispirate performance della mia vita, mi ha letteralmente ucciso”.

Raramente le reazioni alle ferite narcisistiche sono equilibrate ed improntate alla moderazione. E sembra che nel suo caso non ci siano state eccezioni.

 

Ma prima di questo cortocircuito, Morgan aveva parlato di Pitagora, della storia della musica, dell’assonanza e della dissonanza… E poi ha cantato e suonato Fred Buscaglione, David Bowie, Luigi Tenco, Bindi, Bach, senza spartito e senza un ordine precostituito. Era la costruzione di un dialogo musicale che aveva Battiato nella trama (“Battiato è dentro di me”, ha poi spiegato, anche se chi conosce sia Morgan che Battiato, se n’era già accorto). Quando hanno cominciato ad insultarlo, aveva già suonato le prime note di Povera Patria. Poi è andata com’è andata, con la scintilla innescata da questi “appassionati di Battiato”, che in tanti hanno inserito nella categoria del pubblico pagante.

Ma siamo sicuri che facessero davvero parte del pubblico pagante? La risposta è no, non ne siamo sicuri. Infatti, nelle serate in cui al parco archeologico sono previsti concerti e spettacoli a pagamento, viene comunque garantito l’ingresso per la semplice visita. Insomma, con 5 euro (tariffa notturna) si entra. Poi, passeggiando, ci si può imboscare ai concerti, tanto non c’è alcun controllo sistematico dei biglietti.

 

Perché?

In  realtà, inizialmente, le intenzioni dell’amministrazione del parco erano diverse: gli spettacoli si sarebbero dovuti fare in un palco nella zona dell’acropoli, in un sito illuminato e un po’ più isolato dal resto, dove sarebbe forse stato più difficile far finta di trovarsi lì per ammirare il parco e basta. E dove l’eventuale controllo dei biglietti sarebbe stato più semplice. Ma le cose sono andate diversamente, perché in quel caso le sedie per il pubblico poggiavano su una grande pedana di legno che pare non sia risultata agibile. Ecco che allora alla fine l’area di fruizione notturna del parco e quella degli eventi sono risultate praticamente adiacenti.

Insomma, è difficile però che chi paga 29 euro per vedere Morgan non conosca Morgan. E anche consideranto che alcuni erano lì soltanto per ascoltare le canzoni di Battiato, qualcosa non torna: come si può pensare che un vero appassionato di Battiato, “inviti” l’interprete a cantare i brani del proprio beniamino, dandogli del coglione?

 

Questa storia dovrebbe insegnarci che la realtà ha sempre diverse facce e che qualsiasi frettolosa lettura, razionalizzata come necessità di sintesi, rischia di portarci fuori strada. Ovvio, la reazione di Morgan è stata sgradevole e senza giustificazioni, cosa che per l’altro l’artista ha ammesso già l’indomani mattina. Ma non si può fare a meno di rappresentare il contesto, che è fatto di tanti pezzettini, alcuni  dei quali sembrano molto pertinenti, altri un po’ meno. Un’operazione che però mette in discussione quella polarizzazione che, sui social, è il motore principale della diffusione dei contenuti. Dove è obbligatorio scegliere da che parte stare e dove spesso le scuse non bastano mai, perché “è troppo facile”. E allora non ci si limita più alla considerazione dell’inopportunità dell’improperio, il passo successivo è che “uno così dovrebbe sparire dal panorama musicale”.

Senza accorgerci che magari qualcuno del panorama musicale dei nostri figli, dispensa inopportunità ben peggiori, che diventano ossatura principale dei testi di certe canzoni Trap, articolate tra soldi, auto, sesso e violenza.

Morgan ha sbagliato e si è scusato. Forse è migliorato. Forse no. I siciliani, come diceva Don Fabrizio, principe di Salina ne Il Gattopardo, “non  miglioreranno mai, perché si considerano perfetti. La vanità in loro è più forte della miseria”.

Non tutti, certo, ma quel gruppetto…

 

Egidio Morici